Sembrava finita, ai Mondiali di atletica di Tokyo, per l’Italia del salto triplo. Andy Diaz, il cubano naturalizzato italiano sul quale più puntavamo per una medaglia (per l’oro, minimo l’argento) non era in serata, complice qualche fastidio fisico all’inserzione dell’inguine e aveva appena chiuso sesto. Andrea Dallavalle, quarto a un centimetro dal podio dopo una gara costante di alto livello ma senza l’acuto decisivo, sembrava destinato a un’altra medaglia di legno dopo quella di tre anni fa Eugene, ma a quel punto succede di tutto. Il piacentino, fino a quel punto miglior misura 17.24, piazza un clamoroso 17.64 che lo proietta in testa (con l’allenatore Ennio Buttò in tribuna immortalato dalla Rai a scandire due volte qualcosa che pareva essere un “Vacca puttana” di gioia), davanti al doppio 17.55 (miglior misura stagionale) dell’altro cubano naturalizzato (ma naturalizzato portoghese) Pedro Pichardo. Rimangono tre saltatori. I primi due (tra cui il cubano non naturalizzato Martinez) non si migliorano, è almeno argento sicuro, quasi oro. Manca solo Pichardo, che nel turno precedente non aveva nemmeno saltato per “riposare” in quanto sicuro della misura. Una beffa per lui? No, una beffa per noi, perché il campione nel salto decisivo vola a 17.91 e si lancia in una serie di spavaldi “Who’s the best?” a favore di telecamera e sotto la tribuna italiana (grande la rivalità tra cubani di ogni nazionalità, tra i quali si è inserito Dallavalle battendoli quasi tutti).

Mentre Dallavalle comunque gioiva, e giustamente, per l’argento insperato (nonostante l’oro quasi arrivato), Diaz – visto anche discutere con Pichardo – non ha cercato giustificazioni: “È stato un anno difficile, volevo chiudere in bellezza, però ho perso. Ho perso, non ho giustificazioni. Non posso dire il dolore, perché sì, fa male, però credo che tanti altri atleti hanno dolore e sono riusciti a prendere una medaglia. [...] Sono sicuro che il prossimo anno… No, sono sicuro no… Ho detto anche a Pichardo, «lasciami una gara», perché voleva smettere…”.
Ma Pichardo è stato troppo sopra le righe? Non per Diaz: “No, no, un comportamento normale, è la competitività, l’adrenalina della gara, si capisce. È una sfida, per oggi lui ha vinto”.
E Dallavalle? “Sono molto contento per Andrea, lui mi ha detto «non ci credo». E io «credici, credici, è così che ci fa, sono queste gare che fanno uscire il meglio di te stesso». Siamo dimostrando che l’Italia è campione del salto triplo. Noi abbiamo i migliori triplisti e dobbiamo continuare così”.

In tribuna anche Matteo Berrettini, tornato in campo nel tennis in Asia (subito sconfitto) dopo un paio di mesi di stop e visto nelle vesti di fan di Dallavalle: “Ma che salto hai fatto? Grande”, si è visto dire dal labiale, facendosi un selfie “a distanza” con il vincitore della medaglia d’argento.
Con il secondo posto nel triplo, l’Italia ha eguagliato la spedizione più ricca di sempre con sei podi, per ora con un oro (sempre nel salto, ma nel lungo, di Mattia Furlani).
