Se per il tennis italiano è un buon momento, con nove italiani su dieci nei primi cento, sembra non essere cominciato al meglio il Master 1000 di Monte Carlo, in cui hanno perso sia Luca Nardi, sconfitto per 6-2, 6-3 dal canadese Auger Aliassime, che Matteo Arnaldi contro Nagal per 5-7 6-2 6-2, Lorenzo Sonego eliminato nelle qualificazioni e anche nel doppio dove ha giocato con Jannik Sinner. E a proposito di Sinner, farà bene anche sulla terra rossa? Lo abbiamo chiesto all’ex tennista Omar Camporese, che ci parla anche di Matteo Berrettini (al quale è legato per una potente storia di infortuni), di Rafa Nadal, su cui concorda con Luca Bottazzi, e quello di Novak Djokovic. E chi è il suo tennista preferito? Poi non risparmia critiche in merito allo scontro che c’è stato tra Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta.
Omar, sembra non essere partito benissimo il torneo di Monte Carlo per l’Italia. Cosa ne pensa delle sconfitte?
Arnaldi ha perso con Nagal, un indiano che so che è molto fastidioso, gioca benino ed è un gran regolarista da fondo campo. Regala molto poco, quindi ci può anche stare la sconfitta. Poi i primi tornei sulla terra sono sempre un terno a lotto, vince chi si adatta meglio, poi in corso d’opera possono succedere delle cose diverse. Per quanto riguarda, invece, la sconfitta di Nardi, ha perso con Aliassime, che nell’ultimo periodo non stava giocando benissimo. Ci può stare come risultato, anche se Nardi veniva da un periodo d’oro. La terra rossa è un altro sport rispetto a giocare sul cemento, per cui bisogna adattarsi.
Musetti invece ha vinto.
Sì, e ha giocato una bellissima partita, ha battuto una testa di serie che è Fritz, per cui fa ben sperare.
Possiamo dire che Musetti è uscito dal periodo di crisi?
Secondo me non era neanche una vera e propria crisi quella di cui si parlava. È comunque un giocatore che nei primi 30 al mondo, per cui ritengo che la parola crisi sia un po’ eccessiva, anche se sicuramente poteva fare meglio e adesso speriamo che abbia trovato una sua dimensione mentale e che i suoi problemi siano finiti. Sta venendo da buone vittorie e da una buona settimana. Stiamo a vedere perché ora sta giocando sulla superficie a lui congeniale.
Superficie che in teoria non è congeniale a Sinner...
Questo è un bel punto di domanda. Ci siamo sempre detti di Sinner se poteva o meno diventare numero uno: bisogna vedere la parte estiva e quella sulla terra battuta. Io credo che lui stia venendo da un periodo formidabile, oramai le sue vittorie non fanno neanche più notizia e non sono delle sorprese, però sono curioso di vederlo su questo terreno in cui il suo gioco non è gratificante come può esserlo sul cemento e bisogna vedere se è in condizione per tenere gli stessi livelli anche sulla terra battuta. Quella di Monte Carlo è una terra un po’ diversa, perché comunque è abbastanza lenta, mentre quella di Roma e Parigi è più veloce e si addice un po’ di più alle sue caratteristiche.
Ha perso il doppio con Sonego, è un segnale negativo in vista del singolo?
No, non è un campanello di allarme, anche se hanno perso un doppio che era quasi vinto. Questo però è quello che succede quando non sei abituato a giocare su una determinata superficie. Hanno bisogno di giocare più partite, ma non la vedo come una cosa disastrosa.
Quindi non è così scontata la vittoria di Sinner a Monte Carlo?
Assolutamente no, niente è scontato, soprattutto nel tennis. Magari c’è il giocatore che becca la settimana giusta, perfetta in cui non sbaglia mai e quindi vince il torneo. Ha un primo turno poi che non è neanche così abbordabile, quindi è tosta. I primi turni saranno quelli che ci fanno capire se lui effettivamente può competere a livelli altissimi anche sulla terra battuta.
Invece Matteo Berrettini è tornato? Anche per lui si è parlato di crisi, ma molto di più rispetto a quella di Musetti.
Incrociamo tutti le dita per Matteo, io mi auguro che non abbia più alcun infortunio perché ne ha sopportati già abbastanza. La vittoria di Marrakech è importante, anche se tutti quanti sappiamo che non è un torneo come Miami, ma è comunque una vittoria. Questo credo che faccia bene soprattutto al suo morale e che abbia trovato nuovamente convinzione in sé stesso. Ora dobbiamo vedere che cosa può fare a Monte Carlo, Roma e Parigi.
Cosa ne pensa di tutte le dicerie che ci sono state sul suo conto?
Lasciamo proprio perdere, sono assurde e soprattutto fatte da persone che probabilmente non sanno neanche di cosa parlano. Ora ha trovato di nuovo una sua dimensione tennistica, anche se mi è dispiaciuto molto che abbia lasciato il suo allenatore Santopadre, mio carissimo amico, con cui ho giocato tantissimi tornei e trascorso gran parte della mia gioventù. Ma anche questo fa parte del tennis e Matteo aveva bisogno di stimoli diversi, che credo proprio abbia trovato. Sarebbe veramente brutto perdere un giocatore come lui solo per via degli infortuni come è successo negli ultimi anni.
Nicola Pietrangeli ha parlato molto di Berrettini a MOW, sia della separazione da Santopadre, che del fatto che Matteo due anni fa voleva lasciare il tennis.
Mi è dispiaciuto per Vincenzo perché insieme avevano creato un team perfetto, hanno comunque fatto una finale di Wimbledon, ma la vita del tennista impone una ricerca continua di stimoli quotidiani. Lui con Santopadre aveva un rapporto fraterno, lo vedeva come se fosse un padre, per cui credo che non abbia trovato quel qualcosa che lo potesse far andare avanti.
Abbiamo capito che non le piacciono i gossip fuori dal campo...
Non mi piacciono minimamente e non mi piace la gente che sparla degli altri. Non mi è piaciuto per niente Pietrangeli quando ha parlato male di Sinner, né quando si parla dei fidanzamenti altrui. Non credo che le sconfitte di Matteo siano assolutamente imputabili a Melissa Satta, ma che abbia avuto dei problemi fisici che lo hanno tenuto lontano dal campo. So che lui ci regalerà ancora grandissime soddisfazioni, ma non so se potrà tornare ai livelli di prima. Penso che l’Italia, in questo momento, sia la nazione più forte che ci sia al mondo. A livello di giocatori credo che neanche gli Stati Uniti, da sempre capostipiti nel tennis, abbiano i giocatori che ora abbiamo noi.
Abbiamo sono nove italiani nei primi cento.
Esatto, quindi in questo momento direi che il tennis possiamo solo elogiarlo e non parlarne male.
E allora lei come si spiega che due campioni come Panatta e Pietrangeli si becchino tramite le pagine dei giornali?
Adriano credo abbia detto le stesse cose che sto dicendo io adesso, mentre Pietrangeli vive nella sua epoca e voleva essere ancora il numero uno. Ma in questo momento non può esserlo perché c'è Sinner che sta vincendo ovunque. Credo che ci sia un po’ di invidia è questa non fa bene per niente. In questo momento ai ragazzi si possono solo fare i complimenti, Non vedo Jannik che cosa possa fare di più rispetto a quello che ha fatto finora.
Lei ha parlato di invidia: proprio Pietrangeli a MOW ha definito Panatta invidioso di lui.
Conosco bene Adriano e non credo che sia invidioso di Nicola, anzi. Sono due persone che hanno fatto una carriera completamente diversa, ci sono stati vent'anni di differenza e ogni epoca ha una storia a sé. Detto ciò, per me questa invidia non deve esistere. Ci sono dei giocatori che hanno fatto la storia: Pietrangeli negli anni Cinquanta e Sessanta, Panatta l'ha fatta negli anni Settanta, Sinner e Berrettini la stanno facendo negli anni Duemila. Bisogna solo dire grazie a questi atleti che ci hanno regalato delle vittorie inaspettate.
All'appello in questo momento nel panorama italiano manca Fabio Fognini.
Il gioco di Fabio è quello che diverte più di tutti in assoluto, mi piace da morire e mi fa rivivere il tennis degli anni Novanta. Prima era molto più importante l'aspetto tecnico e ora che manca anche Federer il livello si è un po’ abbassato da quel punto di vista.
Bottazzi a MOW ha detto che Nadal è come se si fosse già ritirato.
Sinceramente poco ci manca. Lui ora è pieno di acciacchi, ha corso veramente tanto e ha ridotto il suo fisico in brandelli. Credo che lui speri di giocare l'ultimo Parigi e spero che possa arrivare lì nelle migliori condizioni e che possa essere l'ultimo torneo della sua carriera. Poi c'è stato anche il distacco con Federer che credo abbia pesato molto: tra di loro c'era quella perenne sfida che li vedeva nemici in campo e amici fuori dal campo. Nel momento in cui ha perso il suo vero competitor, Nadal ha perso qualcosa a livello di testa. Per cui ora Nadal lo vedo sul viale del tramonto.
Ma con Parigi intende le Olimpiadi o il Roland Garros?
Assolutamente credo che lui sia per il Roland Garros, perché ne ha vinti tantissimi e perché vuoi chiudere in bellezza. Sarebbe stupendo se lui potesse dire addio al tennis con un grande torneo a Parigi e dopo l'ennesima vittoria al Roland Garros. Ha provato in Australia e si è fermato, voleva provare a Monte Carlo ma si è accorto di non farcela, perché il suo fisico non glielo permette. Parliamo comunque di giocatori straordinari che o giocano per vincere il torneo oppure non entrano neanche in campo. Ora Rafa non sta bene fisicamente e questo è quello che gli sta succedendo, per cui speriamo che a Parigi ci possa essere.
Anche Djokovic è sul viale del tramonto?
Gli anni si fanno sentire perché comincia ad averne 37, ma lui a differenza degli altri è ancora il numero uno al mondo e ha un discreto margine di vantaggio su Sinner e ora deve difendere Parigi. Vediamo se sulla terra battuta Jannik riesce o meno a passarlo. Anche lui, comunque, aveva bisogno di stimoli, ha finito con Goran Ivanisevic e ora si presenta a Monte Carlo con un nuovo allenatore.
Le posso chiedere che cosa si prova nel momento in cui si appende la racchetta al chiodo?
Ho smesso perché non ce la facevo più a sottostare a determinati orari e ritmi, non riuscivo più ad allarmi e il mio fisico non reggeva, ma il tennis poi resta sempre l'amore della tua vita. Purtroppo, quando vai avanti con l'età, arriva un punto in cui non ce la fai più.
E mentalmente che ricadute ci sono?
Devi dare un taglio secco, è un po’ come smettere di fumare, o smetti di colpo oppure non riesci a farlo. Da un punto di vista mentale è molto tosta, ma quando capisce che il tuo fisico non regge, non hai altra scelta. Tutto ciò nonostante la tua testa ti dica di andare avanti. Per quanto riguarda le ricadute psicologiche, io ho dovuto smettere nel momento più bello della mia carriera, a 22 anni per colpa di un infortunio al braccio, proprio nel momento in cui forse sarei potuto arrivare anche nei primi dieci. Questa è l'unica cosa che rimpiango tuttora. Se avessi sbagliato tutto per colpa mia sarebbe stato un altro discorso, ma la colpa non era mia e ancora oggi sogno di notte quei momenti in cui avrei potuto fare qualcosa di più ma un male mi ha tenuto lontano dal tennis. Dopo il primo infortunio a circa 25 anni ho ricominciato, giocando a livelli anche abbastanza buoni, ma il secondo infortunio mi ha ammazzato, non ce l'ho fatta. Posso dire di aver avuto una carriera breve ma molto molto intensa, anche se poteva essere migliore.