“Di certo l’estate ha fatto capire a qualcuno chi è davvero Emanuele Palumbo, in arte Geolier. Ai giornalisti della sala stampa di Sanremo e agli spettatori in teatro che sono usciti durante la sua esibizione. Scambiandolo per un fenomeno locale, tutto napoletano, gli ignari non lo conoscevano”. A parlare è Teresa Ciabatti, scrittrice, ex Solferino e Saggiatore, ora in casa Mondadori. Nel 2021 candidata al Premio Strega con Sembrava bellezza, non entrò nella cinquina finalista e quell’anno vincerà Paolo Cognetti con Le otto montagne (Einaudi), nonostante fosse nei fatti la favorita. Nei giorni successivi all’esclusione Ciabatti scrisse un lungo ironico articolo molto discusso sul Corriere della Sera in cui parlava della sua – finta – vittoria. Ora la scrittrice, in attesa del suo prossimo romanzo, ha deciso di affrontare un altro tema “letterario”, quello del rap italiano, scegliendo di dedicare il suo ultimo articolo nella rivista culturale del Corriere della Sera, 7, al cantante napoletano. Dopo la sconfitta a Sanremo Geolier ha continuato la sua ascesa nel mondo musicale con nuovi singoli e concerti sold out, in particolare allo stadio Maradona di Napoli: “Passa il tempo, pochi mesi nel caso di Geolier, e facciamo la figura dei cretini. El pibe de oro, ultimo pezzo di Geolier, è un capolavoro”.
Il brano è tratto dall’ultimo album di Geolier, uscito il 7 giugno 2024, Dio lo sa e parla del rapporto tra il rapper, Napoli e Maradona. Per Teresa Ciabatti c’è un prima e un dopo Goelier nel suo genere in Italia: “Come ha scritto qualcuno: «È bastato un fischio per sotterrare mezza musica italiana» (nel brano Geolier fischia e il fischio vale da strofa). Dopo i Club Dogo che sono la prima rivoluzione del rap italiano, Geolier è la seconda”. Una rivoluzione che non abbiamo capito a Sanremo, né dopo. “Ebbene: di fronte alla violenza di giornalisti e spettatori il maledetto risponde facendo cenno a Geolier di guardare solo lui e non la gente che si alza”. Mentre sempre più autori criticano il mondo della trap e del rap per i messaggi che vengono veicolati, non da ultimo il poeta Davide Rondoni e il cantautore Morgan durante un convegno a Verona, Teresa Ciabatti descrive la poetica dei giovani artisti come una sorta di realismo moderno: “Il ribaltamento tra buoni e cattivi è compiuto. I ragazzi cattivi a Sanremo, sul palco e fuori mettono in scena il senso profondo dell’arte. La narrazione del male attraverso la mimesi della prima persona non è un inno all’immoralità, ma una testimonianza di ciò che esiste. Una precisa scelta poetica opposta a quella di edulcorare, edificare, ‘lanciare un messaggio positivo’. Scelta più rischiosa, certo, ma anche forma di denuncia immensamente più potente e efficace”.