Pallettari di tutto il mondo unitevi. A dirlo, stranamente senza stroncare totalmente qualcuno, è Aldo Grasso dalle pagine del Corriere della Sera, celebrando Tennis Heroes, il programma in onda su Sky Sport con Adriano Panatta e Paolo Bertolucci. Una coppia d’altri tempi che, con leggerezza e complicità, la stessa che ci regalano nel loro podcast “La telefonata”, racconta il tennis di una volta come se stessero seduti al bar dello spogliatoio, tra gag, aneddoti e affondi contro lo “stile pallettaro”. Una narrazione che Grasso definisce così: “Tennis Heroes è un piccolo scrigno dal quale si possono estrarre perle di tennis, di ironia, di amicizia e di altro ancora”. Nonostante l’espediente “tecnologico” dell’intelligenza artificiale (una Ia con la voce di Stefano Meloccaro che dovrebbe guidare i due), Grasso riconosce che il format funziona. E anzi, si diverte a sottolineare come Panatta riesca a neutralizzare la novità più discutibile del programma: “La trovata è così infelice e strampalata che Panatta riesce a stravolgerne il senso e a trasformarla in una gag continua”.

Il cuore di tutto, però, sono loro: Panatta e Bertolucci, che tra una colazione da Rabelais (“cereali, filetti, uova, marmellate, frutta”) e un racconto sul tennis che fu, prendono in giro (ma con affetto) quella categoria di tennisti che hanno fatto del logoramento psicologico un’arte. “I nostri due narratori se la prendono amabilmente con i pallettari, quelli che avrebbero privato il tennis della sua grazia da guanti bianchi: Borg, Vilas, Barazzutti, Higueras, Solomon, Dibbs e molti altri”. Ma chi sono i pallettari? “Quei giocatori che rimandano la palla costantemente, cercando di logorare l’avversario mentalmente e fisicamente fino a indurlo all’errore”. E il giornalista aggiunge che “non tradendo lo spirito di Panatta, ‘pallettaro’ è una categoria dello spirito. Ogni giorno, nel quotidiano, incontriamo sempre un pallettaro, uno che colpisce la palla della vita in modo controllato, spesso con poca velocità ma con grande precisione e tigna, per evitare errori non forzati”.

Grasso non si ferma al tennis. Usa Tennis Heroes come occasione per criticare l’assenza di leggerezza in altri sport, in particolare nel calcio, anche se su questo, nonché sulla sua opinione del conduttore di Sky Sport, non ci sentiamo di concordare con il giornalista: “In altri sport, specie nel calcio, si fa fatica a usare l’ironia (Fabio Caressa, per esempio, ne è privo) a discutere con classe, a non prendersi troppo sul serio?”. Il tennis, anche grazie al boom di Sinner, è diventato improvvisamente popolare, ma resta “uno sport elitario”. Ecco perché Tennis Heroes funziona: perché ride di sé stesso e del tennis, ma con una competenza e un amore così profondi che nessuno potrebbe mai replicare.