Ma che musica Maestro. Beatrice Venezi, la popolare direttrice d'orchestra (pardon, il direttore) fresca di nomina a consigliere (con la “e”, chiarisce lei) per la musica del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (e preferita a Morgan) ha concesso un’intervista al Corriere della Sera, in cui riassume le proposte da mettere in pratica nel nuovo ruolo. A cominciare dalla revisione del Fus (il fondo unico per lo spettacolo, nda), e la questione esterofilia (“c’è bisogno di sostenere i nostri professionisti”). Fino al progetto che fa più discutere, ossia l’introduzione di un albo dei critici musicali. “Vedo che oggi chiunque sia dotato di uno smartphone si erge a critico. E certe critiche, chiamiamole così, possono esaltare o affossare un artista. Ecco perché penso a un albo dei critici professionisti. Nella mia visione mi spingo oltre: non solo per la musica, ma per la critica tout court. Penso che ci sia bisogno di inquadrare meglio i ruoli”. Finita la pacchia criticoni, o no? L'abbiamo chiesto a Marco Molendini, non a caso tra più accreditati critici musicali italiani (e firma storica de Il Messaggero) che boccia la proposta senza ripensamenti. Anzi, di più, si spinge a ribattere punto per punto tutti i propositi del direttore. E bacchetta anche Morgan e Dario Franceschini sui fondi della pandemia...
Molendini, il neo consigliere per la Musica, Beatrice Venezi, vuole creare un albo dei critici musicali. Che ne pensa?
È paradossale che si proponga un albo dei critici quando i giornali hanno abbandonato ogni impulso di critica per fare più che altro cronaca, e specie per la musica. Poi diciamo anche questo, la definizione di critico è antiquata.
E al contrario di quanto sostiene il direttore, sembra che le critiche non stronchino più la carriera di nessuno...
Appunto, perché non esiste più la critica, si segue quanto viene prodotto, dai talent a Sanremo e oltre, ma senza badare alla sostanza.
Parliamo di “marchetta”?
Direi più che altro un'impostazione dei giornali, almeno della maggioranza, e vale per il cinema, la musica, il teatro. Una volta la stroncatura di un disco poteva davvero cambiarne le sorti, ma adesso i giornalisti non hanno né l'autorevolezza né la volontà di farlo.
Quindi non è una soluzione?
Assolutamente no, anzi è una proposta fuori dalla realtà. Di più, sembra uno di quegli annunci doverosi per giustificare l'incarico.
In realtà Venezi pensa a un corso di formazione.
Chi li fa? E a chi? Altre frasi fatte per avere risonanza e farsi fare il titolone. Diciamo pure che Venezi gode da mesi di un'esposizione non indifferente per le sue posizioni politiche, per questo è stata chiamata dal governo. Ma adesso bisogna capire se è capace.
Quindi se l'aspettava?
L'ho trovato plausibile. Eppure, considerando anche le altre nomine, ho timore che si ricerchi sostegno per chi ha già riscontro mediatico. Invece il sostegno pubblico deve essere assicurato a chi ha merito. Purtroppo una tendenza non solo di questo Ministero, ma di tutto il mondo che ruota attorno allo spettacolo. Pensiamo al vecchio governo, che ha dato aiuti alle multinazionali della musica, come Live Nation e altre agenzie che fanno girare i grandi artisti del rock e del pop. Eppure supportate con grandi risorse per la crisi pandemica, ma che bisogno c'era? E senza spendere per i live, senza senso.
Boccia anche l'ex ministro della Cultura, Dario Franceschini?
In questo senso sì, è stato un grosso errore.
Alludeva ad altre nomine dubbie, parla di Vittorio Sgarbi?
Sgarbi è definito critico col biglietto da visita, ma cosa farà? Per carità, la sua nomina rientra anche in un criterio meritevole, eppure la proposta di Morgan-consigliere, per fortuna non accolta, era più legato alla risonanza che a una effettiva necessità.
Meglio Venezi di Morgan?
Mah. Siamo allo stesso livello.
È possibile che i due collaborino
Ecco, Morgan è l'altra faccia della medaglia. Per quale motivo dovrebbe fare il consulente musicale? Per la musica pop? Ma non ha ben chiaro l'insieme di quel determinato mondo. E a dirla tutta, non credo sia facile che i due vadano d'accordo.
“Prima gli italiani”, la Venezi sostiene anche un'eccessiva esterofilia
Un'altra fesseria, se giudichiamo la qualità, cosa importa se l'artista è italiano o meno? Un conto è sostenere il mondo della musica per renderlo competitivo, un altro è l'inutile politica conservazionista.
Suggerisce una diversa regolazione del Fus.
Sperando sempre che i criteri siano legati alla qualità e al sistema produttivo.
Non se ne abbia il direttore, ma con la sua nomina non c'è il rischio che la musica venga ridotta a idea elitaria: o è classica o non è?
A prescindere da ciò, come già detto la mia paura è che questo tipo di atteggiamento supporti la cosiddetta musica commerciale, che per sua stessa definizione deve reggersi sulle sue gambe. Tra l'altro il Fus è stato aperto a molti altri soggetti e ci sono difficoltà e riduzioni per le varie associazioni e festival.
Intanto si parla anche di divulgazione della musica nelle scuole.
Sul piano del principio può anche funzionare, ma poi come si farà? Nella nostra scuola non esiste l'istruzione musicale, perché è una scuola antiquata. Insomma, è facile elencare delle iniziative possibili, poi bisogna verificarne la traduzione.
A questo punto, sente di osare una controproposta.
Le consiglierei prima di tutto di rendersi conto della situazione e poi avanzare proclami e progetti. Torno sui critici perché fa ridere, e capire che non ha capito proprio niente.