C’era una volta il 19 novembre 2017, un gruppo di sognatori – inizialmente informale e formato dai genitori dei ragazzi autistici (come recita la bio del sito di PizzAut) – creò l’associazione PizzAut Onlus con l’intento di sensibilizzare le Istituzioni e la società civile sul tema dell’occupabilità delle persone autistiche. Dopo una serie di convegni importanti nacque l’idea di aprire una pizzeria in Italia, la prima, gestita da personale autistico. Noi abbiamo intervistato lo straordinario Nico Acampora, proprietario di PizzAut, un posto in cui insieme si può davvero nutrire l’inclusione (e lo stomaco). Sì perché come ci ha ricordato Nico, alla pizzeria che ha ospitato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che sul posto esclamò “Sono uno di voi”, rivolgendosi ai ragazzi di PizzAut), Giuseppe Conte ed Elio (amico, sostenitore e cliente fisso del locale) che ha rivoluzionato l’Italia, ci si va per la bontà del progetto ma si torna per la bontà della pizza. Ecco cosa ci ha raccontato Acampora sul suo libro Vietato calpestare i sogni presentato al Passaggi Festival di Fano, le pizze preferite dai politici e su una legge italiana in stand-by…
Buongiorno Nico. Il tuo libro si chiama “Vietato Calpestare i sogni”. Qual era il tuo sogno da ragazzo?
Questa domanda non me l'aveva mai fatta nessuno. Da bambino volevo fare il magistrato perché il mio papà che era un operaio mi diceva sempre questa cosa: 'Se tu conosci 5000 parole e il tuo interlocutore ne conosce 500, alla fine hai sempre ragione tu' e 'siccome le persone che studiano normalmente lo fanno per i loro interessi e mai per difendere le persone più povere, tu da grande devi fare il magistrato'. Così iniziai a studiare il dizionario a memoria.
Qual è stata la tua paura più grande prima di aprire PizzAut?
Ho avuto paura che fosse una follia assoluta. Di non riuscirci, di non avere capacità, soldi necessari, di non trovare ragazzi adeguati e in generale che i miei haters avessero ragione, quando dicevano: “Lei è il solito padre frustrato che non si arrende alla disabilità di suo figlio e si inventa progetti irrealizzabili”. Ho avuto paura che avessero ragione loro.
A proposito di haters, nel tuo libro riporti anche dei commenti molto brutti che hai ricevuto sui social. Qual è quello che ti ha ferito di più e quale invece ricordi con grande gioia?
Tra i più brutti inserisco quello di una neuropsichiatra che mi disse “Il solito padre frustrato” perché quel “solito” vuol dire che lei considera le famiglie non come una risorsa, ma come un problema. E ho pensato che è un male se chi lavora con i nostri figli non ci considera come alleati ma come un problema, quel 'solito' è stata la mia preoccupazione più grande, al di là dell'offesa nei miei confronti. Commenti belli ce ne sono stati tanti, cito quello di una persona illustre, del Presidente Mattarella quando Simone urlò “Mattarella è uno di noi” e lui rispose “Orgogliosamente uno di voi”. E poi aggiunse “Non finivo una pizza da quindici anni e questa l’ho finita tutta perché era leggerissima”. Un altro commento meraviglioso è stato quello di sua Santità Padre Francesco, che ci disse: “Voi state dimostrando che il buon samaritano può essere una persona disabile”. E non è banale, fino agli anni Ottanta i disabili non potevano fare i preti e poi sua Santità l’ha detto indossando un grembiule da pizzaiolo, e il contesto ha reso ancora più straordinario il suo commento.
Nel libro parli più volte della tua esperienza a Tú sí que vales, hai mai pensato a cosa sarebbe successo dopo?
Assolutamente no, qualcuno mi disse: “Tranquillo lascia passare tre mesi e tuti si dimenticheranno di voi”. Io credo che PizzAut sia rimasta nella memoria perché non bisogna ricordare una persona ma un progetto concreto, reale, la gente che viene da noi mangia “un pezzo del nostro progetto”, del nostro lavoro. Un’autrice del programma mi chiamò e disse se volevamo andare a fare un provino per il talent e io risposi che non sapevo nemmeno cosa fosse Tú sí que vales ma lei mi rassicurò dicendomi: “Se una persona ha un progetto così, vale”. Mi emozionò molto.
Cosa ti dissero i ragazzi dopo la prima puntata?
Erano tranquillissimi, quello agitato ero io.
PizzAut è rivoluzionaria. Penso alla legge sulle agevolazioni fiscali per le aziende che assumono almeno due terzi di dipendenti autistici...
Che purtroppo è una legge non ancora applicabile. Ne parlavo col ministro del lavoro e gli dicevo che è assurdo che il governo precedente abbia fatto la legge, i decreti attuativi,abbia ottenuto il parere favorevole del MEF e dell’Inps e a quanto pare la legge non sia applicabile perché questo governo si è dimenticato di chiedere il parere all’Unione Europea. Non so se sia effettivamente questo il motivo, questo è quello che mi dicono. Spero che questo governo, che si è comunque mostrato molto sensibile, visto che anche la ministra Calderone è venuta a mangiare da noi al ristorante, inoltri quanto prima questa pratica al parlamento europeo, adesso che ci sono state le elezioni, perché vorrebbe dire per molte aziende poter investire in questa direzione, per molti ragazzi trovare lavoro e per molte famiglie trovare la serenità.
Qual è la pizza preferita dai clienti?
La Regina Margherita, un grande classico. È una margherita a cui aggiungiamo pomodorino pachino fresco tagliato in due. Per la verità non credo che sia la più buona che abbiamo, anzi i miei ragazzi a volte mi dicono “Ma come uno aspetta tre mesi per venire a mangiare qui e poi si prendono questa pizza?”. (ride, ndr) Per me ce ne sono altre straordinarie, penso alla “Dpcm”. L'allora ministro del consiglio Giuseppe Conte assaggiandola disse “il miglior Dpcm fatto in italia”. Scamorza bianca, mortadella, granella di pistacchi e spruzzata di imone. Io poi sono legato alla pizza “Fior di Arancio” inventata da Matteone, ha un gusto molto particolare: c’è il fiordilatte, poi gorgonzola e fette di arancia tagliate fine e sopra ancora gorgonzola e noci. All'inizio quando me l'ha presentata ero scettico eppure mi sono dovuto ricredere subito perché quando la assaggi scatta un concerto in bocca. Poi c'è la veg, una pizza vegana fatta con guacamole, chips di barbabietole che piace molto, non solo a chi non mangia carne o derivati animali.
Che ruolo hanno i social nei diritti?
Non ti saprei dire che ruolo hanno, ti posso dire che per PizzAut sono stati uno strumento straordinario, Tu Si Que Vales ci contattò tramite Facebook ad esempio. Per noi sono una grande risorsa, però bisogna saperli utilizzare.
Prossimo progetto?
Stiamo lanciando questa flotta di PizzAutobus, cioè track food attrezzato per fare le pizze. Ne vorremmo fare 107, uno per ogni provincia italiana e su ognuno ci possono lavorare 4 ragazzi, vorrebbe dire dare posti di lavoro a 500 persone. Il 9 luglio presenteremo il piano d’impresa elaborato con un’importante azienda internazionale. L’idea è di iniziare con la Lombardia, PizzAut darà l’autobus alle associazioni che sceglierà sulle province, gli insegnerà ad usarlo, farà la formazione ai loro operatori e ragazzi per fare in modo che sia una realtà produttiva. Le associazioni a cui diamo il track food si devono impegnare entro due anni ad assumere le persone autistiche che stanno lavorando per loro. L’idea prevede che la mattina si vada nelle scuole a incontrare cento studenti alla volta per fare un lavoro di advocacy, sensibilizzazione, educazione civica, e a quei 100 studenti poi si cucina pizza e bibita a 10 euro e vuol dire che poi con quei soldi ci paghiamo gli stipendi dei ragazzi. Per fare un progetto vero bisogna dare del lavoro vero e guardare a una parte economica e commerciale. Io dico sempre che la gente viene da noi per la bontà del progetto e tornano per la bontà della pizza, perché altrimenti le pizze non le vendi e gli stipendi ai ragazzi non li paghi.
Qual è il tuo prossimo obiettivo da qui a 20 anni?
Da qui ai prossimi 20 anni il mio obiettivo è che PizzAut non esista più, che chiuda. Perché se noi non esistiamo più vuol dire che altre aziende assumono persone autistiche e non c’è più bisogno di PizzAut.