Altri contesti, altra storia, ma l’avvocato Ivano Chiesa ha seguito la vicenda delle ragazze presunte vittime di Alberto Genovese, che ci hanno messo la faccia proprio su MOW prima di essere giudicate inattendibili dalla Procura (che in legalese, attenzione, non vuol dire bugiarde, differenza fondamentale). In ogni caso sa cosa vuol dire avere a che fare con giovani traumatizzate, conosce perfettamente la legge e quindi lo abbiamo contattato per commentare la notizia del momento: lo sfogo di Beppe Grillo in difesa di suo figlio, accusato di strupro ai danni di due ragazze in Sardegna nel luglio 2019.
Avvocato, la prima domanda è d’obbligo: le due ragazze che lei ha difeso nella vicenda Genovese, per essersi esposte su MOW e in trasmissioni televisive, hanno ricevuto offese di qualsiasi genere e molte persone hanno avanzato dubbi sulla loro versione. L’atteggiamento tenuto da Grillo, nel suo videomessaggio, lo ha ricordato molto, non le pare?
«Grillo ha detto due cose che non stanno né in cielo né in terra. Innanzitutto non è vero che puoi essere processato per violenza carnale soltanto se vai in galera. Chi l’ha detto? Puoi stare tranquillamente in libertà. I magistrati valutano la pericolosità del soggetto, le esigenze cautelari sono una cosa diversa dalla colpevolezza. Io posso essere accusato di un omicidio ed essere libero fino al terzo grado di giudizio. Questo concetto noto che si fa molta fatica a capirlo, perché magari i giudici hanno valutato che per le condizioni in cui si è verificato l’omicidio o per il percorso delle indagini io posso essere valutato come soggetto non pericoloso, quindi non ha senso che stia in carcere fino a quando non sarà emessa sentenza. Oppure può succedere il contrario: sono accusato di omicidio, gli indizi sono contro di me, io appaio come un soggetto pericoloso perché magari ho dei precedenti a mio sfavore o perché le modalità in cui è stato sviluppato quel reato denotano una potenziale pericolosità e nonostante non sia ancora provata la mia colpa i giudici preferiscono tenermi in custodia cautelare, anche se poi le accuse si rivelano infondate e vengo assolto. Quindi quello che ha detto Grillo, e cioè che sono due anni che suo figlio è fuori e questo basterebbe a sostenere che non ha fatto niente, è una stupidaggine. Bisogna valutare la situazione processuale complessiva».
E la seconda stupidaggine?
«Ho trovato di cattivo gusto il riferimento al fatto che una delle ragazze coinvolte il giorno dopo il presunto strupro andava in giro a fare sport. Ma cosa vuol dire?».
O che è meno credibile solo perché ha denunciato la violenza dopo alcuni mesi…
«Anche questo ma cosa vuol dire? Non per niente il termine per presentare denuncia per violenza carnale è il più lungo che c’è nel nostro ordinamento, perché gli studi psichiatrici e psicologici hanno dimostrato che le donne che subiscono violenza tendono a non dirlo per molto tempo perché prima devono elaborare il tutto. Ecco perché la legge gli dà tempo. Criticare questa facoltà legislativa è senza senso. Da ultimo, da che pulpito viene la predica? Grillo è un giustizialista a capo di un partito di giustizialisti…».
Molti direttori di quotidiano, come Belpietro della Verità e Sallusti del Giornale, hanno fatto notare una coincidenza: fino a quando al ministero della Giustizia c’era Alfonso Bonafede, uomo del Movimento 5Stelle, di questa vicenda non se ne parlava. Adesso che il ministero si è liberato dal controllo di Grillo è tornata di attualità
Ride… «Questa è una visione giornalistica di cui prendo atto».
Sallusti ha citato il libro Il Sistema, in cui l’ex magistrato Palamara, spiega le commistioni tra tempi giudiziari e politica.
«Queste sono dietrologie di cui io non so che dire». Anche perché i tempi, in realtà non tornano, dato che nel novembre scorso il magistrato ha chiuso le indagini e ha messo gli atti a disposizione della difesa, che ha chiesto un termine per fare le controdeduzioni ed eseguire le indagini difensive. Nei giorni scorsi sono stati ascoltati gli altri tre indagati dell'indagine, tenuta top secret. Giovedì sera è toccato, invece, al giovane Ciro Grillo. Insomma, le indagini sono andate avanti nonostante la presenza di Bonafede al ministero. Adesso si attende per il rinvio a giudizio del figlio di Grillo e degli altri tre indagati.
Avvocato, Grillo e la madre di Ciro hanno fatto riferimento più volte al video incriminato, come se lo avessero visto. Ma è possibile?
«Sì, perché gli atti sono stati depositati e messi a disposizione della difesa».
Un’ultima domanda: che novità ci sono sul caso Genovese?
«Ci sono delle attività istruttorie in corso, di più non posso dire».