Accusato di aver prima drogato e poi violentato almeno due donne, Alberto Genovese ha lasciato San Vittore dopo nemmeno nove mesi ed è passato agli arresti domiciliari in una clinica privata.
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L'ordinanza di scarcerazione di Alberto Genovese, che MOW ha visionato, è datata 27 luglio, ma a quanto pare l’imprenditore è stato scarcerato solo stamattina ed è arrivato oggi nella comunità terapeutica Cres di Cuveglio, in provincia di Varese, preferita dai magistrati alla clinica milanese Le Betulle in quanto più lontana dal capoluogo lombardo, dove si era sviluppata la vicenda.
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Nell’ordinanza si legge che “all’epoca del fermo l’indagato si trovava in stato di alterazione psicologica dovuta allo smodato consumo di stupefacenti, mentre oggi egli si è disintossicato”. Le esigenze cautelari si ritengono attenuate in relazione al pericolo di fuga considerando che Genovese “ha acconsentito a sottoporsi a forme di controllo quali l’applicazione del braccialetto elettronico” e che “è in procinto di devolvere l’intero patrimonio in un trust”.
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In clinica Genovese “potrà proseguire il percorso di recupero dalla tossicodipendenza avviato in regime inframurario e in accordo con le indicazioni e le prescrizioni del SerD”.
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La creazione del trust è stata prevista per farci confluire il patrimonio integrale dell’indagato, con la finalità di devolvere “la gestione del proprio patrimonio separandosi cosi in termini oggettivi dalle proprie disponibilità e dal controllo delle stesse… garantendo comunque il pagamento delle spese di giustizia inerenti tali procedimenti, eventuali risarcimenti dei anni dovuti alle P.O. (persone offese, ndr) nonché il pagamento di qualsiasi debito d'imposta e/o sanzioni amministrative”.
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Nell’ordinanza è contenuto pure un passaggio in cui si dice che “è innegabile che l'attenzione mediatica di cui il presente procedimento è stato oggetto, nel bene e nel male, ha permesso di disvelare un sistema patologico di relazioni interpersonali, fortemente alterato dall’uso smodato di sostanze stupefacenti, talvolta volontario e talaltro indotto, che aveva la sua genesi all'interno degli eventi organizzati dall'indagato, nei quali il Genovese, nella connivenza generale dei partecipanti agli eventi stessi, selezionava le proprie vittime”.
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L'avvocato Ivano Chiesa, difensore di due delle presunte vittime, sentito in merito da MOW commenta: “Ribadisco quello che ho già detto, appenderò questa ordinanza in studio come linea guida a cui rifarmi per tutti i casi che avrò di persone che con reati meno gravi e con gli stessi problemi si tossicodipendenza non ottengono gli arresti domiciliari, tantomeno con il braccialetto elettronico, tantomeno in comunità, dopo dozzine di istanze”.
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L’avvocato di Genovese, Luigi Isolabella, intervistato da Telelombardia, dice invece che “lui vuole affrontare il percorso di uscita dalla droga e sta facendo di tutto per farlo. Si rende conto della drammaticità della droga, delle conseguenze della droga. È determinato a uscirne. Cosa che ha già iniziato a fare e adesso lo faremo in modo più profondo".
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L’imprenditore, 44 anni, era stato arrestato il 6 novembre scorso nell'inchiesta della squadra mobile di Milano, coordinata dall'aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini. Per lui – secondo quanto riporta l’Ansa – “ si avvicina la richiesta di processo per presunti abusi nei confronti di una 18enne il 10 ottobre scorso a Milano dopo un «festino» nell'attico di lusso «Terrazza sentimento», a due passi dal Duomo, e di una 23enne il 10 luglio 2020 a «Villa Lolita» a Ibiza, sempre dopo averla resa incosciente con mix di cocaina, ketamina e mdma”.
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“Sta bene – ha aggiunto Isolabella riguardo al suo assistito, con il quale lo si vede colloquiare in alcune delle foto – . Affronteremo il processo, affronteremo le carte, affronteremo la sostanza. La salute in questo momento è buona. Sicuramente deve recuperare tanto. Il percorso di recupero è fondamentale. Adesso vedremo quanto durerà”.
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Molti si chiedono se sia giusto che una persona accusata di reati così gravi (per quanto non ancora condannata) possa lasciare il carcere dopo nemmeno nove mesi per una comunità sul lago con vari comfort. Qualcosa di evidentemente precluso a molti altri magari condannati per reati di minore entità, se è vero che, come riporta l'associazione Antigone, l'affollamento delle carceri oggi supera il 113%, e dall'inizio dell'anno ci sono stati 18 suicidi.
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