Divorziare su Instagram è un gesto rivoluzionario. E chi li critica non ha capito un caz*o. È capitato a tutti di conoscere qualcuno che ci facesse la sua ingiuria nei confronti di internet e dei social, di quanto loro ci abbiano resi involuti e di quanto abbiano rovinato noi e i nostri rapporti. Spesso poi seguito da frasi come: "Ai miei tempi si stava meglio, si parlava di più, i rapporti erano più reali." Dimenticandoci però di quanto internet e i social siano un mezzo di progresso che hanno permesso l'accessibilità alla conoscenza, alla cultura, all'informazione a chiunque abbia accesso a una rete Wi-fi. Rendendoci di fatto più consapevoli, più connessi con gli altri e più aperti al diverso, avendo sott'occhio tutti i giorni qualsiasi esperienza di vita. Basti pensare che negli anni '60 i preservativi, da molti, venivano visti come un qualcosa da pervertiti e che la Coca Cola veniva usata, da alcune ragazze, come anticoncezionale dopo il ses*o, facendosi il bidet. Adesso se abbiamo un dubbio ci basta aprire internet, fare una serie di ricerche e rendersi conto se una cosa è una bufala o meno. Nessuno, dotato di un minimo di senso critico, si sognerebbe adesso di farsi il bidet, con la Coca Cola per non rimanere incinta, almeno lo spero, e un minimo di beneficio in questo lo ha giocato anche l'avvento di internet e dei social.
Con questo non dico che ci siano solo lati positivi, ma non si può far finta che non esistano. Quando ero in prima liceo, la mia professoressa di psicologia mi fece leggere Cattiva Maestra Televisione di Karl Popper, saggio interessante, che consiglio vivamente, sicuramente intuitivo e lungimirante rispetto a quello che poi sarebbe stato il ventennio successivo, ma anche fin troppo distruttivo e critico nei confronti del mondo moderno e dei nuovi mezzi di comunicazione. Ma soprattutto troppo cinico nei confronti dell'influenza che essi possano avere su chi li utilizza. Come se noi fossimo solo passivi e privi di capacità di interpretare quello che ci viene mostrato davanti, come se fossimo solo un cliente da fregare, che altro non può fare se non essere inghiottito in questa macchina enorme che ci mostra solo quello che ci vuole mostrare. A fronte di queste considerazioni io non posso che considerarmi un'idealista, una sognatrice, che vive forse di speranza, ma che sicuramente ha una considerazione più elevata dei fruitori dei social e di internet, a differenza di Popper e di Pasolini stesso, che ha sempre definito la televisione il male più assoluto e che sicuramente avrebbe odiato Instagram, pur andando in televisione a mostrare il suo scontento, come chi si lamenta di Facebook scrivendo uno stato su Facebook stesso. Noi non dobbiamo vedere questi mezzi come nemici ma come possibili aiutanti in certe situazioni e qui si torna al divorzio social di cui si è tanto discusso in questi giorni. La principessa di Dubai, Sheikha Mahra, attivista per i diritti delle donne, lascia il marito, con un post su instagram, attraverso la formula Talak, che sarebbe il ripudio islamico, attraverso il quale per divorziare bisogna ripetere tre volte: "io divorzio da te" e bisogna farlo davanti a un testimone.
Lei come testimone ha deciso di avere mezzo mondo e così dichiara davanti a tutti di divorziare, nonostante la formula sia accettata solo dagli uomini, nonostante la formula in molti paesi musulmani rimanga comunque illegale, lei se ne frega e divorzia senza troppi fronzoli. Lei, figlia di uno degli uomini più ricchi del mondo, nonché vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Rashid Al Maktoum, in un paese con costumi e tradizioni molto rigidi per le donne, dimostra che anche le donne possono avere gli stessi diritti degli uomini. Un atto potente e rivoluzionario, non per il divorzio in sé, ma per le modalità sfrontate e coraggiose. Sheikha Mahra dimostra che non dobbiamo farci andare i tradimenti, che non dobbiamo stare assieme a qualcuno che non ci ama e non ci tratta con rispetto, anche se ti sei sposata da poco. Questo gesto è stato un gesto significativo, per tutte quelle donne che per la famiglia, per i valori o per la religione, si ritrovano a accettare questo e molto peggio, vedendo il divorzio come un'opzione non possibile. Ecco che potenza possono avere i social, ecco che progresso possono portare, questo gesto, per quanto se ne dica non è un'invioluzione del comportamento umano, ma un grande gesto politico di sfida e di rivalsa, di grande importanza per i popoli musulmani, dove la polizia etica precede la tua volontà. I social sono pieni zeppi di persone che dicono di essere nate nell'epoca sbagliata, io quando vedo gesti come questo mi considero fortunata invece. Fortunata perché sono nata in un’ epoca in cui la cultura è più accessibile a tutti, in un’ epoca in cui le persone non hanno paura di esporsi, in un’ epoca in cui le donne non sono costrette a sottostare alle regole di loro marito, per paura di reazioni violente o di non poter avere autonomia perché non hanno possibilità di lavorare e mantenersi. Siamo nati nell'epoca giusta, in cui le persone sono consapevoli e indipendenti, anche attraverso questo insulso oggetto di plastica che d'estate si surriscalda, che in questo istante ho tra le mani, oggetto attraverso il quale io posso prendere posizione su un tema come questo e qualcun altro può leggere e commentare se si trova in disaccordo, ironico in quel caso, perché sempre fatto con il medesimo oggetto, nel medesimo luogo che critica. Questo divorzio social è figlio dei nostri tempi e dei nostri mezzi ed è la cosa più figa che potesse fare. Perché Sheikha Mahra, cazzuta come poche, ci ha dimostrato che non sarà l'essere donne a farci rimanere incastrate in un matrimonio infelice e che se l'unico mezzo a disposizione per dirlo è Instagram, ben venga, che lo leggano tutti.