La nuova serie su Harry Potter deve ancora uscire e già ha seminato il panico tra i fan. A far partire il polverone è stata la conferma di Paapa Essiedu nel ruolo di Severus Piton, che tutti conosciamo come Alan Rickman. La novità? Piton sarà interpretato da un attore nero, di origini ghanesi. La metà dei social si è scatenata, gridando allo scandalo come se fosse stato tradito il sacro testo originale. La questione razziale diventa così il detonatore di un’onda di critiche e commenti al vetriolo. Ma non finisce qui. Poco dopo, è arrivata la notizia dei giovanissimi attori scelti per interpretare Harry, Ron e Hermione: Dominic McLaughlin, Alastair Stout e Arabella Stanton. E qua il dibattito si è fatto ancora più acceso. Perché? Non sono asiatici o non è finita nel mezzo qualche discussione intorno all’identità di genere non conforme, semplicemente non somigliano ai “nostri” Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint.Ed ecco che allora viene da chiedersi se l’unica soluzione non fosse semplicemente quella di clonare i veri Harry, Ron ed Hermione, così da restare davvero fedeli al trio originale ed evitare ogni polemica.
Il punto è uno e uno solo: ogni volta che un libro diventa una serie o un film viene rifatto, i fan teneramente si scatenano. Non importa quanto il prodotto sia fedele all’originale, non importa quanto sia grande lo sforzo e il rispetto messi per non stravolgere la narrazione. Qualsiasi tentativo di innovare, di cambiare, di proporre gli eventi sotto una nuova prospettiva, o anche solo di aggiungere un piccolo dettaglio, tutto viene visto come un affronto. Un affronto a chi si era quando quel film o quel libro lo ha incontrato, ai ricordi dell'amato spettatore che si trovano ancora custoditi là dentro. Ma la verità è che sì, forse le idee al cinema e sul piccolo schermo un po’ si stanno esaurendo e risulta più comodo pescare dal successo del passato. Ma dall’altro lato c’è anche da dire che gli anni passano, le società — auspicabilmente — progrediscono, e forse dare un’opportunità a un attore o a uno sceneggiatore di esprimersi in maniera differente rispetto al passato potrebbe essere un bene. Perché questa storia del “se non è identico all’originale, allora fa schifo” ha stancato. E se ancora insistete su questo punto e gridate all’ideologia da revisionismo woke (che in alcuni “figli da piattaforma” combina realmente dei disastri — anche se forse la vera causa sta nella falsa inclusione e nell’assenza totale di sceneggiatura), semplicemente vi conviene rivedere i film che vi sono piaciuti, quelli sicuri, quelli di ieri, e avrete risolto il problema, senza sapere cosa potrà offrirvi il domani. Perché alla fine, al di là delle somiglianze, casting o strambi espedienti narrativi, quello che dovrebbe interessare realmente è una storia che faccia dimenticare le consapevolezze, abbandonandosi al cinema. E basta.
