I quartieri sconosciuti di Milano sono tanti. Ci sono zone di cui sentiamo parlare senza sapere se siano a nord o a sud, e non abbiamo idea di come siano fatte. Ce ne sono poi altre che conosciamo come se ci fossimo nati e cresciuti, ma che riescono comunque a sorprenderci. Porta Venezia è un po’ la casa di MOW e, a due passi dalla nostra redazione, c’è via Malpighi con la sua Casa Galimberti, uno dei più bei palazzi in stile liberty di Milano. Se passandoci non avete mai alzato gli occhi per perdervi nei suoi colori brillanti, non è un peccato mortale, ma poco ci manca. Proprio a (letteralmente, o quasi) due passi da via Malpighi si trova via Sirtori e Cascina Romana, nuovissima apertura milanese dell’attore, e adesso anche ristoratore, Claudio Amendola. Il ristorante ha due anime distinte: Frezza (direttamente legata ad Amendola, che ha già una prima sede a Roma) e Li Somari. Noi ci siamo stati, per raccontarvi non una cena, ma il momento preferito da quasi tutti i milanesi: l’aperitivo. L’atmosfera all’interno del locale, con le sue luci soffuse, è quella di un ristorante pettinato, ma dove nessuno ti guarderà storto se farai la scarpetta. Si parla pur sempre di cucina romana, fatta di sapori autentici e generosi, ma in un ambiente raffinato, lontano dalla classica trattoria (che comunque, non buttiamola via, ci piace pure quella).

Decidiamo di sederci fuori, da giovani incoscienti quali siamo, incuranti del fatto che a circa metà aperitivo verrà giù un potentissimo diluvio. Il personale, nonostante il maltempo, è di quelli che ti fanno dire: “Tornerei anche solo per loro”. Scambiando due chiacchiere con uno dei camerieri, capiamo che è tutto ancora un po’ “in the making”, ma già pronto ad accogliere con professionalità anche chi, come noi, vuole semplicemente scoprire se fare l’aperitivo a Milano è ancora un’esperienza apprezzabile. La risposta? Sì, almeno in questo caso. La lista dei cocktail è interessante, c’è un'ottima carta dei vini (con pochi calici, ma capaci di accontentare tutti) e, soprattutto, oltre alle solite varianti di spritz troviamo anche quello con il Sarti. Da provare, con le sue note di mango, frutto della passione e l’inconfondibile arancia.

Ma cosa si mangia all’aperitivo? Cascina Romana offre un tagliere semplice ma efficace: due bruschette al pomodoro, hummus fatto in casa con taralli e olive. Sembrerà poco, ma per dieci euro in alcuni locali di Milano non ti portano nemmeno le patatine. Il pezzo forte, però, è la proposta culinaria per l’aperitivo, dalle 18 alle 20, con gli immancabili supplì (nella versione classica e in quella cacio e pepe) e gli assaggi di romanità. Noi non ci facciamo mancare niente, e quando arriva il tagliere ci rendiamo conto che no, non servirà andare a cena appena finito. Dai fagioli all’uccelletto a un’incredibile bomba fritta ripiena di coda alla vaccinara (una delizia da dieci e lode), fino alla trippa – ovviamente alla romana – questi assaggi non solo saziano, ma ti portano dritto nel cuore di Roma. I supplì sono la sfida più ardua, ma risultano ottimi: croccanti fuori, morbidi dentro, con un buon bilanciamento tra pomodoro e formaggio, e tra cacio e pepe

E i prezzi? Supplì a 4 euro l’uno, assaggi di romanità a 12 euro. Prezzi onesti per un locale nel cuore di Porta Venezia. Mangi bene, spendi il giusto, e hai praticamente cenato. Sei felice e lo sai. Per non farci mancare nulla, decidiamo di provare quello che, secondo noi, è il piatto che decreta se un ristorante è davvero buono o no: il dolce. La scelta non è vastissima, ma optiamo per il re dei dolci di fine pasto: il tiramisù. E credeteci, è uno dei più buoni mangiati fino a oggi, con un bilanciamento perfetto di sapori e consistenze. Un tiramisù che ti riporta a casa, servito senza la pretesa di scomposizioni o altre stranezze che finiscono per rovinare la conclusione della serata. Incredibilmente, con l’ultimo cucchiaino di tiramisù, smette anche di piovere. Paghiamo il conto e ce ne andiamo. Ci torneremo? Probabilmente sì, magari per raccontarvi la cena, o semplicemente per bere un altro Sarti spritz e mangiare un supplì fatto come si deve.

