Il fair play, i sorrisi, gli abbracci e le dichiarazioni al miele. Questa MotoGP vi stava annoiando per tutto quello che non succedeva più fuori dall’asfalto? Bene, adesso abbiamo la certezza che era tutto un gioco e che in un mondo di lupi non è che nessuno usa più i denti, ma li tiene nascosti per affondarli solo quando serve. Viene, tristemente, da dirlo, dopo la riflessione di ormai una settimana fa del CEO di Aprilia, Massimo Rivola, che ha proposto di discutere sulla possibilità che un pilota infortunato di ritorno da uno stop relativamente lungo possa provare una MotoGP. Ok, i soliti maligni diranno che Rivola fa oggi questa proposta perché il pilota da far rientrare è il suo, ma è una conclusione un po’ troppo semplicistica davanti a un proposito che, invece, può avere ragioni profonde anche sul piano della sicurezza.

Non è di Aprilia e Jorge Martin che si dovrebbe parlare, ma della stranezza di uno sport che è fatto di innovazione, che è apertissimo al futuro, ma che davanti a certi ostacoli del regolamento che potrebbero essere ormai non più attuali preferisce trincerarsi dietro un “è sempre stato così”. In Ducati, subito dopo il sasso lanciato da Rivola, si sono affrettati a far sapere di essere contrari e se la “posizione del costruttore” può anche starci, a stonare sono le prese di posizione dei colleghi di Martin. Ragazzi che giocano la stessa partita e che potrebbero fare i conti con la stessa sfortuna. Anzi, ragazzi che, in alcuni casi, con la stessa sfortuna ci hanno già fatto i conti in passato, come ad esempio quel Marc Marquez che, però, il passato l’ha usato non per aprire a una prospettiva, ma per chiudere definitivamente: “Quando è successo a me nessuno mi ha dato l’opportunità di provare una MotoGP prima del rientro”. Solo che nessuno ha pensato di fargli la domanda più importante: ma l’avevi ufficialmente chiesto?

Aprilia, adesso, l’ha ufficialmente chiesto e correre a dire no è un modo che lascia un po’ perplessi in mezzo a piloti che invece dicono di essere amici, di condividere la rivalità solo in pista e di essere pronti a darsi una mano sempre. Sempre, viene da dire, ma fino a quando la mano non serve davvero. E non è stato solo Marc Marquez a chiudersi a riccio e a ricorrere al passato come fondamento di un “no”, visto che ora anche Jack Miller, un altro da cui non la si aspetta, a ricorrere alla stessa metodologia. “Se torniamo a quando Valentino Rossi si ruppe la gamba o più recentemente anche a Marc Marquez, che perse una intera stagione, è sempre stato così – ha detto l’australiano - Funziona così. Le regole sono le regole, sfortunati Martin e Aprilia, ma questo dice il regolamento di quest’anno”. Parole, quelle di Miller, riprese in fotocopia anche dal patron di KTM Tech 3: “In sport come il tennis o il calcio – ha detto Hervè Poncharal a GPOne - gli atleti possono allenarsi liberamente. Capisco la richiesta di Rivola, ma un cambiamento di regolamento richiede l'approvazione di tutti i produttori”.
Il punto, però, è che i produttori, anche per discutere di questa specifica questione, si riuniranno tra poco più di 48 ore, ma se le premesse sono quelle che si leggono c’è il rischio che la riunione dell'MSMA servirà solo a decidere l’orario e la data della prossima riunione. E non è così che si fa futuro, a prescindere da Jorge Martin. Ma pure a prescindere da una grande domanda che a questo punto diventa legittima: il campione del mondo fa così tanta paura, oppure anche in MotoGP si vive di piccoli dispetti quotidiani? Nel primo caso sarebbe assurdo, visto che comunque parliamo di un pilota che ha cambiato moto e che arriverebbe dopo mesi passati tra i letti d’ospedale, il divano di casa e la palestra della fisioterapia e che, per quanto possa essere il campione del mondo, non avrebbe alcun incredibile vantaggio rispetto agli avversari dandogli la possibilità di capire un attimo se e come il suo corpo reagirebbe sopra una MotoGP. Nel secondo caso, invece, sarebbe –lasciatecelo dire – una tristezza che questa MotoGP non merita.
