Nella sala stampa del Montmelò, Marc Marquez ha parlato più di suo fratello che di se stesso. E’ stato il suo giorno e è giusto così, dopo una domenica da incorniciare per Alex e in cui Marc, dall’alto della leggenda che è e dell’esperienza che ha, è sembrato quasi volerne approfittare per mandare a tutti un gran messaggio. “Alex è capace di tutto e l’ha dimostrato – ha detto Marc, come abbiamo già raccontato qui - Magari non ha quell'extra talentazo che hanno altri, però è uno che lavora molto più di altri. Sono convinto che se Alex avesse un altro nome gli si darebbe molto più valore. Molta gente vede come un vantaggio il fatto di avere un fratello che va così forte, ma non è così”. Sì, Marc Marquez parlava di suo fratello, ma basterebbe sostituire il nome “Alex” con il nome “Luca” per accorgersi che forse questa domenica di Barcellona è stata la giornata della MotoGP con la lezione più preziosa: lavorare porta più lontano anche quelli che partono un filo più indietro.

Vale per tutti e, su tutti, è sempre valso e vale ancora proprio per Alex Marquez e Luca Marini. Del primo s’è già detto tutto quello che c’era da dire, ma l’altro, che guida una Honda e non una Ducati, è stato protagonista di un GP di Barcellona che, nel suo insieme, consacra un percorso di crescita e giustifica, in barba a tutti i soliti polemizzatori e leoni da tastiera, un contratto appena rinnovato nella squadra ufficiale di HRC. E’ stato lì, ha lottato e, alla fine, ha messo nel sacco più punti degli altri. Con quel solito modo che ha lui di far sembrare tutto dannatamente “impiegatizio”, senza eccessi, senza botte di testa e senza inventarsi niente. Col lavoro, insomma. Il lavoro e basta.
“Oggi è stato molto bello – ha detto Marini - Mi sono divertito molto anche negli ultimi due giri, nonostante le posizioni perse. Molto probabilmente è stato un mio errore: quando ho visto che Pedro stava un po' perdendo e io stavo riguadagnando, ho iniziato a dire ‘vai, possiamo provare a prenderlo’, e ho spinto un po’ di più. Probabilmente lì ho finito la gomma dietro, perché fino a quel momento il drop era molto costante, poi appena ho alzato il ritmo boom: calo incredibile. È stata una sopravvivenza negli ultimi cinque giri, ma giustamente gli altri piloti mi hanno passato facilmente”. Analisi senza ricerca di giustificazioni, quasi a volersi riconoscere nell’umana debolezza di chi ha sentito il profumo di qualcosa di buono davvero e s’è fregato da solo nel cercare di andare a addentarla. Che, poi, è lo spirito delle corse anche per chi nelle corse ci sta col principio del metodo e l’approccio del lavoro. “Ci ho provato – ha aggiunto - Ma meglio così, alla fine, in questo momento del nostro processo di crescita, non cambia molto fare un po’ più su o un po’ più giù. A meno che non puoi essere sul podio o primo, fa poca differenza. Quindi è stato un ottimo weekend, molto solido anche qua, in una pista molto difficile, soprattutto per Honda. Siamo soddisfatti del lavoro”.
Lavoro, quella parola che quando c’è di mezzo Luca Marini ricorre continuamente, con il tavulliese che pensa già a quando domani sarà di nuovo in sella alla sua moto per una giornata di test sempre al Montmelò. “Domani – ha aggiunto - vedremo se riusciamo a trovare qualcosa d’altro nel test e che poi potremmo portare anche a Misano. Non so di preciso cosa proveremo, ma di sicuro dovremo rifare bene la prova del telaio e del forcellone, in modo da poter dare delle giuste indicazioni per lo sviluppo del prossimo anno. La priorità è quella”. Sì, perché l’altro verbo, dopo “lavorare”, per Luca Marini è sempre “migliorare”. In Honda l’hanno già fatto, con il Maro che, dice, sceglierebbe l’elettronica se gli si chiedesse di individuare un solo aspetto su cui la crescita è stata più evidente. In realtà, lascia però intendere, ci sono stati anche la carena e il setup e è stato un insieme di cose. In quell’insieme c’è anche il clima che si respira in Honda: “Anche l’anno scorso, quando eravamo quasi sempre le ultime quattro moto, il clima era sempre fantastico, soprattutto nel team factory, e ancora di più nella mia parte di box, perché sono tutti dei ragazzi fantastici”. Ragazzi fantastici con cui, ora, provare a confermarsi ancora a Misano, ma senza tirare in mezzo questioni emotive come “pista di casa” e quelle cose lì. Fondando tutto, piuttosto, su analisi e metodo. “Il grip di solito a Misano è migliore rispetto a qui – ha concluso - quindi direi che sulla carta potrebbe essere una situazione migliore per la nostra moto. Misano, però, è un’altra di quelle piste dove è molto difficile superare. Quindi la qualifica sarà la chiave per fare una buona gara. Conta anche meno il motore, ma vedremo come andrà. Per ora non ci poniamo obiettivi o limiti: vediamo dopo il venerdì dove saremo messi, ma ovviamente l’ imperativo sarà essere nei primi dieci già dal venerdì, perché ti cambia tutto”.