Il dilemma è sempre lo stesso: è davvero impossibile scindere arte e artista? Se un cantante, ad esempio, ha idee politiche di destra, e chi lo ascolta è di sinistra, dovrebbe smettere di ascoltarlo? Anche se la sua musica non parla apertamente di politica? Non esiste una risposta giusta o sbagliata. Ognuno avrà la sua visione ed è giusto provare a capirla, se viene spiegata e non urlata o imposta. In questi ultimi giorni, dopo Morgan e Shiva, per motivi diversi, a far parlare di sé è stato Povia. Il cantante di “Luca era gay” non è sparito, anzi sembra essere più attivo che mai. Quasi sessantaquattromila follower su Instagram, concerti in giro per l’Italia, quando non gli vengono annullati.
Come lui stesso ha raccontato, in un video su Instagram, il concerto a Nichelino, in provincia di Torino, è stato annullato. Un concerto che non c’è stato, nonostante la locandina già esposta con tanto di logo e patrocinio del Comune. Il motivo? Giampiero Tolardo, sindaco di Nichelino, avrebbe deciso di cancellare la partecipazione di Povia dalla festa patronale di San Matteo, per le “posizioni che ha rispetto ai diritti civili”. In un’intervista a La Stampa, Tolardo ha poi dichiarato, giusto per mettere i puntini sulle i: “Povia più volte ha manifestato posizioni no vax, omofobe e contro l’aborto”. Per il sindaco di Nichelino, queste posizioni sarebbero “quanto di più lontano dai valori della democrazia che la nostra comunità incarna”.
Bene, ognuno decide da che “parte schierarsi”, ma una domanda sorge spontanea: non ci si poteva pensare prima? Perché annullare la partecipazione di Povia all’ultimo se, come raccontato dal cantante, era già presente una locandina e, soprattutto, il patrocinio del Comune. Povia sarebbe diventato improvvisamente no vax, omofobo e contro l’aborto? Quindi, se un cantante piace, ha successo, ma viene fuori che è di estrema destra e si ritrova a fare il saluto romano il 29 aprile, giorno della commemorazione a Sergio Ramelli, non si potrà mai più esibire? Abbiamo estremizzato, ovviamente, ma per essere più “morbidi” basterebbe pensare: se al posto di Povia ci fosse stato un cantante famoso, di quelli da hit nelle classifiche, gli sarebbe stato riservato lo stesso trattamento?
In tutto questo, certamente nessuno (o quasi) avrà dimenticato “Luca era gay”, uno dei due brani (davvero) famosi di Povia. Quel Luca ha un volto e un cognome, Di Tolve, e un sito web insieme alla moglie, dove è possibile prenotarsi per seguire dei corsi a Medjugorje. La sua è quella che si potrebbe definire una vera e propria “conversione”. “Luca era gay” e “adesso sta con lei” e insieme “curano le ferite”. Così, ovviamente pagando, si possono prenotare diversi corsi non solo per “riscoprire la propria identità sessuale secondo la verità del progetto di Dio”, ma anche corsi pensati per i genitori di ragazzi con tendenze omosessuali. E si può persino diventare formatori. “Le ferite profonde del cuore spesso ci portano a vivere dipendenze e atteggiamenti disfunzionali che provocano sofferenza profonda e malessere” si legge sul sito di Luca Di Tolve. Insomma, non si parla mai dell’omosessualità come “un male da curare” o di qualcosa di “patologico”. Ma di che tipo di ferite parla Luca Di Tolve? Dal sito più di una cosa potrebbe apparire fumosa. Soprattutto, è presente una sezione “conferenze e testimonianze”, che però rimanda ad un video (di dodici anni fa, tra l'altro) di Luca Di Tolve. Quindi? Questi corsi come si concludono? I genitori riescono ad avere un rapporto più sano con i propri figli, e questo dovrebbe andare oltre l’orientamento sessuale, o gli viene spiegato come provare “a curarli”? Alla fine, comunque, Luca sembrerebbe passarsela per certi versi quasi meglio di Povia. Almeno i suoi corsi non vengono cancellati.