Oggi con Mow si va alla scoperta del litorale romano fighetto di Roma, andando a pranzo in una vera chicca per gente che ce capisce - se dice qui. Esiste infatti una cruenta diatriba che divide Roma sud da Roma nord, e di conseguenza determina la scelta del mare in cui recarsi a svernare nei momenti di relax. Che poi il mare, ahimè, sia color pioppo d’autunno su entrambi i litorali, è un trascurabile dettaglio. Roma sud da sempre predilige la spiaggia di Ostia, con le sue pagnottelle ignoranti, i costumi vistosi e l'ambra solare invasiva. Di contro Roma nord ha sempre snobbato la caciara dei 'Cancelli' di Ostia e i relativi lidi abusivi dai nomi tipici delle dune di Castel Porziano, “Dar Zagaja ar buco”, er “Settebbello”, “L'Ottavo Cancello” giù verso Tor Vajanica - un vero e proprio carnaio negli anni ’80 e ’90 - con l'ultimo a chiudere, lo “Zion”, dove se non righi dritto arriva qualcuno e te da ‘na capocciata. Parleremmo per ore e ore del folklore di Ostia, ma oggi è la giornata del pranzo al mare fighetto. Lasciamo dunque il litorale coatto, con sommo dispiacere per come negli anni abbia perso glamour ma anche civiltà, a causa dell'insediamento di svariati clan mafiosi che fanno il bello e il cattivo tempo. Per quanto riguarda Roma nord, Fregene è la meta d'obbligo per la popolazione dalla pelle color cuoio ed il fisico palestrato, con le chiappe lisce in costume Armani e svolazzanti gonnellone in fine Sangallo. Un tempo questa netta divisione tra i due mari spiccava, imponendosi con prepotenza. Oggi il fenomeno è meno evidente e Fregene è più democratica, avendo aperto le porte a gran parte dei… Ruspanti con la brama di mare e spaghettino alle vongole. Ciò a causa di una maggior eterogeneità generale della popolazione. Ad ogni modo noi di Mow, che siamo cittadini del mondo e stiamo bene sia a Ostia che a Fregene, ci siamo allungati sino al Villaggio dei Pescatori, perché avevamo due ore libere per pranzo e da bravi romani non se le semo fatte scappà. Ma soprattutto, perché è febbraio e La Baia ha già aperto! Planati dunque in questa zona dove negli anni ‘50 c’era una colonia femminile e dove la Sora Tuta stabilì un chiosco di legno - che divenne meta di registi, professionisti, alta borghesia e intellettuali - abbiamo frenato sotto le amate cannucce de La Baia - Trattoria di Mare.
A pochi passi da qui, alla foce del fiume Arrone, Moravia si costruì una casa palafitta. Ancora è lì, bianca, solitaria e invidiata da tutti. Niente file niente ressa, a La Baia ogni cosa è in relax, niente attese, no stress, ma orge di telline. Questo è il trend. Ciabattare verso la tettoia davanti alla spiaggia, vista luccichìo delle onde deserte a ora di pranzo è quanto di più vicino all'idea della spensieratezza dell'infanzia ci possa essere. Una infanzia però, di quelle vissute al mare, appunto. E qui i fortunati si riconosceranno. Già l'acquolina in bocca preannuncia le telline, rare da trovarsi in altri ristoranti, qui è possibile banchettarci al punto da fare a gara con la scultura di gusci sul piatto più audace. E quando diciamo telline, diciamo tellinari anni '70, solitari tra i flutti, e noi che li aspettavamo come si aspetta il supereroe che ci salvi dal male. Ma tutto questo non c'è più. Però c’è La Baia, con le polpettine di pesce, il risotto agli scampi con la quenelle al limone, il pescato del giorno, tra cui spatole, palamite, muggini, calamari. Mancherebbero i cannolicchi, anche detti ‘coltelli’, ma i simpatici abitanti marini sono quasi scomparsi dalle nostre zone. Noi a Benny Gili - patron de La Baia - abbiamo chiesto gli spaghetti alle telline e le polpettine di pesce e ricotta fritte dorate, sublimi entrambe. La clientela è silenziosa e affezionata, il sole filtra tra le cannucce e riverbera sulla sabbia, in più la falanghina fa il suo dovere. È proprio una pausa pranzo a pochi chilometri da Roma che riconcilia con questa vita maiala. Caffettino e dolcetto e se non ci si abbiocca sulla sabbia rovente, si torna alla macchina e si imbocca l’autostrada per tornare a Roma. In quaranta minuti la bolla esplode, il sogno finisce, si ritorna a tribbolà. Alla prossima ora d’aria!
La nostra pagella, dunque, è: cibo 5, location 5, servizio 5, prezzo 4, cortesia 4