Ha deluso, accantonando il sogno Mondiale ancor prima di metà stagione, eppure questa Ferrari è diventata una certezza, e a Barcellona lo ha dimostrato ancora una volta. È partita male, tanto che in qualifica Charles Leclerc ha rinunciato all’ultimo tentativo di Q3 pur di avere una chance in più in gara, ma alla fine è riuscita a conquistare un podio importante, oltre al secondo posto in classifica costruttori. Difficile da immaginare con una vettura imprevedibile come la SF-25, eppure anche al Montmelò la squadra ha sfruttato quasi tutto al meglio, al contrario dei diretti avversari.

Pronti via le due Rosse sono balzate in avanti, e se alla bandiera a scacchi Leclerc ha tagliato il traguardo in terza posizione è anche grazie al suo primo giro. Scatta bene, e in staccata di curva-5 infila George Russell, conquistando la quinta piazza: un sorpasso cruciale, perché al contrario della SF-25 la Mercedes era tanto veloce sul dritto, e starne in scia avrebbe significato distruggere le gomme. Da lì in poi la Scuderia gestisce, sicura del quarto e quinto posto, fino al grande colpo di scena della gara: è il giro 55 quando la Mercedes numero 12 si ferma lungo la pista, con Kimi Antonelli costretto al ritiro a causa di un problema alla Power Unit della sua W16. Entra la Safety Car e Ferrari ne approfitta, visto che Charles Leclerc aveva a disposizione una gomma soft nuova al contrario di Max Verstappen, rientrato in pista con gomma dura, l’unica a disposizione dell’olandese. Un pizzico di fortuna, ma al termine della gara il monegasco è chiaro: “Il sacrificio del sabato alla fine si è rivelato essere la scelta giusta. Fortunati con la Safaty Car, ma abbiamo fatto un buon lavoro. Continueremo a spingere per lottare ancora di più”. Ed è proprio così, perché anche a Barcellona la Scuderia ha gestito quasi tutto nel migliore dei modi, al contrario di Red Bull e Mercedes, al netto di una McLaren di un altro pianeta.

Max ci ha provato in tutti i modi, ma la Safety Car gli è costata il podio, e al Montmelò per la Red Bull rimane solo la consapevolezza di non poter lottare contro i propri avversari con un solo pilota. L’olandese è una sicurezza, ma al suo fianco quel sedile è diventato un incubo, perché dopo Sergio Perez e Liam Lawson sta fallendo anche Yuki Tsunoda. Lontanissimo e in difficoltà, spesso costretto ad andare oltre il limite, sia in termini di guida che di setup. Una condizione non sostenibile, perché se non sei tu a dominare si fa durissima, anche solo per essere il migliore degli altri. Poi c’è Mercedes, che invece paga una Power Unit inaffidabile come non mai, visti i tre ko tecnici incassati, così tanti da allertare anche Toto Wolff: “E’ molto strano, perché da quando siamo in Formula 1 abbiamo sempre potuto contare sull’affidabilità” ha detto a Sky Sport. Dobbiamo investigare, c’è stato un ‘buco’ nel motore”. Ritiri e problemi costati punti su punti, che in un campionato così tirato fanno la differenza.

A nove gare dall'inizio della stagione la Scuderia è riuscita a imporsi, nonostante una vettura spesso meno in palla rispetto a RB21 e W16, come seconda forza di questo Mondiale. Ha fatto della gestione di gara il suo punto di forza, di fatto massimizzando strategie e pit-stop, potendo poi contare sulla coppia di piloti più completa dell’intera griglia, almeno sulla carta. Sono il valore aggiunto di questa Ferrari, e pensare che c’è qualcuno che ancora ha dei dubbi in merito. Adesso c’è da fare l’ultimo step, il più difficile: migliorare, perché fallire vincendo è comunque tutta un’altra storia, e a Maranello lo sanno bene.

