Forse Marco Travaglio, a causa della sua immensa passione per Renato Zero, si è macchiato di un comportamento illegale, al limite del sedizioso, pure anche un pochettino eversivo.
Gli occhi dei social infatti, a causa di un post del collaboratore del Il Fatto Quotidiano Luca Sommi, a sua volta macchiatosi di delazione (anche se la delazione, voglio dire, potrebbe anche tornare di moda, non si sa mai), lo ha immortalato in una sessione di karaoke mentre intonava Morire qui, di Renato Zero ovviamente.
Nel video, alle spalle del duo – che sembravano anche contenti della possibile malefatta - c’è un grande specchio, che, furbescamente dobbiamo dire (vatti a fidare), è ripreso solo a metà, in modo da non potere contare i presenti e non potere stabilire con certezza se i partecipanti alla eversiva manifestazione fossero più di cinquanta. In tal caso sarebbe piombata su di loro, funesta e implacabile, la mannaia della legge anti-rave.
La fonte della comparazione tra rave e karaoke la prendiamo da un articolo de Il Giornale che titolava: “Rave party notturni e karaoke fino alle 4 di notte: i residenti non ne possono più”.
Adesso, sembra un po’ strano che i partecipanti ai rave siano anche appassionati di karaoke, però boh. Anche i luoghi destinati ai rave e quelli destinati al karaoke ci sembravano diversi. Ma boh. Vai tu a sapere quali trame segrete e connessioni invisibili esistono tra i rave e il karaoke.
La passione di Marco Travaglio per la musica è nota. Egli è fan non solo di Renato Zero ma persino (notare l’indignazione di questo “persino”) di Franco Battiato. E vorrei segnalare alle forze competenti anche un video, girato insieme a Victoria Cabello, in cui il direttore del Il Fatto Quotidiano impersonava (con una somiglianza notevole, bisogna ammettere, e mostrando “persino” gran divertimento) Franco Battiato sulle note di Centro di gravità permanente. e se non è sostituzione di persona questa!
L’uso della musica sta cominciando ad avere risvolti assai inquietanti. E così impavidamente mi sembra giusto porgersi una domanda (retorica): ma quando la vietiamo, la musica?