Matteo Berrettini è tornato a vincere dopo un periodo di voci e polemiche sul suo conto (e su quello di Melissa Satta). C’è chi ha voluto sminuire anche questa vittoria, non ritenendo il torneo 250 di Marrakech di grande portata. Eppure, ha battuto in finale il detentore del titolo Roberto Carballes Baena, in due set (7-5 6-2). Possiamo definire quello di Berrettini un rientro in grande stile o è troppo presto? Ne abbiamo parlato con l’ex tennista numero 49 nel ranking Atp, Daniele Bracciali, che ci dice come Berrettini potrebbe tornare ai vertici delle classifiche mondiali. Poi se la prende con Nicola Pietrangeli, che definisce “ridicolo. Pessime le sue uscite su Sinner”. Ma cosa c'è da aspettarsi da Jannik Sinner sulla terra rossa? Per lui, abituato al veloce, potrebbe essere un problema? E Fabio Fognini che fine ha fatto? Poi ci ha parlato della crisi (o presunta tale) di Lorenzo Musetti e di Matteo Arnaldi (battuto da Sumit Nagal, rendendolo il primo indiano a vincere una partita su terra in un Master 1000) e...
Matteo Berrettini ha vinto il torneo di Marrakech. È un vero e proprio ritorno o solo una fiammata? C’è chi dice non sia una gran torneo, perché non è un Master 1000 né un 500...
È un ritorno di Berrettini e non c’è dubbio, anche perché intanto è tornato tra i primi cento. Vedendo come ha giocato nelle ultime settimane, sia in America che a Marrakech, penso che tornerà tranquillamente tra i primi 50.
Tornerà mai sesto del mondo?
Io me lo auguro fortemente, perché l’ho visto molto bene fisicamente, ma poi bisogna avere anche un po’ di fortuna in merito ai vari infortuni. Lui ne ha avuti diversi e alcuni anche molto gravi, come quello alla caviglia. Nel tennis se non hai continuità è difficilissimo rimanere ad alti livelli. Per tornare numero 6 al mondo deve trovare continuità di risultato e fortuna da un punto di vista fisico. Se ci sono tutti gli ingredienti necessari può tornare tranquillamente tra i top, ma è chiaro e innegabile che la strada sia ancora lunga. Nel tennis ricordatevi che non si può mai escludere nulla. Lui ha le capacità e le caratteristiche tecnico-tattiche per giocare il tennis di alto livello, ed essendoci arrivato una volta non vedo perché non potrebbe riuscirci di nuovo.
Cosa ne pensa delle polemiche che lo hanno assalito?
Inutili e ridicole. Poi sono molto contento che lui abbia vinto il torneo di Marrakech, perché è lo stesso che ho vinto io nel 2006. In quegli anni si giocava a Casablanca ed era un 250 come ora, ora hanno solo spostato la location, ma sono felicissimo della sua vittoria. Io sono molto legato a lui, anche perché nel 2018 abbiamo vinto un doppio insieme a Gstaad, in cui lui vinse sia singolo che doppio e ancora non era il Berrettini top ten. Abbiamo un legame forte, è anche nato lo stesso giorno di mio figlio.
Pietrangeli ha parlato di lui a MOW e ha detto che due anni fa Berrettini aveva deciso di ritirarsi. È così?
Io ho totalmente smesso di leggere e ascoltare tutto ciò che dice Pietrangeli da molto tempo. E qui stendo un velo pietoso. Non mi interessa proprio quello che dice, ne spara talmente tante e talmente grosse che ancora mi stupisco che ci sia qualcuno che lo ascolta.
Addirittura? È stato comunque un campione.
Un campione dei suoi tempi e i tempi sono cambiati molto. Possiamo dire che oggi, rispetto all’epoca di Pietrangeli, il tennis è un altro sport.
Sta dicendo che non sarebbe un campione oggi Pietrangeli?
Potrebbe esserlo come no, ma ci sono delle differenze talmente abissali che non si può fare il confronto. Fa tristezza che Pietrangeli ogni volta attacchi i giocatori italiani. Io ho giocato tanti anni in Coppa Davis e lui era l’ambasciatore: ogni volta che c’erano le scene ufficiali lui non ha mai fatto un discorso in favore dei giocatori italiani. Pensa di essere solo lui il fenomeno e anche quello che ha detto su Sinner fa veramente ridere, io al suo posto mi sarei vergognato. Sinner farà cento volte di più rispetto a quello che ha fatto Pietrangeli.
A proposito di Sinner, pensa che possa avere difficoltà cambiando terreno e passando alla terra rossa?
Magari all’inizio si deve un po’ abituare, perché viene da un periodo in cui ha giocato solo su superfici dure e il cemento è sicuramente il terreno che si adatta meglio alle sue caratteristiche, ma anche in terra rossa rimane un giocatore che devi battere. Il suo gioco non è efficace come sulle superfici dure, ma darà filo da torcere anche a Monte Carlo.
I favoriti sembrano essere Alcaraz e Djokovic.
Djokovic non so come si è allenato e in che condizioni fisiche sia, ma lo vedo abbastanza spento anche nelle interviste che rilascia. Non so se è perché ha capito che è solo una questione di tempo il fatto che lui non sarà più il numero uno, ma è una cosa fisiologica, perché ha quindici anni in più rispetto agli altri. Credo che il vero avversario per il numero uno della classifica possa essere Alcaraz, che però, in questo momento, ha meno continuità di Sinner, che quantomeno in semifinale ci arriva sempre. E quando non ci arriva vince i tornei. Gli altri, invece, come ha fatto Alcaraz ha Miami, perdono prima.
Quanto è favorito Sinner dal fatto che non ci sia il Re della terra rossa Rafa Nadal?
Rafa era il re della terra terra rossa, perché ora è tanto tempo che è fermo: rientrare poi è dura nel tennis. Lui, oltretutto, ha qualche anno in più ed è entrato nel circuito molto giovane. Ha basato tutto molto sul suo fisico, ed è lui il primo a rimandare continuamente i tornei perché dice si non essere in forma. Onestamente non so se il suo fisico tornerà mai come lo abbiamo conosciuto per giocare tra i top ten, anche perché Nadal non è che torna a giocare per essere numero 70 del mondo.
Tornando agli italiani, Fabio Fognini che fine ha fatto?
Anche Fognini non è più giovanissimo, questa settimana ha avuto dei problemi fisici e si è dovuto ritirare, ha fatto i quarti a Marrakech che gli hanno permesso di tornare tra i top cento. Con il passare degli anni fa fa sempre più fatica anche se il suo talento non si può assolutamente mettere in discussione. Per ora c’è, perché finché sei tra i top e nel circuito dei grandi slam, puoi competere benissimo. Anche lui deve trovare un po’ più di continuità e, se il fisico tiene, può giocare ancora.
Musetti invece? Sembra abbia superato la crisi.
È vero che ha avuto un periodo di crisi, ma ha anche giocato su superfici dure e io lo vedo molto meglio sulla terra rossa per quello che sono le sue caratteristiche tecnico tattiche. Personalmente lui mi piace moltissimo, ha il rovescio a una mano e sono un suo grande fan, mi piace proprio vederlo giocare al di là del risultato finale. Se devo vedere qualcuno guardo lui o Dimitrov, sicuramente non guardo Medvedev.
E Arnaldi?
Lo vedo molto quadrato, da quello che so è un professionista che si applica moltissimo e i risultati gli stanno dando ragione. Io ci ho giocato qualche anno fa, in un torneo Open a Forte Dei Marmi e perse al super tie-break, ma era giovanissimo e già giocava bene. Onestamente non mi aspettavo un miglioramento di tale portata, ma adesso Arnaldi è un giocatore da battere. È uno di quei giocatori che difficilmente perde contro qualcuno che vale meno di lui, perde se l’altro è più forte, è sempre lì. Ha perso difficilmente con qualcuno che era dietro di lui. Poi è 40 del mondo, ha una classifica di tutto rispetto e mi ha clamorosamente stupito. Anche se a Monte Carlo non è andata bene per lui.