Chi non conosce Flixbus? E Soprattutto, chi non hai mai preso Flixbus? Il colosso tedesco di trasporto extra urbano low-cost, nato nel 2011 è ormai presente ovunque in Europa, e dal 2018 anche nel sud-ovest degli Stati Uniti, con oltre 42 Paesi, 2500 destinazioni, e 400.000 collegamento giornalieri. Solo in Italia le mete sono oltre 100, da nord a sud e persino in Sicilia; ma al di là di tutti i dettagli tecnici che difficilmente interessano qualcuno, perché usare Flixus? Recentemente dalla Germania è giunta una tragica notizia: sulla autostrada A9 vicino a Lipsia un pullman Flixbus si è ribaltato causando numerosi morti e feriti. Se anche è vero che su tragedie come queste c’è ben poco da dire, anche perché, in questo caso, non sono ancora certe le dinamiche dell’incidente, c’è da chiedersi: come si viaggia su Flixbus? Quali sono i livelli di sicurezza? Se è vero che già loro stessi avvisano sia un servizio “low-cost”, che preannuncia qualcosa che certamente non è di lusso, qual è il livello di sicurezza e di tutela dei viaggiatori che scelgono d’imbarcarsi?
Chi e perché viaggia su Flixbus: esperienza personale
Nei miei anni da studentessa universitaria, come la maggior parte di miei coetanei in tutta Italia – tolti quelli che alcuni mesi fa, in un viaggio in prima classe su Italo, erano stati definiti “Lanzichenecchi” da Alain Elkann – ho preso Flixbus, molte volte. Il primo motivo per prendere Flixbus è indubbiamente il prezzo: che si tratti di una breve gita fuori porta, una vacanza con gli amici, un viaggio di lavoro o un viaggio della speranza da nord a sud (tipicamente quello dei ragazzi fuorisede che per le vacanze di Natale tornano dalla famiglia) la cosa più competitiva di Flixbus è il prezzo. Di fronte a prezzi spesso esorbitanti, soprattutto nei periodi di vacanze, di Trenitalia, fra Intercity e soprattutto Frecciarossa, dove un viaggio Milano-Puglia può costare anche 200€ a/r, dove i voli - anche quelli low-cost - costano anche di più, e dove Italo non raggiunge, ancora, moltissime mete, Flixbus è l’unica speranza. Il punto però è uno: una volta che si sceglie di compiere un viaggio con Flixbus, lo si fa con la consapevolezza che un biglietto di pochi euro (a volte ci sono prezzi assurdi di 10, 5 e persino 3 euro a tratta!) potrebbe comportare tutta una serie di infinitesimali disagi. Io ho scelto di viaggiare con Flixbbus in tutta Italia e in Europa, partendo dalla ridente (si fa per dire) autostazione di Milano Lampugnano, per raggiungere Bologna, Firenze, Torino, ma anche Nizza, Marsiglia, Parigi, Ginevra e persino la Croazia. Sui pullman Flixbus in Italia ci sono appunto, come preannunciato in apertura, soprattutto studenti, ragazzi giovani, talvolta giovanissimi, come lo ero anche io, quando appena 21enne mi apprestavo a compiere i primi viaggi da sola. Oltre agli studenti poi, alcuni lavoratori, soprattutto quando ci sono eventi particolari come per esempio il Salone del Libro di Torino (esperienza che ho vissuto personalmente) laddove Trenitalia non lascia alternative perché i treni non solo costano tantissimo, ma sono anche sempre pieni. Fuori dall’Italia il discorso è un po’ diverso: sia nella tratta Milano – Marsiglia (che passa da Nizza), che in quella Milano-Zagabria, ci sono moltissimi stranieri, fra cui si trovano sia giovani nordeuropei e americani che girano come vagabondi alla scoperte delle città europee, sia famiglie – verosimilmente – di umili origini, “povere”, con figli piccoli, che scelgono Flixbus perché magari non si possono permettere un mezzo alternativo.
Testimonianza di viaggio: la qualità misera dei servizi fra Milano, Bologna, Marsiglia, Torino e Zagabria
Sulla tratta Milano-Marsiglia, che ho preso più volte, ci sono anche molti migranti, di cui non sempre e non tutti sono in possesso di regolari documenti e permessi di soggiorno. Così, proprio come accade al valico di Ventimiglia alla stazione dei treni, anche su Flixbus, pur essendo Italia e Francia in area Schengen, spesso e volentieri capita che la polizia (sia italiana, che sopratutto, francese) fermi i pullman per un controllo notturno dei documenti. Di solito questo tipo di controlli avvengono in modo inaspettato, di soppiatto, proprio per impedire eventuali “fughe” dei malcapitati. Ho assistito a questo tipo di controlli in diverse occasioni. L’ultima piuttosto recente, nella primavera dello scorso anno, durante un infernale viaggio notturno sulla tratta Marsiglia-Milano, appunto. Quel viaggio fu infernale per diversi motivi, di cui i più salienti, che ricordo ancora oggi con orrore sono: la durata di 7 ore senza alcuna sosta in Autogrilll (esperienza ai limiti della sopravvivenza); bagno guasto, per non farsi mancare nulla; stazione di Marsiglia pullulante di ratti, come fossimo sul set di Ratatouille live action; e infine, degli ammortizzatori evidentemente non ottimali, giacché per tutte le 7 ore abbiamo allegramente sobbalzato e sospirato, con nausea e conati, fino alla fine del viaggio. A proposito dei controlli dei documenti: siamo stati sorpresi di notte, verso le 3.30 (dunque forse dovrei dire mattina), all’attraversamento della frontiera italo-francese. Proprio quando tutti ci eravamo quietati e addormentati, in attesa di raggiungere prima Torino e poi Milano (in ogni tratta, Flixbus fa tante fermate lungo il suo percorso, fermate in cui però non si ha il tempo di andare al bar o in bagno, perché non si fa scendere chi non è giunto a destinazione, proprio per risparmiare tempo) e diverse persone – specifico, anche se forse potrebbe essere già intuibile – di origine africana hanno avuto problemi.
Un episodio analogo, molto più grave mi è in realtà successo sulla tratta Milano-Zagabria, dove la polizia di frontiera croata ci ha trattenuto per un simile controllo per molte ore, concludendo con l’arresto di una persona non in possesso di documenti e con ore ore di ritardo per tutti noi, che nel mio caso si sono tradotte nel perdere l’ultima coincidenza a Zagabria per proseguire il mio viaggio, che mi ha lasciata praticamente sola, abbandonata a me stessa, di notte, a Zagabria, senza un piano B (all’epoca avevo meno di 25 anni, quindi chiunque può immaginarsi lo spavento). In quell’occasione risolsi con “sportività” trascorrendo una notte in ostello a mie spese, ma non ero l’unica ad essersi trovata in quella situazione e soprattutto, non era una soluzione giusta, dato che Flixbus dovrebbe accertarsi, in qualche modo, dell’identità delle persone che imbarca prima di viaggiare all’estero. Non controllano a dovere i permessi di circolazione dei passeggeri per le tappe all’estero? Viene forse da chiedersi. No, confermo, non lo fanno. Se anche verificano i documenti, il controllo è evidentemente superficiale, dato che difficilmente, altrimenti, accadrebbero fatti simili. E il doversi poi pagare un ostello, per non rimanere in strada, di notte, è quantomai assurdo, il tutto a causa della superficialità di Flixbus.
Che dire poi della puntualità? Quando questa non è influenzata dal controllo passaporti, non è comunque detto che le cose funzionino come si deve. Nell’estate del 2023, una delle giornate più torride di tutto l’anno, quando c’erano almeno 40° all’ombra, viaggiai di nuovo con Flixus (forse a pensarci, a perseverare, mi voglio del male) nella tratta Bologna-Milano. Ho diversi amici a Bologna e da anni si lamentano del rincaro dei biglietti dei treni, oltre all’immotivato taglio delle corse (è un fatto ci siano molti meno regionali e più costosi oggi, rispetto per esempio a 10 anni fa). “Costretta” dalle circostanze, visti i prezzi competitivi di 15-20 euro a tratta (che con particolari offerte sono anche inferiori) scelsi malauguratamente un pullman pomeridiano che in tre ore avrebbe dovuto portarmi a Milano. Se il caldo non si può attribuire alla compagnia, si può attribuire però il ritardo: pur avendo, io e gli altri malcapitati in attesa in stazione a Bologna, comprati i nostri regolari biglietti, a pochi minuti dalla partenza abbiamo ricevuto una e-mail (anche se a ricordare bene non era arrivata nemmeno a tutti) che ci annunciava che il nostro pullman era stato cancellato. “In che senso?” Pensammo tutti, allora, piuttosto sconcertati. Qualcuno si arrabbiò molto (fra cui la sottoscritta), qualcun altro, invece, evidentemente abituato e rassegnato, si limitò a sedersi a terra, in quel caldo torrido, in una desolante e sconsolata attesa. Dopo diversi minuti ricevemmo un’altra e-mail che confermava che un pullman c’era, ma che, per ragioni a noi sconosciute, sarebbe arrivato in ritardo di un’ora, che poi sono diventate due ore e mezzo. E chissenefrega di quel ragazzo, che chiameremo Marco (perché non ricordo il nome), giovane designer che stava andando a Milano per seguire una mostra in cui c’erano anche le sue opere esposte, e che, visto il ritardo, perdeva un incontro di lavoro. Chissenefrega – evidentemente – anche di me che stavo per svenire a causa del caldo, in preda all’impazienza e soprattutto, assalita dalla rabbia causata dal non sapere se il maledetto pullman sarebbe mai arrivato. Poi il pullman arrivò, finalmente, ma in compenso il bagno era guasto e odorava tremendamente di feci e urina (ricordo un grido “Che puzza di me*da!”) per cui ad un tratto fu come viaggiare su un vagone di terza classe ottocentesco, o forse un carro bestiame in cui l’unica cosa che pensi è: “Non vedo l’ora di arrivare a casa”. Insomma, oltra al danno, la beffa. Ovviamente nessun rimborso pervenuto, ma in compenso, come per ogni corsa, arrivò poi una e-mail: "Che ne pensi di Flixbus? Raccontaci come ti sei trovato/A"! Male. Mi sono trovata male.
Ci sono state anche esperienze meno negative su Flixbus (più o meno). Per esempio, nella tratta Milano-Torino, dove io e molti altri giornalisti, autori, blogger o semplici avventori ci trovavamo per raggiungere il Salone del libro 2023. Nonostante il diluvio universale che ci rovinò il weekend, non ci furono grossi ritardi, problemi tecnici, bagni guasti, sobbalzi, controlli inaspettati e disagi. L’unica cosa piuttosto fastidiosa che ricordo era la scortesia dell’autista. In quel caso era una donna, una donna dell’est dal fortissimo accento e dalla fronte corrucciata. Anche chi scrive ha origini nell’Europa orientale dunque si tratta di tutto fuorché una critica razzista, ma quella donna era veramente cattiva (ai tempi pensai “che gran stro*za!”). Perché? C’era una coppia, un uomo e una donna, italiana lei, africano lui. Non aveva problemi con i biglietti o i documenti ed erano assolutamente tranquilli. Insomma, non creavano fastidio a nessuno, eppure l’autista - che sembrava a tutti gli effetti un camionista dell’est, ma in versione femminile – iniziò a gridare loro contro. Avevano con sé un qualche elettrodomestico ancora confezionato, forse una specie di fornelletto a microonde, con scontrino e scatolone nuovo di zecca, e lei impedì loro in malo modo di salire. Disse che certi prodotti non potevano essere trasportati nemmeno in stiva e, li lasciò a terra, nonostante fossero clienti paganti e con tutto il diritto di portare a termine il proprio viaggio. Non ci fu nemmeno il minimo tentativo di trovare una soluzione pacifica e, se anche mi era venuto in mente di intervenire, di fronte all’atteggiamento aggressivo di quella donna, che maltrattava quei due passeggeri, rimasi in silenzio, per la paura di essere anche io, a mia volta, lasciata a terra. Sembrava quasi una specie di sergente dittatore Flixbus, ma a dirla tutta, quella non fu nemmeno la peggior esperienza di viaggio, fra tutte.
La peggior esperienza di viaggio mai vissuta: il guasto, la gendarmeria francese e il freddo del Monte Bianco
La peggiore esperienza con Flixbus mi è successa alcuni anni fa, in un viaggio da Parigi a Milano. In quel caso finire su Flixbus fu una scelta obbligata. Era dicembre ed ero stata a Parigi per il mio compleanno. L’ultimo giorno in giro per il centro, mi trattenni eccessivamente in un bistrot a mangiare una soupe d’oignon – che a ripensarci oggi, fa molto ridere – ignorando gli alert che annunciavano guasti e ritardi sulla linea metro e treno, che avevo intenzione di utilizzare per raggiugere l’aeroporto per tornare a Milano. In quel caso avevo infatti prenotato un regolare volo, ma tra una cosa e l’altra, una distrazione e l’altra, infine, a causa della soupe d’oignon, persi l’aereo per Milano. Dopo un prevedibile momento di sconforto, dopo aver cercato altri voli che costavano almeno 400 euro in su, per la stessa giornata, Flixbus divenne l’unica soluzione. È da riconoscere il fatto che, viste le migliaia di mete in tutta Europa, Flixbus, ti permette, in effetti, di arrivare un po’ ovunque, pagando poco, sopratutto quando non hai altra scelta. Trovai allora due biglietti, all’ultimo momento, per rientrare a Milano. La tratta era Parigi-Ginevra, un cambio, e poi Ginevra-Milano. Circa 6-8 ore previste, niente di terribile (anche di fronte al fatto che altrimenti restavo bloccata a Parigi). Sulla tratta Parigi-Ginevra niente da dire: viaggiammo di notte, fu veloce e piuttosto tranquillo. I problemi si presentarono però proprio nel tratto successivo. Per la tratta Ginevra-Milano cambiammo pullman e salimmo su un grosso mezzo dove l’autista, un simpatico signore veneto, ci accolse con tranquillità. Peccato che poco dopo, quando iniziamo a salire su per il Monte Bianco (non so perché, ma quello era il percorso designato), dopo diverse ore di coda in attesa, a causa dei molti camion presenti, il pullman iniziò ad emettere strani rumori. Successe una volta, poi due, poi tre, tanto che scherzando dissi: “Immagina se ora, dopo aver perso l’areo, si rompe l’autobus”. È esattamente quello che accadde.
Quando eravamo proprio in cima al Monte Bianco, in terra francese, fra il gelo e la neve e nessuna provvista (in una tratta di 4-5 ore nessuno aveva pensato di portarsi granché), dopo una serie di curve e tornanti il pullman si fermò. Era una situazione surreale e quanto mai spaventosa, perché eravamo ad altissima quota, in una posizione pericolosissima, su una curva, in mezzo alla strada – per tornare all’incidente degli scorsi giorni a Lipsia – e l’autista, preoccupato, aveva iniziato, bestemmiando in veneto, a chiamare i suoi superiori Flixbus per farci venire a prendere. Era evidente che quel mezzo non era stato revisionato come si deve, ma ora non c’era più niente da fare. Dopo ore di attesa, con tutti noi passeggeri in preda alla disperazione, arrivò un pullman di Stato della gendarmeria francese. Era tutto nero, imponente, e tutto era assolutamente surreale. Ci distribuirono acqua e caramelle gommose (questa scelta fatico ancora oggi a comprenderla) e ci caricarono tutti su quel pullman di Stato francese. All’inizio speravamo ci avrebbero portati a casa, ma in fondo, eravamo solo dei poveri illusi. Finì che, proprio come fanno con i migranti irregolari che passano dalla Francia, gli amabili francesi ci scaricarono a Courmayeur. Della serie: “Ora non siete più un problema francese, caz*i vostri”. A quel punto erano ormai passate almeno sei ore. Nessuno di noi avevamo mangiato, e iniziammo a cercare di comprare qualcosa nell’unico posto aperto dell’area: era inizio dicembre, ma stranamente non si trovava nulla di aperto dove fermarsi a mangiare alle quattro di pomeriggio. A conti fatti, eravamo partiti da Parigi per Ginevra e poi (in teoria) Milano a mezzanotte del girono prima; alle quattro di pomeriggio del giorno dopo, eravamo ancora lì, frustrati, affamati e arrabbiati con Flixbus e con noi stessi per averlo scelto.
Dopo oltre un’ora di incertezza, lamentele sull’app di Flixbus, telefonate, e-mail e ingiurie verso l’autista, si presentò infine un alto dirigente Flixbus con un altro loro pullman, venuto apposta a salvarci da quella valle di lacrime. Era partito da Milano e arrivò come una specie di messia e salvatore a raccattarci tutti quanti. Non disse niente, e noi, che eravamo già fin troppo stanchi, non dicemmo niente a nostra volta. Arrivammo dopo tre ore, finalmente, a Milano, e per quanto riguarda la sottoscritta, la terribile esperienza finì lì. Il viaggio che inizialmente doveva durare 6-8 ore, divenne un'esperienza memorabile di 18 interminabili ore. Manco fossimo scesi in Calabria. Il mio compagno di viaggi, un ex fidanzato dell’epoca, non poté andare a lavoro quella sera, ma di certo non fu il più sfortunato. Un gruppo di ragazze dovevano infatti essere a Milano per una coincidenza, per raggiungere successivamente Roma. Il punto è che quel clamoroso e assurdo ritardo, fece loro perdere quella coincidenza e si erano ritrovate senza mezzo, senza rimborso e senza nemmeno un posto in cui trascorrere la notte. Se a noi tutti passeggeri, dopo lunghe insistenze, venne rimborsato il prezzo intero del biglietto, quelle ragazze, che erano in seri guai, dovettero insistere e litigare con entrambi gli autisti, per ricevere almeno uno straccio di promessa (solo una promessa!) di essere rimborsate per tutti gli ulteriori danni, fra cui la perdita della coincidenza e il non avere un giaciglio per la notte.
Fu in effetti un’esperienza più che mai assurda, a ripensarci (e tutto per una soupe d’oignon, che non era nemmeno così buona). Ma qual è la morale di questo racconto, se una morale davvero esiste? Flixbus è un grosso, gigantesco NO. Flixus ti tratta male e non ti lascia garanzie. Flixbus è in ritardo, quando c’è e 9 volte su 10 ci sono problemi. Flixbus costa poco, ma il prezzo da pagare è la tua sicurzza personale, il perdere tempo, sprecare risorse, trovarti senza poter usare il bagno, oppure di notte, solo, in una capitale straniera. Flixbus è - a volte - scortesia, ritardi, disagio. Ma perché allora migliaia di utenti si ostinano a sceglierlo sempre, ancora oggi, nonostante tutto? Verrebbe da chiedersi, e me lo chiedo sempre anche io, che pur ci ho viaggiato moltissimo. La riposta è semplice: perché i treni fanno sempre più pena, perché non ci sono abbastanza tratte, perché al sud mancano proprio le stazioni e le destinazioni, perché se sei un giovane lavoratore, o studente (o studente-lavoratore), non hai alternative. È questa la verita: spesso non ci sono alternative. E a meno di essere come quei giovani ragazzi evidentemente benestanti, che il signor Elkann definì simpaticamente “Lanzichenecchi” nella sua testimonianza su Repubblica lo scorso anno, difficilmente ci si può permettere mezzi diversi da Flixbus, e la prima classe di Frecciarossa e Italo, sono ancora cose da pochi eletti.
Giudizio complessivo: ma chi me l'ha fatto fare!