Due schermi che si uniscono mentre a Bologna cala il sole. Lo stadio Renato Dall’Ara non è come gli altri, è un modo diverso di vivere i portici bolognesi, quei colori, quel tipo di monumento lì. Entri in campo e sei in una delle tante piazze bolognesi. Piena di ragazzi che si muovono tutti verso il palco, fin dove si può. Nessuno spinge, nessuno prova a superarti. Qualcuno di noi lo ha vissuto a San Siro, altri a Napoli, altri ancora all’Olimpico, dove si è concluso il tour di Cesare Cremonini, CREMONINI LIVE25. Forse a Bologna, quando è caldo, ascoltare Cremonini con gli amici e la persona che ami è la cosa più simile alla felicità. E dobbiamo pensarlo in tanti, qui, perché nessuno ha intenzione di essere un problema, tutti sono lì per ascoltare, ballare e commuoversi nel viaggio che Cesare ci promette fin dall’inizio. Dagli anni Novanta a oggi. Vi raccontiamo cosa significa sentire Cremonini a Bologna perché è come vedere palleggiare Maradona a Napoli, una cosa così, naturale ed eccezionale allo stesso tempo. Qualcosa che gli occhi, il cuore, le orecchie, sono disposti ad accettare. Ma il cervello continua a dire: incredibile. È incredibile.

Quello che ho capito della musica nel 2025 non me lo hanno insegnato le classifiche, i dischi d’oro, la musica trap, il rap generazionale, le interviste o le notizie di cronaca nera. Quello che ho capito della musica nel 2025 me l’ha insegnato Cesare Cremonini che canta San Luca a Bologna con Luca Carboni. Lui un filo di voce, Cesare un filo di cuore che si intreccia al genio artistico di Carboni. Cesare all’Olimpico ringrazia Carboni: “Mi hai regalato il più grande successo della mia carriera”.

A Bologna nessuna di queste parole, due uomini seduti sotto San Luca che ululano a San Luca, come due maledetti lupi innamorati, dolci e feroci come solo l’arte può renderti. Il resto lo sai. Cremonini, giacche di paillettes, giubbettini pop, occhiali da sole. Luca Carboni, vestito in nero, come un uomo che ha qualcosa di nascondere. Salgono sul palco e sono nudi nella città che amano più di ogni altra cosa. Restano le voci e i portici proiettati sullo schermo. Uno stadio intero che canta a due passi dall’Arco del Meloncello, dove qualcuno di noi ha provato a iniziare quella corsa verso San Luca, una corsa difficile e in salita, per gente allenata.
Ma come lo alleni il cuore? Alla nostalgia, voglio dire, alla voce di Luca Carboni, alle parole di Cesare Cremonini, all’amore di chi canta dalle tribune. Alla squadra del Bologna che era sugli spalti. La nostalgia che irradiano i balli improvvisati mentre Cesare canta “Logico, sì è logico, ma è tutto quello che so…”. Vi raccontiamo di questo tour, una volta in più, perché a San Siro, a Roma, a Napoli, Cremonini ha conquistato, come i grandi Cesare dell’antichità. Ma a Bologna lascia tutto, lo dona alla città, dice: “È per voi”. E tu ci credi, per un momento hai tutto. Lo sai, ce l’hai tra le mani mentre abbracci chi ami, accanto mentre vedi i tuoi amici felici, e le persone, intorno, con le torce del telefono accese. Un viaggio. Dagli Anni Novanta a Oggi. Dall’Alaska a casa. Ecco quello che ho capito della musica nel 2025.
