“Ragazzo, stai facendo un gran casino”. Comincia così quella We will rock you scritta dai Queen tanto tempo fa e ormai diventata la colonna sonora delle vittorie di Marc e Alex Marquez in MotoGP. Stanno facendo un gran lavoro e, appunto, pure un gran casino, inteso come clamore generato e discussioni innescate con un inizio di stagione in cui non si sono limitati a sfidarsi, ma hanno dato l’impressioni di riuscire addirittura a esasperare il concetto di rivalità fraterna.

Lo ha detto anche uno che in MotoGP ci ha passato tutta la vita e che ha vinto e visto abbastanza per potersi permettere di sottolineare anche ciò su cui altri, magari, userebbero più diplomazia: Ramon Forcada. Come già raccontato da MOW, l’ex veterano dei capomeccanici del Motomondiale è andato giù diretto: “Quella tra i fratelli Marquez è una società in cui a comandare è Marc. Non ho mai pensato, in Thailandia come in Argentina, che Alex potesse vincere”.
Un modo per spiegare che, al di à delle dichiarazioni, come poi in qualche modo confermato anche da Marc Marquez a DAZN Spagna subito dopo il GP d’Argentina, i due stanno “lavorando insieme” contro tutti gli altri che, invece, lavorano da soli. Niente di sbagliato, nessuna polemica, ma solo una analisi di quello che Forcada ha visto in pista e che adesso comincia a essere chiaro a molti. Anche perché adesso quella società comincia a mostrare il suo lavoro pure fuori dalla pista. Sia inteso: i Marquez una società vera ce l’hanno sul serio, si chiama Vertical e ve ne avevamo già parlato. Ma la società di questo 2025 ha tutto un altro core business: promuovere se stessi e demolire gli avversari. Senza accontentarsi di vincere e basta e di arrivare sotto ogni santa bandiera a scacchi uno avanti e l’altro dietro. Tutto questo è diventato ancora più chiaro guardando il video Unseen pubblicato dai canali ufficiali della MotoGP e che racconta proprio la doppia vittoria di Termas de Rio Hondo con la festa condivisa tra il box del Team Lenovo e quello del Team Gresini e dialoghi scherzosi che poi tanto scherzosi non sono. E che, anzi, possono suonare pure di frecciatine buttate là, come quando Marc Marquez, ridendo e scherzando, chiede al fratello se vuole che attui i suoi famosi giochini mentali anche con lui. Ovviamente con il fratello non li farà mai, ma intanto fa in modo che si sappia che non si è dimenticato come si fanno. E contestualmente li fa.
Non solo, quindi, uno sguardo intimo su questo rapporto speciale, catturando momenti dietro le quinte che svelano la vera essenza della loro collaborazione. Nel parco chiuso, il direttore sportivo del team Gresini, Michele Masini, ha scherzato con Marc: “Ti rendiamo le cose sempre più dure, eh?”. Marc, accettando la sfida con un sorriso, ha ammesso: “Questa volta è stata più dura”, con Danatello Giovanotti, capotecnico di Alex, che però lo incalza, “sei stato dietro per risparmiare le gomme”, prima che Marc si esibisse nella sua ormai tradizionale “camminata del pollo”. Modi di interagire tra due che separandosi non sono diventati più rivali, ma paradossalmente hanno quasi unito due metà di due squadre. E’ l’immagine che “lasocietà dei Marquez” vuole dare e è l’immagine che Marc e Alex hanno voluto promuovere pure pubblicando, ieri, le foto del loro allenamento congiunto all’Aspar di Valencia. Uno, Marc, in sella a una Panigale V2, e l’altro, Alex, stranamente in sella a una Yamaha R6 (forse un modo anche questo per far parlare e generare hype e curiosità?). Di meticoloso non c’è solo la loro preparazione e la pianificazione delle strategie in gara, ma anche le scelte su come e in che modi uscire all’esterno, anche semplicemente sui social per raccontare un allenamento.
Una dinamica che era stata già chiara nel post Argentina quando, al termine della gara, Marc ha abbracciato Alex, esclamando: “Vieni qui, oggi mi hai fatto sudare!”. Un gesto che sintetizza perfettamente la loro filosofia: competere l'uno contro l'altro non come avversari, ma insieme contro tutti gli altri che invece competono da soli e per loro stessi. Talento e strategia, insomma, forse con l’obiettivo di rendere Ducati, o addirittura la MotoGP stessa, qualcosa che abbia due nomi e un solo cognome?