In questi giorni lo stiamo vedendo nei panni di giudice alle audizioni di X Factor, ma la televisione è solo l’ennesimo esperimento di un artista eclettico e poliedrico, che ama spiazzare in primis sé stesso e quindi il pubblico. Ieri sera, per la sua prima volta al Forum di Assago, ha portato in scena lo spettacolo “Ragazzi Madre – L’Iliade” per festeggiare i dieci anni di carriera (il suo debutto discografico fu con Achille Idol Immortale nel 2014 appunto). Dagli esordi a ora, la sua musica ha seguito delle evoluzioni imprevedibili, ma Achille Lauro ama il rischio e accetta la possibilità di fallire ogni volta che fa un cambio di rotta, nella musica e nello stile. Se all’inizio era considerato una stella nascente del rap e poi della trap sotto l’ala di Marracash, oggi è un cantate pop affermato con tutto ciò che ne consegue e la platea di un palazzetto è sempre la cartina al tornasole. Le prime canzoni in scaletta, infatti, da Thoiry a Ulalala, risalenti al periodo dell’ascesa della trap in Italia, non hanno destato lo stesso furor di popolo che invece è stato riservato alle hit sanremesi o comunque dell’era post-Sanremo. Il cambiamento degli ascoltatori di Lauro è stato repentino, dal Sanremo 2019 di Rolls Royce con l’uscita nello stesso anno dell’album 1969, Lauro è uscito dall’empireo del rap game per abbracciare un par terre più vasto ma più generalista, dove trovano spazio anche le signore che videochiamano i parenti al momento di 16 Marzo. Eppure, il coinvolgimento della folla è crescente, seguendo una scaletta studiata per mischiare sapientemente pezzi vecchi e pezzi recenti, Lauro dà il meglio di sé nei brani più introspettivi, riproposti in chiave classica con l’ausilio del pianoforte, come in Penelope o della viola, come in Cenerentola. Così riesce a domare il Forum come un cowboy che deve recuperare due mandrie che vanno in direzioni opposte, facendo commuovere insieme gli affezionati della trap e le signore che guardano la televisione la domenica pomeriggio, perché al di là della forma Lauro racconta storie universali, che toccano tutti.
Nessuna scenografia avanguardistica, né trucco né costume, nessun ospite, Lauro riduce lo spettacolo alla sua voce, sempre in bilico tra la grazia e la disperazione e ai suoi fidati musicisti, primo fra tutti Boss Doms, compagno di vita e complice del suo successo. Questo minimalismo è una scelta, più politica che estetica, che, come sempre, si contrappone alla tendenza del momento di strutturare un concerto all’insegna del colpo di scena e della viralità mediatica, per cui ogni momento deve essere degno di una ripresa. Il gioco di luci però, unico effetto veramente speciale dello show, rendeva difficile la realizzazione di filmati Instagram-friendly, così le persone hanno capito che era meglio godersi il momento come lo stesso Lauro ha giustamente esortato a fare, pregando di mettere i telefoni in tasca, così “domani lo raccontate”. La serata è stata anche l’occasione per annunciare, dopo una serie di anticipazioni disseminate qua e là durante la performance, l’uscita nel 2025 del prossimo album Ragazzi madre – L’Iliade, appunto, che sarà anche il nome di una fondazione benefica con lo scopo di aiutare i giovani in difficoltà, dalle carceri agli ospedali, perché “Ragazzi Madre non è solo un album, è una missione”, dice. L’intenzione di Lauro è di restituire agli altri la fortuna che ha ricevuto in questi anni di carriera e di vita folle e lo fa tornando dove tutto è iniziato, da quei ragazzi abbandonati che si sono cresciuti da soli, gli stessi che descriveva nei primi testi e che oggi vuole raccontare a tutti.