Carlos Alcaraz si è ritirato dal Master 1000 di Monte Carlo per i problemi che riguardano il suo braccio destro: lui che è sempre stato considerato l’erede di Rafa Nadal, lo è anche per quanto riguarda il fisico? Ne abbiamo parlato con l’esperto ed ex tennista Luca Bottazzi, che ci ha spiegato della differenza tra Alcaraz e altri top player. E Matteo Berrettini, dopo aver perso al primo turno di Monte Carlo, tornerà mai a livelli simili a quelli di un tempo, quando occupava la sesta posizione nel ranking mondiale? E sugli altri italiani agli ottavi (Jannik Sinner, Lorenzo Musetti e Lorenzo Sonego) e sul destino di Rafa Nadal, Fabio Fognini e Novak Djokovic...
Luca Bottazzi, c'è stato l'ennesimo infortunio di Alcaraz. Di lui si dice che sia l'erede di Rafa Nadal, ma lo è anche negli infortuni?
No, perché Nadal ha cominciato un po’ più tardi con gli infortuni, per cui lui lo anticipa nettamente. Nadal ne ha avuti tanti e ha giocato gran parte della sua carriera infortunato, ma stiamo parlando di un giocatore over 30, non di un ventenne. Alcaraz è un giocatore molto fisico, come Nadal, gioca a tutto campo e ha una particolarità: fa tanti passi, corre tanto e si muove fin troppo. Se corri tanto vuol dire che non anticipi e un grande anticipatore corre di meno, quindi non è così tanto in anticipo sul gioco e non prevede a tal punto le giocate avversarie. Lui in campo si muove molto più di Sinner e di Djokovic.
Quindi ha un gioco diverso dagli altri?
Ha un gioco più completo, ma non è un anticipatore come Sinner. In più Jannik esprime un gioco meno completo e con una mano meno delicata rispetto ad Alcaraz, anche se ci si sta avvicinando, perché Sinner, rispetto al debutto nell’Atp tour, è molto più completo ed è il giocatore che è migliorato di più. Sinner dieci mesi fa non giocava così.
Jannik ha vinto nel singolo ma ha perso nel doppio. Come mai?
Lui il doppio lo usa per allenarsi, quindi non si danna l'anima per restare in gara. Oltretutto lui è impegnato nella rincorsa al posto di numero uno del mondo, cosa che arriverà presto. Per cui lui, invece che fare un paio d'ore fuori dal campo, usa il doppio come allenamento, anche per registrare servizio e risposta. Il doppio è un'altra specialità e ha altre dinamiche, per cui non va a consumare i nervi in quella gara, non ci pensa minimamente. Nel singolo, invece, non era minimamente scontata la vittoria.
Perché?
Perché debuttava sulla terra a distanza di otto giorni da un grande successo e dopo mesi che non giocava su quel terreno. Non giocava sulla terra dal giugno 2023 e giocare contro Korda credo sia un primo turno terribile. Nemmeno a farlo apposta gli avrebbero potuto creare un tabellone peggiore. Jannik era certamente favorito, ma, se si fosse potuto prefigurare una brutta sconfitta al primo turno, questa sarebbe stata una di quelle occasioni, per cui lui è stato bravissimo a scongiurarla.
Ha sentito la frase di Pietrangeli per cui gli farebbe bene la sconfitta?
Pietrangeli è incommentabile e non lo seguo su questa linea. A meno che lui non si riferisca a quello che c’è scritto nella letteratura del tennis dei grandi sapienti, secondo cui il campione si forma nel laboratorio della sconfitta, perché attraverso di essa si fanno determinate riflessioni, ed è più formativa rispetto alla vittoria. Ma presumo sia difficile che parli di quello, visto che lui afferma di non essere un appassionato di libri. Me lo auguro, ma tempo di dover escludere questa ipotesi.
Ma Pietrangeli si sta scontrando anche molto con Adriano Panatta.
Quello lo fanno da oltre mezzo secolo.
Ma perché? C’è rivalità?
Ma scherzi? Tantissima. È un po’ come tra Sophia Loren e Gina Lollobrigida. Forse questa storia ci ha un po’ stufato, dato che ora abbiamo ben altro da vedere. Appartengono al nostro passato ma anche al nostro presente, perché quando una vecchia gloria si mette a disposizione come grande saggio e con l’esperienza di vita vissuta per aiutare il giovane a crescere, allora è utile ed è una cosa bellissima. Ma se fanno la competizione con i giovani non ha senso, perché poi ognuno è campione del proprio tempo.
Lei, in un’altra intervista, ci aveva parlato di un Berrettini sovrappeso. Cosa vuol dire la vittoria di Marrakech e poi la sconfitta al primo turno di Monte Carlo?
Lo trovo ancora lontano dalla sua forma migliore fisicamente. La vittoria di Marracash è sicuramente un’iniezione di fiducia ma è comunque un 250, è un altro sport rispetto a un Master 1000. Qui ha perso da Kecmanovic, che no ne sicuramente un top ten, ha preso una stesa. Probabilmente ha scontato anche la fatica di Marrakech. Ma li, se lo osserviamo da un punto di vista tecnico, visto che si gioca in altitudine, il servizio vale molto di più. In più, le poche volte che riuscivano a spostarlo giocava sempre in allungo. Si allunga su molte palle quando ce lo scambio e questo vuol dire che non ha gli appoggi. Quindi è in ritardo, quindi non è ancora in forma ed è ben lontano dall’essere il vero Berrettini. Gli auguro tutto il bene del mondo, è un giocatore che rientrerà sicuramente nei primi 50 del mondo, ma è molto improbabile che possa tornare tra i primi dieci.
Lei aveva già previsto il ritiro di Nadal dal torneo di Monte Carlo. Pensa che il ritiro definitivo possa avvenire al Roland Garros?
Io penso che lui farà il possibile per essere alle olimpiadi di Parigi e a Roland Garros e, possibilmente, anche a Wimbledon. Sono questi i tre scenari per lui, ma bisogna vedere se il suo corpo glielo permetterà.
C’è chi, come Daniele Bracciali, dice che Djokovic sia un po’ sottotono. Concorda?
Lui a Monte Carlo appare nettamente in crescita come forma. Sta salendo, non solo rispetto all’America, dove chiaramente era nella peggior versione di sé stesso, altrimenti Nardi non lo avrebbe battuto nemmeno pregando il Signore dalle porte del Paradiso. Ma è in miglioramento anche rispetto agli Australian Open, anche se lui a Monte Carlo non ha mai fatto così bene al debutto sulla terra. Potrà fare bene a partire dalla vendetta contro Musetti, con cui l’anno scorso ha perso.
Il più quotato è Sinner?
C’è Musetti sulla terra è sempre stato un cavallo di razza e adesso comincia la sua stagione, ma Sinner è completamente un’altra cosa, non confondiamo i piani. Lui è di un altro pianeta rispetto a tutti gli altri giocatori italiani. Può capitargli di perdere? Certo, ma questo non sposta assolutamente il rango.
E Sonego che è stato ripescato?
Di solito la tecnica del lucky loser funziona.
Il suo favorito del torneo?
È molto difficile dirlo perché Monte Carlo è la prima grande uscita sulla terra. Non siamo più nell’epoca dominata solo da quattro giocatori, in cui c’erano Nadal, Federer, Djokovic e in parte Murray, e vinceva sempre uno di loro. Tutto è possibile, ma questo Sinner fa impressione e Djokovic è in ripresa. La missione qui per gli avversari è solo una: abbattere il soldato Sinner, perché se vince anche questo torneo non lo fermano più. Se vince anche la prima sulla terra diventa complicato anche da un punto di vista psicologico, perchè poi lui rafforza la convinzione di poterli barrere tutti ovunque.
E Fabio Fognini come sta?
Sta alla grande, è a fine carriera gioca e si diverte, è ancora dentro i primi cento, non vedo perché dovremmo preoccuparci. Forza Fognini ovviamente e che si riprenda dall’infortunio. Lui fa il tennista professionista con grande impegno, ma non ha più addosso quella pressione di un tempo.