Che oramai non si possa più dire niente in Italia, soprattutto sui social, è noto. Venire additati come razzisti, omofobi, classisti è un attimo e spesso si confonde la libertà di pensiero con una critica o un giudizio diffamatorio. Ma perché ne parliamo? Selvaggia Lucarelli, nella sua newsletter “Vale Tutto” ha dedicato un lungo sfogo ai commenti che riceve sul suo peso. In negativo, direte voi, e invece no: “Scrivo queste mie riflessioni seduta su una sedia abbastanza scomoda in quello che è uno dei più grandi aeroporti del mondo, Bangkok. Mi sono strenuamente battuta contro la tentazione di dormire perché c’è una cosa che voglio consegnare alla mia newsletter prima di scollegarmi per ore dal mondo sotto i 30.000 piedi. Quella cosa riguarda il mio peso. In questi giorni di vacanza ho letto poco i commenti e i messaggi privati. O meglio, ho letto molto ma in momenti sporadici e concentrati della giornata, per cui l’accumulo di frasi e pensieri che si somigliavano tutti, mi ha sommersa. E frastornata. “Come sei magra”, “Come sei dimagrita” “Come sei secca” “Sei ringiovanita, che dieta hai fatto?” “Mi dici come hai fatto a dimagrire?”. E così via”.
E prosegue: “C’è anche chi mi ha scritto ‘dimmi come hai fatto, non lo dirò a nessuno!’, come se boh, avessi iniziato a pippare anziché mangiare e potessi fornire in privato il numero del mio spacciatore di fiducia. Questo succede dalla finale di Ballando con le stelle, quando per pochi secondi ho smesso di essere il consueto animale mitologico metà donna metà bancone da giudice e in piedi ho consegnato una targa ai due boni Federica Nargi e Luca Favilla. Dopo aver postato quel video di pochi secondi nelle storie di Instagram è stato tutto un “scopri di più le gambe” “wow che gambe” e commenti vari, tutti identici. Ovviamente, immaginavo che il mio dimagrimento venisse notato. Per qualche strana ragione che deve avere a che fare con la mia pervicace, romantica illusione di sentire le cose in modo normale e non come spade conficcate nella schiena o come sale sulle ferite, a seconda dei casi, pensavo che la cosa mi avrebbe lasciata indifferente. O, al massimo, lusingata. O che comunque non avrebbe avuto poi così tanta rilevanza. Invece, fin da subito, ho avvertito un senso di fastidio”.
Ma che cosa avranno detto di male persone che volevano solo complimentarsi con lei? “Molti di voi stanno associando il concetto di giovinezza, forma, successo, vittoria, traguardo a una mia presunta linea “ritrovata”. Qualcuno si congratula, mi fa i complimenti, mi dice “brava!” con l’aura paternalistica del genitore che ti carezza la guancia se chiedi scusa dopo due schiaffoni. Tutto questo smentisce inequivocabilmente la favoletta del body positivity e l’illusione che davvero, in fondo, il peso altrui non sia un tema di interesse. Anzi, un tema e basta. Sul tema ho anche scritto un libro (“Falso in bilancia”) in cui raccontavo la mia perplessità sul concetto di body positivity e su quello bonario di “curvy”, che non mi hanno mai convinta. Credo che alla perplessità abbia contribuito scoprire che una tizia che si spacciava per ambasciatrice del body positivity mi desse della chiattona sui social con dei fake, ma è una conclusione a cui sarei arrivata comunque. Perché io ho visto molti numeri apparire sulla bilancia nella mia vita”. Conclude dicendo che “spero che queste 10.000 battute non puzzino di vittimismo. Credetemi, è solo disincanto. Nel caso invece sentiste proprio aria di inequivocabile, incontestabile vittimismo, utilizzate l’empatia per dimenticare quella roba del cibo discutibile della prima classe di Thai e dei Lanzichenecchi, grazie. Grassa sì, classista mai”.