La censura contro Tony Effe (che nel mentre si è organizzato il suo concerto di capodanno da solo, al Palazzo dello Sport a Roma) continua a far discutere. A entrare nel dibattito è anche Claudio Cecchetto. Il produttore, in un’intervista rilasciata a Hoara Borselli su Il Giornale, ha dichiarato: “La trovo assurda, come chiunque altro viva il mondo della musica. La musica è libera. Può essere solo libera. Ognuno dice quello che vuole, poi sta a chi l’ascolta decidere se è buona o no. Non riesco a capire. Cosa ha fatto Tony Effe? Un delitto? No. E allora?”. Il rapper, escluso dal concerto di Capodanno a Roma, parteciperà anche al prossimo Festival di Sanremo. Un controsenso? “Non può cantare a Roma ma può cantare in tutt’Italia. Che senso ha? Anche se poi non è che Sanremo sia un passaporto. Però io dico al sindaco, l’hai chiamato? Sapevi chi era? Perché lo censuri”. E sulla decisione di Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, di censurare Tony Effe: “forse ha fatto un sondaggio e gli hanno detto che così avrebbe guadagnato consensi”. L’effetto, probabilmente, è stato quello contrario, mentre il rapper romano dà tutta questa vicenda ha ottenuto “una grande promozione”.
Claudio Cecchetto, nel corso dell’intervista, ha spiegato che questa censura sembra più un “modo per mettersi in mostra”, e ha sottolineato: “non vorrei che l’idea della censura si espandesse, e che magari vadano a controllare i dialoghi nei film”. E sempre sulla censura, il produttore ha detto: “C’è sempre stata, ma solo in Rai. Mi ricordo quanto Je t’aime, moi non plus era in testa a tutte le hit parade ma la Rai non la trasmetteva. Trasmetteva tutte le canzoni in classifica fino alla numero due. E poi l’annunciato diceva: ‘E al primo posto c’è Je t’aime…’. Fine della trasmissione”. Il produttore ha poi raccontato di non essere mai stato censurato e di non aver mai subito pressioni politiche. Ma se, oggi, si presentasse Fabrizio De André e volesse cantare “Via del Campo”, che cosa succederebbe? “Avrebbe lo stesso successo di allora” ha raccontato nel corso dell’intervista Cecchetto. “Uno può vietarla sul palco, o in una trasmissione. Ma se la canzone vale, trionfa. L’opera d’arte non la fermi”. E sulla musica “diseducativa”: “No, per carità, non iniziamo a dare la colpa alla musica. La musica è una conseguenza della società. Ma se c’è qualcosa di diseducativo nella società non è colpa della musica: è colpa della società. O della famiglia. O dello Stato. Non è la musica che fa incazzare i giovani. I giovani sono incazzati perché li hai fatti incazzare e l’incazzatura si manifesta nella musica”. In tutto questo, il politicamente corretto? "Mi sembra un'operazione elettorale". E infine, Gualtieri si sarà pentito? Secondo Claudio Cecchetto “forse sì”.