Stefano De Martino ha finalmente fatto il suo debutto ad “Affari Tuoi”, e ragazzi, se ne sono accorti anche i muri. La Rai ha tirato fuori l'artiglieria pesante: spot su ogni canale, servizi al Tg1 che mancava solo la fanfara, come se stessero per incoronare un nuovo re. Anzi, per come l'hanno presentato, pareva che ci fosse il rischio di una crisi istituzionale se non ci fossimo sintonizzati tutti alle 20:30 in punto. Eccolo lì, il golden boy della tivù pubblica, con la sua camicia bianca impeccabile e la cravatta nera, pronto a prendere in mano le redini di uno dei programmi più iconici. Ma non erano redini qualsiasi, erano quelle di Amadeus! E Ama, diciamocelo, è ormai più che un conduttore: è una reliquia vivente. Se potessero, gli costruirebbero un altare e distribuirebbero candele profumate per la sua devozione. Stefano, da parte sua, non è sceso con la croce sulle spalle, ma quasi ci si aspettava che entrasse con un inchino al santo di Sanremo. E invece no, il “furbone”, fa quello che sa fare meglio: entra con quel sorriso da “non mi stressa niente”, e poi, colpo di scena sul finale! “Come direbbe anche il buon Amadeus, soldi sicuri!”. Ma come, non era vietato salutare il predecessore? Non doveva ignorarlo come se fosse Voldemort, colui che non deve essere nominato? Invece, con un gesto semplice e azzeccato, ha disinnescato tutto il dramma, spegnendo sul nascere i mille articoli già pronti a gridare scandalo per la mancata menzione: punto per lui!
Elegante, astuto, e con quel pizzico di “e adesso parliamo d'altro” che fa volare via gli ascolti come coriandoli al vento. Perché si, non solo ha retto il confronto con chi l’ha preceduto, ma l’ha persino battuto. Mentre Amadeus, la scorsa stagione, alla prima puntata si era fermato a un comunque rispettabile 16% di share, il “ragazzo di Amici” ha esordito con un quasi 25%. Un risultato che non solo gli permette di respirare, ma che dovrebbe cominciare a farvi riflettere: forse, forse, è il caso di iniziare a riporre i fazzoletti. Ma in Italia, si sa, lo spazio ai giovani lo si concede a fatica, e quando lo si fa, si è pronti a massacrarli alla prima incertezza, senza dar loro il tempo di rodare. Stefano che diavolo ha fatto di male? È giovane, ha la faccia da schiaffi, parla bene e, ciliegina sulla torta, ha un curriculum sentimentale che in confronto “Beautiful” sembra una sitcom per bambini. Eppure, non è abbastanza. Sempre le solite voci di corridoio che sussurrano di raccomandazioni politiche, come se fosse l'unico a muoversi in un mondo dove i santi stanno tutti in chiesa. E allora? Ha solo avuto l’ardire di prendere in mano uno show che cammina con il pilota automatico, con il telefono rosso vintage e quelle scatole di cartone che, diciamocelo, sono talmente parte della nostra quotidianità che quasi ce le aspettiamo come il caffè dopo pranzo.
“Affari Tuoi” è sempre lo stesso, un po’ come la minestra riscaldata della nonna: non cambia mai, ma va sempre giù bene. Eppure, le “vedove di Amadeus” non si fanno aspettare: “10 minuti e già mi manchi”; “C'era più pathos con Ama”. Ma certo, come no! Perché evidentemente tutti dimenticano che anche il buon Ama ci ha messo del tempo per diventare Amadeus. E qui De Martino ci mette il carico da undici: non si lascia scoraggiare, non alza troppo la voce, non fa lo sborone. Anzi, mantiene il controllo, tiene le redini strette, e intanto tutti aspettano che mostri le sue carte migliori. Sarà pure un po’ trattenuto, ma sa il fatto suo. Ha studiato, ha fatto i compiti, ma sa che non è ancora il momento di esagerare. Non vuole finire KO al primo round, e così decide di dirigere il traffico, di sparare qualche battuta qua e là, e di prendersi gioco delle aspettative, ribattezzando il dottore “Pasqualo” per strappare un sorriso. E funziona. Ogni battuta, ogni gag, anche quel “spacchetti” che sembra quasi una presa in giro, fanno capire che non sta lì a caso. E quando alla fine la concorrente se ne va con 100mila euro in tasca, lui esulta con un bel “Evviva l’amore!” E chi meglio di lui, il playboy da copertina, poteva dire una cosa del genere senza farci sorridere? Alla fine, sì, sono affari suoi.