This is Me. O Quasi. Lo show di prima serata 'condotto' da Silvia Toffanin (spiegheremo presto le virgolette) va in onda da due mercoledì su Canale 5. Con risultati Auditel inevitabilmente ottimi. Il programma celebra il successo dei fuoriusciti dalla scuola televisiva di 'Amici', da Emma ad Alessandra Amoroso passando per Annalisa, Anbeta, l'inspiegabile Giulia Stabile. Inutile domandarsi come mai funzioni: circa ognuno degli invitati ha una quantità di fan che, se tradotto in euro, potrebbe risollevare il PIL della nostra sciagurata nazione. In più, la nostalgia tira sempre. E poi vedere le 'superstar' di oggi che si commuovono di fronte a clip dei loro esordi, quando erano pulcini pigolanti ancora incerti sul proprio futuro, intenerisce, fa emapatia, in poche parole: questa non sarà Ibiza, ma qui è tutto share. Dietro a questo ennesimo successo, ovviamente, Maria De Filippi. Come mai Nostra Signora del Biscione ha deciso di confezionare tale gioiellino sulla carta e nei fatti impossibile da battere nella gara degli ascolti tv? Abbiamo una teoria che, a naso, potrebbe non distanziarsi troppo da quella che è la realtà. Nonostante 'Amici' vada ancora alla grande lato Auditel, negli ultimi tempi, diciamo dal disastroso Sanremo di Sangiovanni in poi, fioccano interviste rilasciate da ex allievi che parlano di burn out, di crisi esistenziale post talent, dell'onda della fama che li avrebbe travolti e poi risputati fuori direzione anonimato. Un contraccolpo difficile da metabolizzare, specie per ragazzi ventenni che un giorno si ritrovano in cima all'Olimpo e quello dopo nel dimenticatoio, ogni anno, senza soluzione di continuità. Bloody Mary, forse infastidita da tanto (comunque veritiero) ciarlare, ha ben pensato di mettere a tacere tali lamentatio tramite uno show che nasce con l'idea, per nulla nascosta, di celebrare i più grandi talenti fuoriusciti dal programma, quelli che lei stessa ha scovato e che oggi surfano in vetta alle classifiche nostrane. Tutto lecito, per carità. La bramosia d'ostentar grandeur, però, rende il racconto un filo mendace. Vediamo come mai.
Innanzitutto, l'impressione è che tutti, ma proprio tutti, abbiano fatto il botto appena fuori dalla scuola di 'Amici', subito. Un botto immercescibile, durevole nel tempo, mai sporcato da un dubbio, un'incertezza, un cedimento, una fase nì di carriera. In pratica, è come dire che Annalisa sia passata dalla quella trasmissione ai successi di 'Bellissima' e 'Mon Amour', senza quei dodici anni nel mezzo in cui ha campicchiato nel panorama musicale nazionale senza che il pubblico le desse il riconoscimento che già meritava. Se fossimo in una serie tv, questo sarebbe un buco di trama bello e buono. Ma è un buco di trama che esiste per un motivo, lo ripetiamo: la bramosia d'ostentare assoluta grandeur. Pure Emma, una delle poche a essersi guadagnata un successo vero e duraturo subito dopo la fine del programma - anche grazie all'hype generato dal tradimento di De Martino con Belen, ha vissuto fasi alterne della propria carriera musicale. Lo stesso si può dire, pur se in minor misura, di Alessandra Amoroso. Ammetterlo non significa fare un torto alle artiste in questione, ma soltanto raccontare la loro storia per intero che, come quella di tutti, non è fatta solo di alti, ma anche di onesti e forse dopotutto inevitabili medio-bassi.
Fa strano che un programma come 'Amici', talmente intriso dalla retorica dei grandi insegnamenti che si possono trarre da ogni crisi e fallimento, in questo spin-off, di crisi e fallimento non parli proprio mai. Al massimo, relega qualche titubanza agli esordi, nelle clip che mostrano le star del programma scoppiare a piangere - sì, ma tanto tanto tempo fa - quando militavano nel talent e avevano paura di non riuscire a diventare famosissime. Come Alessandra Amoroso, tenera assai, che, vincitrice dell'edizione 2009, provò in tutti i modi ad abbandonare la scuola, pure andando a dormire a vestita, con la valigia già pronta per l'indomani mattina e un grande proposito: "Non mi interessa più, io nella vita canterò solo al karaoke". Interessante notare anche come, tranne rare eccezioni tipo Giordana Angi, in 'This is Me' non ci sia spazio per i fuoriusciti che avrebbero un racconto diverso del post-talent. Molti di loro trovano spazio sui principali quotidiani nazionali, ma nell'universo mariano non esistono più. Non sono abbastanza Avenger, chi fallisce o non splende abbastanza resta fuori. Con buona pace del merito, delle difficoltà che fanno crescere, della realtà dei fatti. Amen.
In tutto questo, quasi dimenticavamo di sottolineare come in questo programma ci sia anche, di fatto, una 'conduttrice'. Una 'conduttrice' che risponde al nome di Silvia Toffanin, al suo esordio in prima serata. E che al suo esordio in prima serata viene piazzata in una botte di ferro, ovverosia in uno show inaffondabile. Di fronte a quei sbarluccicanti numeri di share, sarà ben difficile non affidarle altro in futuro. E così il disegno di trasformarla da signorina buon pomeriggio ('Verissimo') a Signora Buonasera comincia a prendere forma di fronte ai nostri inermi occhi. In tv sussistono certamente 'mali' peggiori, ma ciò non significa che Toffanin faccia davvero qualche cosa, almeno in questo contesto, per intrattenere gli spettatori. Potrebbe non esserci e sarebbe lo stesso. Non lo scriviamo per cattiveria, ma perché è proprio così. 'This is Me' starebbe in piedi benissimo (e farebbe gli stessi ascolti bulgari) pure se al posto della 'conduttrice' ci fosse un voice over di raccordo tra una clip d'antan e l'altra, tra un monologo commosso e l'altro degli adorati ex allievi che ce l'hanno fatta. Minimo sforzo, massimo risultato.
Se lo stile (possiamo davvero chiamarlo così?) di Toffanin è da sempre in sottrazione, cosa che tanto piace alla stessa De Filippi in primis, qui la nostra è completamente azzerata. Un conto è fare un passo indietro per lasciare in primissimo piano le storie degli ospiti e i loro racconti. Un altro è abdicare totalmente al timone del programma, lasciando che ogni cosa accada senza intervenire mai se non tramite faccette contrite (speriamo Barbara d'Urso non ne detenga il copyright o saranno dolori) a far da pleonastica punteggiatura al tutto. Un giorno, magari, scopriremo che Toffanin sia un vero, indiscutibile talento alla 'conduzione' e saremo lieti di scriverne. Quel giorno, purtroppo, non è oggi. Perché è ben difficile notare che essa esista in quel di 'This is Me', quasi impossibile rilevarne la presenza.
'This is Me' è un regalo che De Filippi ha voluto fare ai tantissimi fan di 'Amici', quelli che ci sono da 20 anni come ai nuovi arrivati. Ma soprattutto a se stessa e alla 'reputation' della trasmissione. Si configua, infatti, come ottimo modo e arguto escamotage per restaurare una narrazione vincente, non importa se giusto un filo forzata, della sua scuola tv, unica vera fornace mediatica di talenti purissimi, fuoriclasse. Pure se tali talenti purissimi, questi fuoriclasse, hanno raggiunto il successo vero dopo un decennio dalla partecipazione al talent, non importa. La loro fama resta merito del talent. E i loro insuccessi, invece? No, quelli non esistono. 'This is me', in barba alla verità storica e alla cronologia, lascia pensare che il passaggio 'giovane con un sogno' - 'sforna-hit' sia automatico, necessario, inevitabile: se passi di qui, diventerai una star, non esistono alternative. Così è, se le pare. Per chi ci casca.