Raccontare sei video di un brand come se fossero quelli di una serie tv. Nel mondo moto non capita sempre, e non capitava da un po'. Ed è per questo che merita farlo, perché sappiamo benissimo da dove arriviamo (l'esplosione di una pandemia), dove siamo (una pandemia ancora in corso) e quanto ci manca ancora per tornare dove eravamo (se succederà e no, non succederà se intendiamo al mondo come ce lo ricordiamo).
In un momento come questo, dicevamo, trovare chi in qualche modo cerca di alzare il livello è cosa rara e da premiare e, se lo fa mettendo al centro i motociclisti, ancora meglio. Perché è prima un esempio e poi un invito a raccontare la nostra passione, una delle passioni maschili per eccellenza, come lo fanno in pochi ma come è giusto, sempre di più, farlo. Soul Fuel di BMW è stata da poco pubblicata tutta, ultima puntata il pezzo forte: The Stranger con Pierfrancesco Favino, sesto episodio della serie che BMW Motorrad ha dedicato ai motociclisti. Sei puntate, sei personaggi diversi, un concetto di fondo che fa da tappeto volante tra una storia e l’altra. Sul concetto, però, torniamo più tardi. Il mondo estremamente competitivo dell’intrattenimento impone a chi vuole fare qualcosa di buono di lavorare sui dettagli, devi farlo anche se gli episodi durano poco più di un minuto.
Per questo Soul Fuel è scritta con cura ed è studiata nelle ambientazioni, ha una fotografia da corto per festival e mette in mostra una grande attenzione per colori e sound design. Ogni puntata ha un titolo evocativo, una moto e un personaggio che si racconta. Noti al pubblico, in alcuni casi, per niente in altri: tutti appassionati comuni però, come lo è chi è prima di tutto «motociclista» e poi anche «attore, cantante, professore». In Soul Fuel non ci sono le strade che esistono solo negli spot pubblicitari, sono strade vere con le loro imperfezioni. Non ci sono neanche lunghe inquadrature sulla moto stiracchiata sul cavalletto, coi fari accesi mentre viene bombardata da un gioco di luci sempre uguale. Sono sei cortometraggi semplicemente belli da vedere. Se sei un motociclista godi, perché è un bel regalo a te che vai in moto e sei nel fight club anche quando vai a piedi. Fa venire voglia di uscire, dare gas e sentire un po’ d’aria in faccia, senza la mascherina nel casco per riprenderti quel pezzettino di vita, la moto, che è lì solo per farti stare bene. Allontana la pandemia, questa storia. Appunto.
Partiamo dalla fine, da Pierfrancesco Favino che sceglie i versi di Pär Lagerkvist, Premio Nobel per la Letteratura nel 1951 con Barabba, per un minuto che passa in fretta. Sale su di una R 18 mentre recita Lo Sconosciuto, parte dalla sua Roma andando a cercare il mare. Racconta dello sconosciuto che puoi trovare in ogni viaggio in moto, con il motore nelle orecchie e niente da dover dire. La ricerca di sé stessi è spiegata così, in un attimo che non ha bisogno di spiegazioni. Perché poi un attore cos'é se non ogni volta uno sconosciuto diverso a sé stesso?
La quinta puntata, Dragon Hunter, è con la cantante Malika Ayane. Le strade aperte dell’entroterra marchigiano, un casco jet e una R nine-T. I castelli, la voce di lei al Teatro Verdi di Pollenza che si mescola alle parole. Anche qui lo storytelling è un regalo ai motociclisti. Le storie però vanno oltre ai personaggi dello spettacolo, sono roba che viaggia in equilibrio su due ruote: The Diviner è il racconto di Simon Giuliani, esperto di innovazione industriale, boss del brand Candiani. Parla dei fili che ci tengono insieme e del fratello, dei cavalli di quando era bambino. Poi c’è The Wolf, il più cupo del ciclo, la storia del docente di lettere Giovanni Matteo Emiliani. Colori notturni, la moto - Una R nineT Urban G/S in livrea 40° anniversario - che con il giallo brillante dei paramani sembra accendere la strada. La scena in cui si lancia in uno skatepark avvolto dalle fiamme è forse il momento più evocativo. Il secondo episodio, Light Seeker, è il movimento della velocità e della fotografia, il lavoro di Daniele Barraco alle Cinque Terre, un lavoro che “Dura un attimo e vale tutta una vita”. Il primo dei sei infine, Time Rider, è il vissuto dell’attore Ernesto D’Argenio, lui che in moto non smette di andarci mai e che parla così: “Nella vita senza saperlo interpretiamo tanti luoghi quante le strade che percorriamo, a volte però può succedere di perdersi. Quando mi sento così faccio due cose: guardo il mio passato e continuo a perdermi, magari in sella di una moto”.
Cose semplici, cose belle, poco branding. Perché è da sempre (e sarà così per sempre) che vogliamo provare emozioni. Raccontare emozioni è un lavoro infame, si rischia di scadere nel banale. Soul Fuel, che poi si traduce in carburante per l’anima, è tanto veloce quanto intenso, come un giro in moto che non ti aspettavi di fare. Ti porta via tutta l’attenzione anche in questo mondo scandito da storie Instagram di 15 secondi. Sembrerà facile, invece non lo è affatto. BMW ha (ri)aperto questa strada e sta a noi media e ai brand perseguirla: qualità, racconto di livello, voglia di esplorare strade e fare scelte coraggiose, a costo di sacrificare chi l'emozione non la sa raccontare. Perché sappiamo da dove arriviamo, dove siamo e cosa ci smuove dentro.