Quando ti ritrovi a pranzare con Brunori Sas in un bistrot di Milano tra bruschette, panzerotti e gnocchi al pomodoro, capisci subito che non sarà una classica conferenza stampa. Perché il cantautore calabrese è così: in grado di trasformare anche un momento formale in una metafora della vita. Sono arrivato all’Aprés Coup per parlare del suo nuovo disco – il sesto, a cinque anni da Cip! – e della sua partecipazione a Sanremo. Ma la conversazione si è presto allargata, con momenti esilarante, per finire mentre suonava al pianoforte La vita com’è. Intorno molti giornalisti, ma è come se fossimo stati tutti alla stessa tavola. Chi con un calice di bollicine, chi con un più sobrio bicchiere d’acqua, ad ascoltare questo raro musicista dotato di autoironia, che ogni questione o ogni domanda riesce a farla scivolare in un momento surreale: «Il Festival? Ci vado per il FantaSanremo». Scherza, certo, ma non troppo. Perché Sanremo è un po’ come questo pranzo: un rito condiviso, un momento di caos che porta sempre qualcosa, anche quando sembra troppo mainstream. Infatti, a chi gli chiede se vada per dissacrare, risponde che c’è poco da distruggere: «Negli altri artisti non vedo tutta questa sacralità, anzi, magari ci fosse. Mi sembra che ormai si vada al cazzeggio». E sulla serata dei duetti, che non può spoilerare, lancia una suggestione: «Canterò Vola colomba con Mike Tyson, vista la sua passione per i piccioni». Poi si fa serio – per modo di dire – quando tira in ballo Lucio Corsi: «Tifo per lui, è un poeta».
Il vero tema del pranzo, però, è il suo nuovo album. L’albero delle noci, in uscita il 14 febbraio per Island Records, prende il titolo dal brano che Brunori porterà sul palco dell’Ariston, segnando la sua prima partecipazione a Sanremo: «Sta davanti a casa mia, quell’albero. Lo osservo sempre quando mi frulla qualcosa in testa. Mi sembrava giusto dedicargli una canzone», racconta con la consueta leggerezza che nasconde riflessioni più profonde, ma che lascia intuire all’ascoltatore. L’album, dieci tracce prodotte insieme a Riccardo Sinigallia, affonda in una dimensione intima e riflessiva tra radici, amore e inquietudini: «È musica suonata, con le sporcature che servono. Alcune tracce sono rimaste registrazioni fatte al cellulare, perché rifarle avrebbe tolto loro l’anima». Brunori confessa poi che la nascita di sua figlia Fiammetta e l’esperienza del Covid («ci dev’essere una crisi da presentare in conferenza stampa, così poi si trasforma in una rinascita») lo hanno portato a rivedere le sue priorità. Tra una battuta e un aneddoto, racconta della nuova vita da genitore e dell’azienda agricola con piscina sovradimensionata («alla Beverly Hills 90210»), dove invita tutti a prenotare su Booking. Intanto all’Ariston porterà quelle nuove consapevolezze che ha ricercato dentro se stesso in questi anni: «Un artista deve affrontare ciò che non ci piace. Il mio pezzo sarà lontano dalla retorica», dice rispondendo anche alle polemiche sui testi ritenuti sessisti di Tony Effe. «Io ascoltavo Marilyn Manson, ma non facevo riti satanici».
Dopo Sanremo, il 2025 di Brunori continuerà con un tour nei principali palasport italiani e partirà a marzo. Le date includono Vigevano, Firenze, Torino, Napoli, Bologna e una doppia data a Milano. Ma il vero evento è il 18 giugno: per la prima volta nella sua carriera, Brunori Sas salirà sul palco del Circo Massimo di Roma, accompagnato da un’orchestra: «Un sogno che si avvera», ammette, mantenendo il solito tono ironico: «E se non riesco a riempirlo? Useremo i soldi per pagare dei figuranti per coprire i posti vuoti». I biglietti per lo show al Circo Massimo (organizzato da Vivo Concerti) saranno disponibili dal 13 gennaio, ma intanto le prime tappe del tour registrano già il tutto esaurito. Alla fine, la presentazione si chiude con lui al pianoforte, tutti intorno ad applaudirlo, e prima di salutarci Brunori gira in mezzo ai giornalisti con il cellulare spianato facendo video e sorridendo come se fosse lui il più stupito di tutto quello che gli sta accadendo. Una disarmante semplicità, che se mantiene anche al Festival farà la differenza.