Paz = pace. De la Huerta = del frutteto. Il suo nome e cognome richiama l'Hortus Conclusus della Vergine Maria. Attrice e modella di successo, Paz sembra essere vissuta per molti anni proprio all'interno di un recinto, prigioniera della sua stessa esistenza a causa di un passato turbolento, secondo la sua testimonianza, segnato da indicibili violenze. Paz de la Huerta si definisce la nuova Marilyn Monroe perché, come la star di Niagara, in soli 39 anni di vita sono state diverse le ferite da rimarginare, ma lei si è curata da sola con la sua arte, è una meravigliosa interprete al cinema - del resto, Paz ci ha raccontanto di quando Martin Scorsese una volta la definì "un’attrice perfetta" (cosa vuoi di più?) - ed è anche una grande sostenitrice del femminismo. Quello vero, però. Sì, perché per Paz De la Huerta oggi troppe donne credono di essere femministe quando, in realtà, sono soltanto delle narcisiste patologiche. In questa intervista-confessione ci ha spiegato questo e molto altro: il Me Too che l'ha delusa, lo scandalo Harvey Weinstein (è stata una delle prime a denunciare e ora si dice "inorridita" in quanto la Corte dello Stato di New York ha revocato una delle condanne di Harvey Weinstein per crimini sessuali) la collaborazione con Gaspar Noè, i casi Johnny Depp-Amber Heard e Kevin Spacey e le sue nuove passioni per gli animali e la pittura. Ecco tutto quello che ci ha raccontato in esclusiva per MOW Paz de la Huerta, la donna liberata che oggi arde di vita.
Sei attrice, modella, artista e anche femme fatale. Penso al tuo personaggio Linda in Enter the Void, al servizio fotografico di Playboy, al ruolo di protagonista nel thriller erotico Nurse 3d. Ma chi è veramente Paz de la Huerta?
Ho subito diversi traumi nella mia vita, ma attraverso l’arte sono riuscita a rappresentarli, a dare loro forma e sopratutto a capire tante cose a proposito degli abusi che stavo subendo. Quando parlo di arte mi riferisco a tutto quello che mi ha permesso di esprimere me stessa e i miei sentimenti: la recitazione, la regia, la pittura. Sin da picccola venivo eccessivamente sessualizzata, aspetto che inizialmente ho visto come un modo per difendermi, ma che poi mi ha cacciato in guai seri. Adesso mi sento libera dai miei sfruttatori, non prendo droghe e bevo alcolici a malapena. Credo che oggi Paz sia piuttosto infantile, per certi versi, legata al mondo dell'infanzia forse perché è stato un periodo difficile per me, e ho ancora un certo desiderio di riscoperta. Fa ridere, ma nel momento in cui mi metti di fronte a una telecamera mi trasformo. Come se avessi un servizio fotografico con Ellen Van Unwerth in uscita, divento una nuova versione di me stessa: sexy e femme fatale.
In Enter the Void sei Linda una spogliarellista in un night club di Tokyo, come hai conosciuto il grande regista Gaspar Noé e come mai hai accettato subito, considerando il suo fortissimo lungometraggio d'esordio, Irréversible, questo ruolo molto difficile?
Gaspar Noé stava facendo il casting tre anni prima dell'uscita del film e andava dalle attrici più belle che c’erano. E io onestamente avevo visto Irréversible e pensavo che fosse un genio e che il film fosse molto interessante, probabilmente anche perché non ero completamente guarita dai traumi del mio passato. Fu disturbante vedere quelle scene, allo stesso tempo però Irréversible mi aveva colpito moltissimo, e ho pensato di voler lavorare con questo regista per il suo film successivo. Così quando il mio agente mi ha detto che Gaspar Noé voleva conoscermi, ero contenta. Però il periodo delle riprese per me è stato davvero tosto.
Perché?
Mi sono sentita sola, abbandonata, alcune scene erano davvero difficili per me da gestire, mi dicevano che nessuno poteva parlare con me sul set. Il mio amico Jack Nicholson, fortunatamente, rimaneva al telefono con me tutte le notti per farmi compagnia. Quando finimmo di girare il film ho avuto un crollo psicologico incredibile e avevo già sofferto abbastanza in vita mia. Ad oggi non rimpiango il fatto di aver lavorato con Noè, però vuoi sapere perché sono stata ingaggiata?
Dimmi.
Perché piangevo di più rispetto alle altre attrici che si erano candidate per quel ruolo. Ad ogni modo dopo le riprese sono andata in un ahsram nelle Bahamas dove una donna indiana mi ha detto: “Per te perdere la mente è un dolore troppo forte per il tuo cuore, ti va alla testa". Così io persi la testa e ritrovai il mio cuore. Finito questo periodo ho chiamato Gaspar e gli ho detto: “Ti voglio bene, ti perdono, abbiamo fatto un bel film”. Ma poi, quando sono andata alla premiere a Cannes di Enter the void, mentre tutti applaudivano, io non la smettevo di piangere e ho pensato: “Perché ho sofferto così tanto per questa arte?”.
Cambiando argomento, ci sono tanti scatti di te insieme a Jack Nicholson, come l'hai conosciuto?
L'ho conosciuto all'hotel Roosevelt a un concerto privato di Prince tanti anni fa mentre uscivo con l'attore Norman Reedus. Lui stava flirtando con una ragazza e io ero arrabbiata in un angolo a sorseggiare vino rosso. Jack iniziò a rincorrermi e poi mi disse: "Non vedevo una donna bella come te dal 1965", e mi ha chiesto cosa potesse fare per me. Io gli chiesi di far ingelosire Norman, cosa che credo abbia fatto. Poi siamo rimasti amici, mi ha portato alla premiere di The Departed. Mi manca moltissimo Jack in questi giorni, mi ha fatto promettere di scrivere un libro sulla mia vita, ha fatto del suo meglio per proteggermi. Nicholson è di gran lunga una delle persone più importanti che ho conosciuto nella mia vita.
Ha mai improvvisato in un film?
Sì, ho spesso improvvisato durante la mia carriera. Sono stata istruita con un metodo di recitazione per cui usavo tecniche sensoriali e ricordo quando abbiamo fatto le riprese per Boardwalk Empire, l’episodio pilota, probabilmente il più costoso di sempre e il regista di quella puntata, che era Martin Scorsese, ci chiese di improvvisare. Solo che a molti attori che erano con me non piaceva improvvisare e non dimenticherò mai quella giornata di riprese. Perché Scorsese è un vero e formidabile regista, lui non sfrutta le sue attrici. Quando sei in un suo set, non puoi sentire nemmeno un ago che cade per quanto voglia mantenere il silenzio durante le riprese e io lo rispetto molto. Un giorno mi guardò e disse: “Tu sei esattamente come un'attrice dovrebbe essere”.
Enter The Void è un melodramma psichedelico, nel tuo progetto recente in lavorazione, Valles de lágrimas, parli dell'uso di ibogaina e nella presentazione della mostra sui tuoi dipinti si legge: "Si dice che le droghe aprano le porte della percezione, ma possono anche chiuderle, quando il dolore è costante, senza rimedio nel ragionamento". Che ruolo ha questo mondo allucinogeno nella tua creazione artistica?
Quando Francesco Clemente ha scritto il testo di presentazione per le mie opere, devi sapere che ero in un momento in cui non mi sentivo completamente libera e non penso che lui abbia capito molto questo aspetto. Io ero veramente in una fase di vita molto dolorosa. Per quanto riguarda l'ibogaina e l'ayuhasca, queste ultime in qualche modo hanno ricalibrato il mio cervello, ho realizzato il pericolo in cui mi trovavo, ho capito che dovevo scappare dal posto in cui ero per salvare la mia vita.
Che effetti hanno?
L’ibogaina è un viaggio di 37 ore, vedi i momenti peggiori della tua vita in tempo reale, pensi che morirai, ma se aspetti che finisca l'effetto in un certo senso a me ha salvato la vita e poi c'è da dire che continua a lavorare nel tempo, può ricalibrare il cervello. Io ho avuto tanti traumi e abusi e durante questo viaggio ho capito chi erano le persone che volevano farmi del male.
Chi erano?
Ti posso dire che ho deciso di abbandonare la Spagna perché c'è chi deteneva molto potere e ha provato a silenziarmi, non voleva che la storia, la mia storia, venisse raccontata e così ho dovuto abbandonare il Paese. Non ho mai comunicato dove mi trovo, neppure ora posso farlo, ho seguito ogni cosa che il mio terapista mi ha detto che mi avrebbe portato di nuovo indietro la mia vita. Ho salvato un cane, ho dipinto, ho recitato, ho continuato a fare la modella...
Da tutto il tuo racconto, del quale ti assumi ogni responsabilità, sembri aver sofferto moltissimo.
Alcune persone hanno messo immagini sul web di me distrutta, mentre io sono una bella donna. Le hanno messe e non sembro nemmeno io. Voglio dire, ma come si fa? È malvagio. C'è chi voleva che la gente pensasse che ero pazza. Francesco Clemente, quando ha scritto quel comunicato sui miei dipinti, era il 2018, era per una mostra che poi mi è stata sabotata, hanno cercato di mettermi in una struttura. Ma io non ero mai stata pazza. Eppure sono sopravvissuta anche a questi abusi di potere. Intanto mi rubavano le opere per rivenderle sul mercato. Sono riuscita a salvarne quindici a Parigi ed è il motivo per cui ora riesco ad allestire una mostra personale a giugno. Finalmente tutte le verità salteranno fuori grazie al libro sulle mie memorie a cui sto lavorando grazie a Sam Kashner.
Queste e molte altre tue parole sono accuse molto forti da cui noi ci discostiamo. Ti sei data una spiegazione sul perché certe persone ti hanno fatto del male?
Non saprei. Sono stata prigioniera per la maggior parte della mia vita. Mi sono stati rubati tutti i miei guadagni e io non ho mai ricevuto un centesimo dai miei film. Dopo il caso Weinstein mi sono sentita una prigioniera, ho speso due anni e mezzo in ospedale mentre alcune persone mi rubavano soldi. Sono stata anche picchiata e violentata, ho sofferto tanto ma ne sono uscita fuori e non ho mai smesso di fare arte.
Dopo aver denunciato sei stata sostenuta dal mondo del cinema?
Credo che qualcuno molto vicino a me, di cui non posso fare il nome, mi abbia venduto a Harvey Weinstein. La verità è che ho conosciuto Weinstein quando avevo 13 anni durante le riprese de Le regole della casa del sidro di cui lui era tra i produttori esecutivi.
Harvey Weinstein su cui la Corte dello Stato di New York ha appena revocato la condanna per reati sessuali.
Sì, ho saputo e appena ho letto la notizia sono inorridita. Quel caso mi ha completamente rovinato. La verità è che se mi sarà data la possibilità di testimoniare contro di lui e contro chi ha permesso che tutto questo accadesse, e mi prendo la responsabilità di dirlo: chi mi ha venduta a Weinstein dovrebbe andare in prigione insieme a lui. Poi dopo essere stata violentata per la seconda volta da Weinstein, sono andata da un giornalista e sempre in quel periodo sono stata licenziata da Boardwalk Empire e poi ho dovuto fare Nurse 3d, dove, sul set sono stata investita da un camion. Mi ci sono voluti due anni e mezzo per riprendermi. L’idea che lui sia libero mi terrorizza. Credo che dovrebbero revocare i termini di prescrizione.
Come ti senti oggi?
Bè, dobbiamo sentirci liberi dai nostri sfruttatori per essere davvero abbastanza forti da opporci a loro. Sono stata al sicuro solo per due anni della mia vita e ora sto cercando di ottenere giustizia e ovviamente continuerò a farlo contro Weinstein.
Hai nominato il Me Too, che considerazione hai di questo movimento?
In tutta questa storia il Me too è un movimento che non mi ha fatto sentire supportata. Ma in generale penso che le donne, in quegli anni, non mi siano state per niente vicine. Molte persone che si dichiarano femministe in realtà sono solo narcisiste. In più conosco molte donne che hanno mentito sul loro passato solo per avere soldi e attenzioni.
Chi sono le vere femministe secondo te?
Penso che se Marilyn Monroe fosse sopravvissuta, oggi sarebbe stata una vera femminista. E credo di somigliarle, anche io non ho genitori, mi sono curata da sola e penso che se avesse avuto persone attorno che si fossero preoccupate di lei si sarebbe potuta salvare da Hollywood. Sarebbe stata capace di raccontare la sua storia. Così voglio raccontare la mia per tutte quelle persone che ce l'hanno fatta o vivono un momento difficile. Sam Kasner ha detto che il mio libro servirà da guida agli angeli... Purtroppo la maggior parte dei miei amici sono morti, ma io non mi fermo, voglio essere quella che è sopravvissuta e continua a vivere, e che ora si è costruita un proprio spazio sicuro. D'altronde sono convinta che ogni artista sia vulnerabile.
Che ne pensi dei casi che hanno coinvolto Johnny Depp e Kevin Spacey?
Per quanto riguarda Johnny credo che sia veramente innocente. Pensa che alcune persone hanno cercato di farmi dire che Marilyn Manson mi aveva violentato, ma non era vero. Io sono stata una vera vittima di Weinstein e di altre persone che pagheranno, ma ti dico che conosco donne che hanno mentito. Non ho seguito il processo a Kevin Spacey, ma credo che si tratti di un caso molto diverso da quello di Depp. Comunque in generale lo stupro è una cosa orribile, rovina le vite. Io ne so qualcosa.
Ti senti libera oggi?
Sì, sono libera e mi sento al sicuro.
Dove ti senti tra il cinema e la pittura?
Dappertutto, basta che sia un ambito artistico: mi piace cantare, ballare, dipingere e recitare. Al momento essere a contatto con la natura e dipingere è molto curativo per me.
Prima di salutarci, ci anticipi qualcosa dei tuoi prossimi progetti?
Dopo questa mostra alla Ruttkowski;68 di Parigi ci sarà una personale a giugno con l'anticipazione di tre minuti del mio progetto Valley of tears che spero di finire prima possibile. E poi la scorsa estate ho fatto un altro film che vedrete a breve.