Per sottostimare la portata del fenomeno-Harry Potter si deve essere sotto l’effetto della maledizione Imperius, gettata contro di voi dagli attuali critici della saga, tendenzialmente attivisti woke ma, recentemente, anche nuovi attivisti anti-woke (un tempo erano semplicemente degli scettici, oggi, soprattutto nell’America di Trump, sono diventati dei militanti). I primi criticano i vecchi film, forse anche i libri, di certo le posizioni transescludenti di J. K. Rowling. I secondi criticano la nuova serie Hbo, l’annuncio dei primi contratti per il nuovo cast, tra cui quello Paapa Essiedu, il nuovo Severus Piton. La verità è che Harry Potter, una “storia per bambini” come l’ha definita Miriam Margolyes, l’attrice che ha interpretato la professoressa Sprite, è da tempo molto più di un semplice evento generazionale (come qualche serie cult di Disney Channel), resistendo alla prova del tempo. Almeno finora, perché sembra che il franchise stia entrando nella sua fase adulta.

A svegliarci dal sogno è stata ultimamente Jessie Cave, l’attrice che interpretò Lavanda Brown, la prima ragazza di Ron Wisley. L’ex Grifondoro apre un canale su OnlyFans e lo annuncia così su Instagram: “Sto lanciando un OnlyFans, ma non è un OnlyFans sessuale. Lo farò per un anno. Il mio obiettivo? Mettere in sicurezza la casa, eliminare la carta da parati all’arsenico/piombo, costruire un nuovo tetto ecc. Il mio obiettivo? Uscire dai debiti. Il mio obiettivo? Rafforzare me stessa. Dimostrare a chi mi ha giudicata in passato che non sono solo ‘carina’. Investire tempo in qualcosa in cui non ho mai investito prima: l’amor proprio”. E aggiunge che si sente trasgressiva in un certo senso, anche se si butterà soltanto nel campo della tricofilia. Of è un social per adulti, ma anche i debiti, una casa da ristrutturare e la ricerca di soldi c’entrano poco con l’adolescenza in Occidente.
Da quando J. K. Rowling ha negato che le battaglie transgender fossero battaglie femministe (e che le donne transgender fossero realmente donne), sempre più attiviste e attivisti hanno chiesto di boicottare i prodotti commerciali ispirati ai suoi libri, dai videogiochi alle action figure. Questo indipendemente dal fatto che i guadagni, nella maggior parte dei casi, finiscono in enti di beneficenza e di ricerca (per esempio Lumos, per i bambini orfani, e Multiple Sclerosis Society). In realtà le critiche alla sua visione del mondo risalgono anche a qualche tempo prima. C’è chi ritiene, infatti, che il mondo di Hogwarts rappresenti pienamente una visione eurocentrica e in definita razzista del mondo (non solo perché i non maghi devono essere difesi dai maghi, che si comportano così in modo paternalistico; ma anche perché i pochi personaggi stranieri sono in realtà stereotipati). Persino i metodi di istruzione della scuola di magia e stregoneria diretta da Albus Silente sarebbero neoliberali, competitivi e quindi novici (lo scriveva nel 2004 sul New York Times Ilias Yocaris).

Insomma, oltre il cono d’ombra proiettato dai ragazzi che seduti in un angolo leggono insieme La pietra filosofale o Il calice di fuoco, è in corso una guerra culturale, poco importa che Harry Potter sia stato considerato a lungo un esempio di letteratura fantasy progressista e chiaramente antirazzista (Voldemort e Grindelwald sono la rappresentazione fittizia di Hitler). Ma siamo sicuri che questa battaglia sia virtuosa e raffinata e non una diatriba tra babbani? Ora la nuova produzione Hbo sembra non fare altro che alimentare la guerra, contribuendo a diminuire il coefficiente di magia che ha permesso a Harry Potter di essere quel che è: un capolavoro.
