“Amore cosa c'è di buono a pranzo?”- “Pasta al pomodoro. Cosa vuoi, fusilli di acheta domesticus o spaghetti di molitor tenebrio?”. Non è il pasto dei troll come nel film Borders e nemmeno quello di due thailandesi amici nostri. Questo è un anticipo del futuro, prospettatosi un decennio fa e ora affacciatosi nel presente e sulle nostre tavole. Precisamente la tavola di noi di MOW. Dopo annate di veganesimo per una cucina cruelty free per abbattere il consumo di carne, nel rispetto degli animali e dell’ambiente, gonfi di broccoli e ceci e con la ginecomastia a furia di ingoiare tofu - ignorandone beatamente la filiera di provenienza e le possibilità di contaminazione della soya alla base - giriamo attorno a questa proposta di diventare entomofagi per avere una quota proteica soddisfacente e attingere ad una fonte sostenibile e di facile disponibilità. La scelta è varia: vermi, grilli, blatte e tutto quello che ci fa cacciare un urlo quando li vediamo sbucare da sotto il lavandino o entrare dalla finestra. D'altronde deprecavamo chi nel mondo si nutriva di insetti – sono almeno oltre due miliardi di persone che lo fanno - e ora tocca a noi. O almeno così pare, visto che da poco anche l'Europa ha aperto a questa possibilità. Nel 2023 due ragazzi milanesi fondarono a Londra la start up Small Giants di prodotti alimentari a base di insetti, l'ossimoro stava a rappresentare i grandi progetti sviluppati grazie a minuscole bestiole. Ora che non esistono più veti europei per la vendita di insetti ad uso alimentare, i due italiani, Francesco Majno ed Edoardo Imparato, laureati nel capoluogo meneghino al Politecnico e alla Cattolica - sono tornati appunto a Milano - vera Capitale economica d’Italia - e noi li abbiamo catturati, insieme ai loro insetti, per provare il “novel food”, come lo definisce il nuovo regolamento Ue 258/97. Perché chi siamo noi se non gente di MOW che ovunque va e paura non ne ha? Ci siamo mangiati le peggior porcherie nei ristoranti romani e cinesi, non saranno due grilli che ci fermeranno. Sul sito della Small Giants è possibile scegliere tra i biscotti e i crackers salati e anche tra i vari formati di pasta. Noi ci siamo fatti spedire dei fusili di farina di grilli, venduti dall’azienda a lotti di quattro pacchetti ciascuno, per la cifra di diciassette euro.
Se il detto è quando “a tordi e quando a grilli”, era meglio “andà pe grilli” nel tempo libero, il problema è farne fusilli, poi. Per quanto anche i produttori di pasta abbiano il medesimo nostro problema, cioè renderli farina, possibilmente da morti. Il processo pare consista nel recuperare gli ortotteri dall’allevamento – dove sono amorevolmente svezzati con erba fresca, radicchio, fieno e mangime per pesci, al compimento di un mese di vita per essere congelati a meno 18 gradi per due giorni, poi scongelati e lavati, sterilizzati, essiccati in forno e macinati. Tutto ciò evitando di ascoltare la vocina della coscienza del nostro personale grillo parlante, che ci sussurra che anche mangiando grilli non si sopprime il dettaglio della crudeltà inflitta agli esseri viventi. Insomma alla fine abbiamo calato la pasta, che per la cronaca appare nella tonalità di un verde militare che ricorda la crusca o gli spinaci. Nulla è saltato fuori dalla pentola, in cottura, ed è già è parecchio. Abbiamo poi affogato i fusilli nel sugo di pomodoro con base di aglio e olio e li abbiamo assaggiati. All'olfatto la pasta di grilli non ha particolari caratteristiche degne di nota. Il sugo sovrasta - per fortuna - qualsiasi odore, se ce ne fosse. Al gusto ricorda decisamente la pasta integrale, con sentore amarognolo e consistenza non elastica come la pasta di grano duro, ma più fragile e farinosa in bocca. Per questo consigliamo la cottura al dente. Diciamo che i puristi della pasta non gradirebbero, ma un fanatico della forma fisica si, visto che contiene il 22 per cento di proteine animali per etto. Con un etto e mezzo di pasta di grilli il palestrato introdurrà dunque 33 grammi di proteine di alta qualità, ribadendo il concetto di differenza sostanziale tra proteine cosiddette nobili, di derivazione animale e quelle di origine vegetale, sul quale vi è ancora troppa confusione. Parecchio per un piatto di… carboidrati? In più la pasta di grilli contiene vitamina B12, pochissimi grassi e fibre alimentari a bassissimo impatto ambientale, a differenza della produzione della carne di allevamento. Tralasciamo volutamente le ipotesi di contaminazione da agenti patogeni e gli eventuali svantaggi che deriverebbero dal mangiare insetti secondo alcune ricerche, come l’allergia da chitina, visti i pareri discordanti. Per amor di cronaca segnaliamo l’altra azienda che gloriosamente contribuisce a renderci al passo con gli altri Paesi, nella nostra nazionale produzione di farina di insetti a scopo alimentare. Si tratta della marchigiana Nutrinsect, della quale è Ceo José Cianni, con uno stabilimento in cui si allevano per ora dieci milioni di esemplari di grillo. Si, vabbé, ma a noi questa pasta di grilli è piaciuta? Ma certo che no, non diciamo idiozie. Forse in un futuro distopico di guerra e carestia, augurandoci che mai accada, o chissà, alla moda thailandese, grilli o vermi della farina fritti e in agrodolce con il chili, belli scrocchiarelli…