L’invito era per pranzo nel ristorante milanese “Posto di Conversazione”, simbolicamente selezionato come spazio lessicalmente destinato a far nascere un dibattito sul nuovo lavoro della band progressive più famosa d’Italia. Le domande che rimbalzano da un tavolo all’altro non potevano che cominciare con un commento sulle esibizioni sanremesi, che hanno attinto dal repertorio di De André. Risponde Patrick Djivas, il bassista del gruppo, esprimendo subito la sua preferenza per la versione de “Il pescatore” di Olly in coppia con Goran Bregović rispetto alla più classica “Crêuza de mä” di Bresh con Cristiano De André. È stato un riarrangiamento del riarrangiamento della PFM, in una veste ancora mutata di un De André, che dimostra ancora di essere senza tempo e universale. Si ripercorre così a ritroso la genesi dell’incontro tra la band e Faber e si delinea l’eredità che ha lasciato e che continua a dare frutti e spargere semi. Flavio Premoli, polistrumentista ospite nell’album, ricorda come sia nato tutto per una casualità, un concerto in Sardegna a cui aveva assistito De André, seguito da un pranzo il giorno successivo, in cui erano fortuitamente di riposo, dove è scattata la proposta di andare in tour insieme, accolta da De André senza riserve. La riuscita di questa scommessa, oltre a una dose minima di inspiegabile magia, sta tutta nell’atteggiamento rispettoso della band nei confronti di un autore affermato e sacrosanto ancora da vivo. Avevano capito che per quanto fosse un ottimo chitarrista, non era avvezzo a suonare in gruppo, per questo decisero di fare in modo che durante i concerti lui sentisse solo quello che suonava lui stesso, mentre la band sentiva tutti gli strumenti propri e di Fabrizio, così che potesse seguire il suo ritmo senza che lui se ne accorgesse.


Lo stesso accadde in fase di missaggio, lui faceva la sua parte e poi la band aggiungeva il resto, il risultato finale era una sorpresa per lui. Alla PFM concedeva quello che normalmente non permetteva a nessuno, gestire totalmente il missaggio della sua voce, rinunciando a qualsiasi tipo di ingerenza. Dopo questa esperienza la PFM ne è risultata cresciuta, Franz Di Cioccio ribadisce che grazie a De André hanno fatto un salto di qualità, soprattutto dopo il lavoro che avevano fatto su “La canzone di Marinella”. Il peso dei testi “ce l’ha insegnato lui”, però “aveva bisogno di un tribù che lo proteggesse”, la musica della PFM ha reso le parole di Fabrizio più fruibili e cantabili, favorendone anche la diffusione fra i giovani. A fine pranzo la manager del gruppo ci tiene a immortalare la tavolata di giornalisti per Dori Ghezzi, assente per un impegno al ministero legato alla celebrazione del compleanno di Fabrizio De André, che continua a essere festeggiato da familiari e ammiratori.

