Il durante è stato già raccontato e ha fatto non poco clamore, con l’ex capotecnico di Niky Hayden, Juan Martinez, che ha svelato il gran clima di smarrimento e confusione che s’è registrato in Ducati nei due anni con Valentino Rossi in sella alla Desmosedici (qui il nostro articolo). E’ stato già raccontato anche quello che è successo molto tempo dopo, quando la Desmosedici è finalmente diventata una moto vincente e a Borgo Panigale hanno provato a ritornare sul tetto del mondo dopo Casey Stoner ingaggiando Jorge Lorenzo (qui il nostro articolo), con Gigi Dall’Igna che ha avuto anche una uscita non proprio felicissima verso Andrea Dovizioso. E tutto quello che c’è stato nel mezzo?
Ecco, tutto quello che c’è stato nel mezzo l’ha raccontato, sempre nell’approfondimento di DAZN Spagna La vida en rojo, proprio Andrea Dovizioso. Perché con Ducati non si saranno lasciati benissimo, perché i rapporti oggi possono anche non essere dei migliori, ma nessuno quanto il pilota di Forlì può raccontare tutte le tappe di una vera e propria resurrezione. A cominciare, appunto, da tutto quello che è successo subito dopo che Valentino Rossi ha scelto di tornare in Yamaha. “In verità – ha spiegato Dovizioso – il mio obiettivo era proprio quello di salire in sella alla Yamaha ufficiale. C’erano stati dei contatti e le cose sembravano indirizzarsi così, ma poi Valentino ha provato a tornare in sella alla M1 e è a quel punto che io ho iniziato a parlare con Ducati. In Yamaha non c’era più posto per me a quel punto e per me s’è aperta la porta della Ducati”.
E’ stato l’inizio di una storia pazzesca e, per quanto Dovizioso sia uno che non tradisce mai troppe emozioni, è stato anche l’inizio di un amore grandissimo. Durato per otto lunghissimi anni. Il primo fu letteralmente disastroso come racconta proprio il pilota di Forlì. “Quando sono arrivato – ha spiegato – c’era molta confusione. Gli ingegneri e le persone all’interno di Ducati erano di qualità, ma c’era il caos e mancava una gerarchia ben definita”. Se il primo impatto con il box non è stato dei migliori, Dovizioso ricorda che quello con la Desmosedici è stato ancora peggiore: “Non è che la moto non funzionava bene, non funzionava proprio! Prendevamo quaranta secondi ogni gara, la moto non era competitiva e non si riusciva a fare un lavoro produttivo. Quando a fine gara sei così indietro e non vedi miglioramenti, diventa tutto molto pesante. La figura del leader era necessaria: Gigi Dall’Igna è riuscito a fare subito chiarezza su tutto il lavoro. Sono serviti tanti anni, ma è normale perché stavamo lottando contro le fabbriche giapponesi, che a quel tempo erano molto forti e con piloti molto forti”.
Poi, piano piano, quel gap che sembrava incolmabile s’è fatto sempre più sottile, grazie al lavoro costante e a una sinergia tra tutte le parti dell’azienda e del team che diventava sempre più produttiva. Con la Desmosedici che è effettivamente diventata una moto competitiva e pronta per vincere e Andrea Dovizioso che sorvola sulla scelta di Borgo Panigale di affidare l’altra Desmosedici a Jorge Lorenzo per il 2017 e il 2018. Perché è vero che l’anno in cui poi Andrea Dovizioso è effettivamente andato più vicino a vincere il titolo è stato proprio il 2017, ma è altrettanto vero che la stagione in cui sente (e anche per Ducati è stato lo stesso) di aver buttato via una occasione enorme è stato il 2020. Quando, cioè, Marc Marquez s’è autoeliminato dai giochi con l’incidente e la successiva scelta folle di Jerez di forzare i tempi e presentarsi in pista a poche ore dall’intervento chirurgico alla spalla. Quell’anno a far dannare Andrea Dovizioso furono le nuove gomme, con cui non è mai riuscito a trovare il giusto feeling. Ma per il pilota di Forlì, al di là del rammarico che magari può esserci ancora, il bilancio complessivo della sua storia con Ducati resta più che positivo: “Essere secondi per tre anni consecutivi, dietro a Marquez e Honda non era il nostro obiettivo – ha ammesso - Ma non posso lamentarmi, sono stati anni bellissimi”.