Al telefono il receptionist Jason è nervoso: “Non siamo noi il ristorante Le Grondici. Questo è l’Hotel Memphis. Noi siamo in via Avignonese, forse lei si riferisce al ristorante in via Poli?”. Siamo sulle tracce di Rinaldo La Mattina, executive chef del ristorante Le Grondici, nei pressi di Fontana di Trevi a Roma, reperibile, secondo i giornali, proprio all’Hotel Memphis. Abbiamo difficoltà a trovare il protagonista di questa storia - che merita una riflessione - perché in realtà l’Hotel Memphis è estraneo alla vicenda, nonostante vi sia stato coinvolto a causa di qualche giornalista distratto. Alla fine, capiamo l’equivoco e percorrendo via del Tritone arriviamo a Le Grondici. Il motivo di questa nostra zingarata stasera è quello di approfondire la vicenda che ha visto lo chef Rinaldo La Mattina travolto da uno scandalo mediatico, reo di essersi fatto fotografare mentre faceva il saluto romano in una trattoria a tema fascista, Il Federale ad Artena, ridente paesino laziale. Pare che, non contento lo chef abbia anche pubblicato la foto sui suoi social, con la chiosa “amore mio”, accanto al capoccione marmoreo del Duce. Mal gliene incolse, perché da quel giorno Rinaldo è stato vittima di persecuzioni da chiunque, trascinando nel suo vortice anche il ristorante in cui lavora e, per colpa della stampa avventata, pure l’Hotel Memphis, che non c’entra niente, con un danno di immagine disastroso. E ti credo che Jason era nervoso. Ad ogni modo il ristorante ci appare algido, nei toni del grigio e metallo, moderno e in grande contrasto con i sampietrini di Roma, di notevoli dimensioni e semivuoto. Potrebbe accogliere almeno altri trenta coperti, senza contare quelli della bella veranda all’esterno, in pieno centro storico. La cattedrale nel deserto però accoglie gruppi di turisti oltre noi e con grande cortesia, assicurandosi sul nome della prenotazione con estrema circospezione. Iniziamo con un carciofo romanesco in due versioni, nature e in crema di pecorino. È insipido e in parte coriaceo, con sentore di mentuccia romana. Lo famo meglio noi a casa. Poi ordiniamo una cotoletta di vitello impanata e fritta con le puntarelle.
Due giri di palazzo in ginocchio e dietro la porta sui cocci e sui ceci per chi ignora cosa siano le puntarelle aglio e alici. Proviamo anche un tacos con concassé di pomodoro, guacamole e tartare di gambero rosso di Mazara, con polvere di olio d’oliva. Croccante e non unta la prima, ma senza gridare al miracolo, sapidità giusta per le puntarelle, qualche dubbio per il tacos per quanto riguarda la consistenza al palato della crema di gambero crudo, che seppur bilanciata dalla croccantezza dal tacos di mais, risulta sgradevolmente eccessiva e molle in bocca. Il maître viene in nostro soccorso quando chiediamo di incontrare lo chef per la questione del gambero, ed è li che capiamo che Rinaldo La Mattina è stato letteralmente sopraffatto da questa storia della foto diffusa. “Lo Chef è impeccabile nel suo lavoro - spiega il maître - è terribile che un professionista che svolga con estrema professionalità i propri compiti venga stigmatizzato per un atto privato. Tanto più che i suoi profili social erano chiusi al pubblico. La frase ‘amore mio’, poi, era rivolta alla sua fidanzata, non al busto di Benito Mussolini”, spiega. Ad ogni modo abbiamo potuto conoscere La Mattina, a patto di non sconfinare oltre il confronto culinario, lasciando da parte la faccenda incresciosa. Rinaldo è un omone grande e grosso dal folto barbone, gentile e sorridente. Il gambero a nostro parere papposo nella sua freschissima purezza, secondo lo chef, è prelibato nel suo essere stato ridotto in crema grossolana. “E poi dimme chi è che te da settanta grammi de gambero crudo, oggi”. Come dargli torto, ma a noi dà l’impressione di deglutire parti di cervello umano. Per dolce churros alla nutella – un plauso per aver inserito nel menù questi dolcetti spagnoli troppo spesso dimenticati - ma qui troppo ‘scarni’ e intrisi di zucchero semolato, senza cannella e senza caramello o dulce de leche.
La vicenda che ha travolto lo chef Rinaldo La Mattina – e che rischia di schiacciarlo insieme al suo lavoro, all’immagine pubblica e alle relazioni sociali – indubbiamente riguarda un episodio che rimanda a odiosi fatti storici del nostro passato che vorremmo dimenticare, come il ventennio fascista. C’è da ribadire che la legge condanna ogni atto che possa dare origine a nuovi focolai di esaltazione dell’ideologia fascista e in questa fattispecie La Mattina esprimeva in modo goliardico e privato le proprie ‘simpatie’ per il Duce, mantenendo uno spazio di privacy al di fuori della sua sfera pubblica, relazionale e lavorativa. Al di là dello sciacallaggio mediatico efferato oggi assistiamo spesso ad una intrusione coatta nella nostra vita privata, che lede uno spazio di libertà sacrosanto per mantenere un sano equilibro psichico vitale. E invece questa società dai contorni sinistramente orwelliani, cruenta e grazie all'uso leggero dei social, così intrusiva nella nostra privacy, mette in pericolo la nostra vita stessa. Il pensiero unico dominante della società impone che, deviando da esso per diritto di libero pensiero, automaticamente ci si trovi nella gogna mediatica che non perdona. Noi ci sentiamo di spezzare una lancia a favore di questo povero cristo dei nostri duri tempi in vetrina, che condannano ogni passo falso pubblicamente e che ci relegano alla mercè dei giudizi di gente che non aspetta altro per sfogare le proprie frustrazioni. Ovviamente, in questa ardua gara nel proteggerci dagli sciacalli, non dimentichiamo di condannare ogni tipo di dittatura totalitaristica, e il fascismo in special modo. La nostra pagella per il ristorante Le Grondici a Roma? Cibo 4, servizio 5, cortesia 5, location 4. Ci torneremmo? Ma sì.