Attenzione: l'articolo che segue contiene svariate volte la parola “topper”. Se siete sensibili all'argomento, siete pregati di leggere lo stesso, ma di farvi accompagnare da qualcuno. Chiunque abbia mai guardato 4 Hotel, il reality alberghiero che va in onda su Sky, Now e Tv8, non avrà di certo potuto fare a meno di rimanere sorpreso dal feticismo dei topper che affligge il presentatore: il simpatico e pluridecorato chef Bruno Barbieri. La sua strepitosamente insana passione per i materassini imbottiti da posizionare tra il materasso e il coprimaterasso. Eppure si tratta di un supporto che molti di noi avranno visto soltanto in Tv, e che nemmeno avranno mai pensato di comprare. Bruno Barbieri sembra che non possa sopravvivere senza topper, è un vero tormentone, e quando il topper incautamente manca, il nostro chef immancabilmente bacchetta l'albergatore incosciente per non aver messo il topper. Abbinata ripetuto tre volte la parola “topper” apposta per evidenziare quanto questo sia al top dei pensieri topper di Barbieri. Come dovremmo spiegarci questa mania? Il Grande Altro di Lacan? L'Edipo di Freud? Ci sono feticisti di ogni tipo, perché preoccuparsi se a qualcuno piacciono i topper. Però perché insistere così tanto, da farlo diventare un tormentone? Ci servirebbe un topper, forse, per ragionarci meglio sopra. Cerchiamo su Google, magari troveremo il topper dei nostri sogni. C'è questa ditta, si chiama Dreamin*101. Apriamo un po' il sito. Bruno? Che ci fai qui? C'è Bruno Barbieri ovunque, sul sito di questa azienda che produce e vende topper. C'è addirittura un topper firmato Bruno Barbieri, in vendita. C'è anche un cuscino di Bruno Barbieri. Ma il topper, il topper. Sarà mica che lo chef più brillante d'Italia abbia lanciato il tormentone apposta per poi pubblicizzarne uno, o anche soltanto per far aumentare le vendite dei topper? Pochi giorni fa Bruno Barbieri ha pubblicato sul suo Facebook un post. L'immagine era un frame di 4 Hotel. Bruno seduto sul letto con un'espressione indecifrabile, chiedeva ai followers se, secondo loro, il letto avesse o meno il topper. Il letto è preparato, e ovviamente il topper non si vede. Tuttavia, come sosteneva George Lakoff in Non pensare all'elefante, nel momento in cui leggi la parola topper, il cervello automaticamente ha già prodotto mentalmente l'immagine di un topper, con tutte le associazioni mentali ad esso correlate. Le associazioni, poi, diventano ancora più solide se la parola viene ripetuta più e più volte. Così, se diciamo di non pensare al topper, questo è impossibile, perché lo state già immaginando prima che possiate fermare l'immaginazione. Questo meccanismo mentale è il segreto dei tormentoni, in generale, ma è anche uno dei segreti della pubblicità. Ora, Bruno Barbieri non pubblicizza direttamente nel programma la ditta dei topper, né lo stesso brand rientra tra gli sponsor di 4 Hotel; e nemmeno nel post che ha messo su Facebook compare l'ormai obbligatorio hashtag #adv. D'altronde, non compare nessun brand. Negli anni gli sponsor dichiarati dal programma sono stati Daikin, Aetherna e Zucchetti. Non Dreamin*101, l'azienda che produce topper e per la quale Bruno Barbieri è diventato ambassador e compare negli spot in tv e sui social...
Bruno Barbieri pubblicizza, in 4 hotel e sui social, il topper come concetto. Come negli anni Sessanta, quando si pubblicizzava la birra: “Chi beve birra campa cent'anni”. Chi mette il topper sotto il materasso, campa cent'anni. Però qualche dubbio su un possibile conflitto di interessi sorge. In televisione ha iniziato a girare lo spot della ditta, ovviamente con Bruno Barbieri. Lo slogan è: ma non ce l'hai il topper? Curiosamente, nei profili social del brand compare lo spot, e Bruno Barbieri non viene taggato direttamente, ma soltanto tramite hashtag. Ha prestato il volto ma non interviene direttamente. Strane logiche del marketing. Magari avrebbe chiesto un compenso più alto, per essere taggato. Magari non vorrebbe rischiare di fare la fine di John Travolta. Magari non vuole avere grane con il programma, che non è sponsorizzato dalla ditta dei topper. Sta di fatto, però, quanto abbiamo spiegato prima: il tormentone crea un'associazione mentale automatica, per cui se dici topper non puoi fare a meno di pensare, sorridendo, a Bruno Barbieri, e se dici Bruno Barbieri non puoi fare a meno di pensare al topper. Detto questo, se poi inizi ad associare il nome di Bruno Barbieri a uno specifico brand che vende topper, il gioco del marketing indiretto e di un potenziale conflitto di interessi, è fatto.