Capo Plaza, dopo sei mesi dall’uscita dell’album “Ferite”, lo ripropone nella versione Deluxe con l’aggiunta di sette canzoni, che si innestano perfettamente per tematiche e per stile alle tracce precedenti. Sono testi riflessivi in cui viene fuori tutta la solitudine del cantante di successo, che sembra avere tutto ma è costretto ad aggrapparsi alle poche certezze che ha, come la famiglia o la fidanzata. Per i suoi ventisei anni Capo Plaza ha già un vissuto importante alle spalle, ma comunque si stupisce di non poter fare la vita di qualsiasi altro suo coetaneo, come uscire spensierato con la propria combriccola di amici (“Son rimasti pochi a bordo, ma è successo proprio a me” canta in “Lo so che”). Tra le nuove collaborazioni troviamo Shiva e Tony Effe, rispettivamente in “Nuovo inizio” e “Nati bastardi”, prodotta da Sick Luke, che riprende la hit degli anni 2000 di Modjo “Lady (Hear me Tonight)”.
Nuovo di pacca invece è “Lieto fine”, il terzo album in studio del rapper Disme, parte del collettivo della Drilliguria, frequentato tra i più celebri da Tedua, Bresh e Izi, che infatti sono stati tutti coinvolti nel disco. Quello che li contraddistingue oltre al legame territoriale, dato che tutti sono cresciuti nei pressi di Genova, è la naturale indole all’introspezione e lo sguardo poetico sulla realtà, anche quella più cruda, che li avvicina ai cantautori e ai poeti liguri. In “Facile” è evidente il richiamo a “Meriggiare pallido e assorto” di Montale, anche se Disme in conferenza stampa dichiara che il riferimento non era intenzionale, ma che inconsciamente ha subito l’influenza di certe letture passate (“Scavalco la muraglia anche coi cocci di bottiglia”). Dai testi emerge la visione disincantata della vita di Disme, abile narratore del suo animo e di quello di chi gli capita accanto, con uno sguardo costante alla dimensione ultraterrena degli eventi. Infatti, dalla frequentazione della “Comunidad”, il quartiere della comunità domenicana di La Spezia, di cui è originario, Disme da che era ateo, ha iniziato a valutare l’esistenza di un aldilà, mantenendo comunque aperto il dubbio. Nelle canzoni va avanti per affermazioni e negazioni in un continuo costruire e demolire una fede, che risulta più un’intenzione che un’azione, così in “Effetto Collaterale” ringrazia Dio per averlo benedetto ma poi in “Facile” dice “Il mio angelo custode non mi ha mai difeso”. Con questo disco Andrew (suo vero nome) ci ricorda che esiste anche un rap profondo, che non ha niente a che fare con l’ostentazione di pistole, troie e collane, per la gioia dei cultori del genere.
Spostandoci in tutt’altro mondo, segnaliamo il nuovo lavoro di Erica Mou “Cerchi”, in cui mette a fuoco i suoi pensieri di donna, che appena trentenne si trova a fare i conti con la maturità dell’età adulta. La sua è una scrittura raffinata ma semplice, che si basa sulla poetica delle piccole cose, come “la campana fatta con un gesso sull’asfalto” o “l’orologio fatto con un morso” come canta in “Complici”. Riecheggiano nelle parole le origini pugliesi della cantautrice, che ricorda spesso il mare e gli scenari delle feste patronali, come in “La festa del santo”, che fa pensare per la narrazione a “Bang Bang” di Nancy Sinatra, ma nella versione tranese. Per chiudere con una botta di vita, arrivano BigMama e Nahaze sulla musica di Estremo, che fanno gridare “Più ne voglio” a chiunque le ascolti in questa inaspettata combinazione, come è già accaduto al concerto all’Alcatraz del 14 novembre di BigMama, dove la canzone è stata eseguita a pochi minuti dalla pubblicazione ufficiale, con grande coinvolgimento del pubblico.