Sa sempre cosa dire Andrea Bertolini, è uno dei suoi doni più preziosi. Che ti conosca o meno, l’ormai ex pilota della Ferrari capisce subito dove andare a parare, ed è stata forse proprio questa qualità a portarlo così lontano. La sua carriera è iniziata venticinque anni fa, quando il motorsport era un mondo ben diverso da quello che è adesso, al volante di una Porsche mentre già era un impiegato della rossa. Un primo test controverso, che però gli ha fatto conquistare l’attenzione della Ferrari anche dal lato competitivo, aprendo così le porte a quelle che sono state poi alcune delle migliori stagioni del Cavallino nelle competizioni. Andrea Bertolini è, purtroppo, una di quelle figure che spesso passa in secondo piano, ma che rimane incredibilmente importante quando si parla della Ferrari.

Sono circa seicento gli shakedown portati a termine dall’ex pilota al volante di vetture di Formula 1 della Ferrari, durante i quali “Berto”, come lo chiamano in squadra Endurance, ha raccolto dati, informazioni e dettagli che poi hanno saputo portare alla vittoria la rossa durante gli anni. Invece, i titoli internazionali che ha sulle spalle sono 10, tra il FIA GT e proprio il GT World Challenge, che ha scelto come ultimo campionato prima di salutare la parte competitiva delle corse. A Monza, per la 3h del campionato europeo che abbiamo seguito durante il weekend, l’italiano ha celebrato la sua carriera salutando tutti i suoi colleghi - che però non abbandonerà, rimanendo in Ferrari sia come collaudatore che per seguire i giovani talenti della rossa - e prendendo la sua ultima bandiera a scacchi.

Una grande festa, con la sua squadra tra meccanici e tecnici con addosso una maglietta rossa che lo ritraeva nelle vesti di santo, “San Berto, protettore dei corpo a corpo”, gli abbracci di Antonello Coletta e Amato Ferrari, e gli sguardi orgogliosi di chi, anche se solo per cinque minuti, ha avuto l’opportunità di conoscerlo e di capire quanta passione ci fosse nella sua quotidianità. E un evento del genere porta via l’attenzione da qualsiasi altra cosa possa succedere in pista, perché ricorda quanto particolare sia il motorsport ma di come possa creare delle connessioni uniche e rarissime da trovare. Pensare a un’azienda come la Ferrari, con migliaia di dipendenti così diversi tra loro ma che si sentono come una famiglia proprio per via della passione che condividono è assurdo, ma ci ricorda perché amiamo questo sport. E anche se la gara di Monza per le rosse è stata un disastro - con la prima 296 GT3 relegata alla ventesima posizione - a Barcellona Charles Leclerc (che Bertolini ha un po’ cresciuto nel periodo della Ferrari Driver Academy) ha regalato a Maranello il podio.

