Super trailer per Supersex: Netflix ha fatto le cose in grande e ha diffuso, ad un mese dall'anteprima mondiale che è in programma durante la 74esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino (15-25 febbraio 2024), un accattivante video: il trailer cinematografico della serie, in 7 episodi. La proiezione in anteprima planetaria di Supersex avverrà infatti a febbraio in Germania, all'interno della sezione Berlinale Special che è dedicata alle produzioni di grandi registi e ad opere cinematografiche d'interesse per l'attualità, in occasione del Festival nella capitale tedesca. Mentre il debutto per tutti gli altri occhi del mondo sarà su Netflix dal 6 marzo 2024, ovviamente in streaming. La serie Supersex è composta da 7 episodi ed è diretta da Matteo Rovere, Francesco Carrozzini, Francesca Mazzoleni, nonché è liberamente ispirata alla vita e alle gesta di Rocco Siffredi, la pornostar più famosa del mondo. Negli episodi della serie, Alessandro Borghi interpreta l'ex attore, regista e produttore per adulti originario di Ortona, mentre Jasmine Trinca è Lucia, un personaggio femminile fittizio, che rappresenta la sintesi di molte donne con cui Rocco ha avuto una relazione nella propria vita. Adriano Giannini interpreta Tommaso, il fratellastro di Rocco, mentre Saul Nanni veste i panni di Rocco da ragazzo. Nel cast anche Enrico Borello (Gabriele), Vincenzo Nemolato (Riccardo Schicchi), Gaia Messerklinger (Moana), Jade Pedri (Sylvie) e Linda Caridi (Tina). La serie a episodi è creata e scritta da Francesca Manieri, è prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment, una società del gruppo Fremantle, e da Matteo Rovere per Groenlandia, società del gruppo Banijay. Fin qui tutto bene, come da comunicato stampa ufficiale. Mentre una vera notizia viene testimoniata dal teaser, ma solo agli occhi degli osservatori più attenti: nel cast di Supersex ci sono anche tante motociclette. Infatti, è nota la passione di Rocco Siffredi per la moto, sia a ruote tassellate che non, pure coi pattini da neve, poiché la moto è una delle passioni che l'hanno accompagnato fin dalla tenera età. Inoltre, il motociclo è fattualmente il veicolo a motore più romantico e sensuale che sia stato mai creato dall'uomo, dato che letteralmente si cavalca tra le gambe. Nonché MOW ha già raccontato, sia nel 2022 che nel 2023, alcuni aneddoti sulla Yamaha Teneré 600 posseduta da Rocco Siffredi: quella originale dell'epoca, grazie a una fotografia dove è ritratto in sella a Parigi il giovane Rocco, così come nella versione contemporanea di Yamaha, che Rocco Siffredi ha ricevuto presso gli studios cinematografici lo scorso giugno a Budapest ed è stata creata appositamente nella medesima colorazione del modello che possedeva da ragazzo, come MOW ha raccontato durante la consegna del motociclo in Ungheria. E la Yamaha Tenere 600, anche se in livrea differente, è presente nella serie Supersex di Netflix, guidata da Alessandro Borghi.
Però su che motocicletta si vede sfrecciare l'attore, nel teaser trailer pubblicato il 15 gennaio da Netflix? MOW lo sa: è una Honda XR 500 R. Infatti negli appena sei secondi del trailer su Youtube in cui si vede, è facile distinguere una stilosissima Honda XR 500 R, che è la moto su cui è seduto nudo Alessandro Borghi e che non è la moto che viene utilizzata dal suo stuntman nella successiva ripresa della caduta nelle acque. Borghi in sella è nudo ed è insieme ad altre tre moto Honda XL 500 L, tutte di diverse annate e sempre cavalcate rigorosamente da uomini tutti nudi. Ed era proprio un'Honda XL 500 L ad essere utilizzata nelle riprese del lungometraggio del 1988 da Rocco Siffredi: lui era alla guida, mentre il cugino Gabriele, presente anch'egli nel film col nome d'arte di Gabriel Zero, era seduto dietro come passeggero. Loro sono entrambi nudi e si incontrano con altri due appartenenti alla banda di motociclisti-nudisti, ma c'è persino un quinto "membro", anch'egli tutto nudo, che arriva a piedi inspiegabilmente da dietro la telecamera: letteralmente un'invasione fuori campo. E l'altra motocicletta su cui arrivano due della "banda dei cinque" nudisti-motociclisti, è un'altra icona monocilindrica dell'epoca: una Suzuki DR 600. Questa scena di sesso corale con cinque motociclisti-nudisti e Moana Pozzi è oggi alquanto incomprensibile, nonché inpubblicabile: è la rappresentazione di un reato. Una violenza carnale di gruppo, come si diceva in quegli anni. Infatti i cinque gaglioffi senza veli, tra cui Rocco Siffredi che indossa solo un casco di colore nero, si lanciano nella pozza in cui è immersa Moana Pozzi a tergersi in stile Cleopatra e la assalgono in gruppo per consumare una violenza sessuale, senza il minimo consenso, tutti insieme, pure a turno. Nella gigantesca iperbole della rappresentazione del sesso che è la pornografia, forse in quegli anni era sconosciuto il significato di: consenso durante l'atto sessuale. E forse non solo nei lungometraggi per adulti.
La scena nel trailer di Netflix è dunque l'incipit di Moana la scandalosa: la pellicola hardcore fu diretta da Riccardo Schicchi e prodotta dalla società di produzione di sua proprietà, Diva Futura, nel 1988. Il film fu uno dei titoli che lanciarono Moana Pozzi nell'olimpo delle luci rosse durante quegli anni e la trama, piuttosto arzigogolata, vede Moana quale protagonista nel ruolo di una dottoressa sessualmemente complessata. Moana Pozzi incontra Rocco Siffredi nel ruolo di paziente al quale la dottoressa sta curando una ferita dopo una gara di motocross, che si innamora di lei e, per redimerla dai propri complessi sessuali, decide di lanciarla come attrice di film a luci rosse e sposarla. La storia tra i due che è descritta nel film di oltre 35 anni fa, oggi viene qualificata come "un amore tossico": Moana si preoccupa sempre per Rocco, pensa a lui anche mentre partecipa alle orge di sesso sfrenato, mentre il giovane Rocco sfrutta la fidanzata e si fa coprire di soldi e attenzioni, compresa una Mercedes in regalo. Per farla breve: lei si stufa, lo tradisce e chiede il divorzio. Allora lui si apposta come uno stalker e la coglie letteralmente "in fallo" con l'amante: aggredisce e lega lui, mentre si accoppia con Moana per poi ucciderla con la pistola e infine suicidarsi. La cronaca di un femminicidio, con unico risultato: l'omicidio e il sucidio. Oggi pare strano, ma all'epoca il film contribuì enormemente al successo di Moana Pozzi. Durante il biennio 1987-1988 la bella Moana nata a Genova nel 1961, era infatti sulla cresta dell'onda e non solo per la propria professione di attrice per adulti: anche per la presenza in TV, come ospite o personaggio fisso. Come evidenzia infatti il testo presente sul poster del film diretto da Riccardo Schicchi, all'interno della pellicola si poteva vedere la "vera Matrioska", poiché a febbraio del 1988 fu cancellato, dopo neanche una puntata, il programma Matrioska ideato dal papà di Striscia La Notizia, Antonio Ricci. Il caso occupò le cronache nazionali e ci furono polemiche sui giornali, persino un gesto sul palco del Festival di Sanremo di quell'anno, poiché la trasmissione era molto trasgressiva e non poté andare in onda per via della minaccia di un provvedimento all'Autorità giudiziara da parte del coro di Comunione e Liberazione. Come raccontato nel libro Me Tapiro (Mondadori, 2017) da Antonio Ricci: «Tutto andò in malora nell’88, quando il coro di Comunione e Liberazione minacciò un provvedimento all’Autorità giudiziaria, bloccando la trasmissione “Matrioska”. Berlusconi non ebbe dubbi e si gettò tra le braccia di Formigoni, che ancora non conosceva, con tutto il carico di orrende sfighe che questo comportò». E aggiunge: «Clamoroso fu, nel 1988, quando Eugenio Scalfari sbatté sulla prima pagina di “Repubblica” la foto di Moana Pozzi nuda indicandola come la causa della censura a “Matrioska”. Non era vero, la colpa era della mancanza di liberatoria per il coro di Comunione e Liberazione. Ma una foto di Moana avrebbe fatto vendere molto di più di una con un gruppo di tremuli e brufolosi ciellini». La tramissione era irriverente e prevedeva, inoltre, il personaggio de Lo Scrondo, che fu ideato dall'allora duo Disegni & Caviglia ed era apparso in Italia solo in formato di fumetto: era un orrido omuncolo verde, che si esprimeva libero e sboccato, tramite uno spiccato accento romanesco, nonché vomitava a reazione non appena vedeva in TV Pippo Baudo, che in quell'epoca era il presentatore più assiduo alla guida dei programmi in onda sul tubo catodico. Così avanti da rimanere indietro: Matrioska fu infatti soppresso sul nascere. Ma circa un mese dopo e con: medesimo cast e un format più digeribile per l'editore, ad aprile del 1988 l'idea di Antonio Ricci tornò in tv sotto le spoglie rinascenti de L'Araba Fenice: programma televisivo in cui era sempre presente l'icona sensuale Moana Pozzi. Che, pochi mesi dopo, era la protagonista insieme a Rocco Siffredi dell'indimenticabile Moana la scandalosa, pellicola per adulti diretta da Riccardo Schicchi nel 1988 e che annovera nel cast le motociclette che sono citate nella serie Supesex di Netflix nel 2024, come testimonia il teaser edito a metà del mese di gennaio.