Jannik Sinner è in Canada per il Master 1000 di Montreal, ma non aveva una tonsillite che gli impediva di giocare le Olimpiadi? Questa è la domanda che tutti si sono subito posti, tanto che è intervenuto il professor Matteo Bassetti per capire se ci fosse o meno compatibilità con i tempi di guarigione. Ne abbiamo parlato anche con l’esperto Luca Bottazzi, che, dopo aver previsto per primo a MOW l’assenza dell’azzurro ai giochi, ha rincarato la dose, spiegando, nuovamente, come fosse solo una questione di calendario. Al tempo stesso, però, fa un’altra previsione sorprendente che riguarda sempre una competizione con la maglia italiana: la Coppa Davis. Chi è che non la giocherà? Poi, tornando sul torneo olimpico, ci spiega perché è impossibile che Lorenzo Musetti arrivi a medaglia, chiarisce chi è più forte tra Carlos Alcaraz e Sinner e chi è, dei due, che può vincere gli Us Open. Ma davvero Matteo Berrettini sarebbe stato così importante in questa competizione come ha sostenuto a MOW Daniele Bracciali? E, anche cambiando il regolamento, siamo certi che avrebbe avuto i punti necessari per partecipare? Poi demolisce l’organizzazione del torneo e analizza la debacle di Jasmine Paolini.
È polemica su Sinner: in molti dicono che non era tonsillite visto che è già a Montreal perché inizia lunedì il master 1000.
Non intendo entrare in polemiche colme di retorica e per di più a scoppio ritardato. Il commento da bar sport, così come quello dell’ovvio sulle immagini che scorrono sul video, non mi appartiene. Del resto, avevo previsto con ampio margine l’assenza di Sinner alle Olimpiadi, spiegandone puntualmente dinamica e motivazioni. Poi si è messa di mezzo pure una tonsillite. Così, in questi giorni, è intervenuto addirittura il Prof. Bassetti per spiegare il decorso della malattia, ma evidentemente senza ottenere grandi risultati, viste le polemiche crescenti. A questo punto mi chiedo per quale motivo vengano tirati in ballo degli esperti, se il fine mediatico è volto ad alimentare e accalappiare l’audience. In questo scenario, la vacua polemica vince facile sulla ragione. Difatti, anche i bambini delle elementari sanno come il pubblico generalista non si nutra di cultura e di sapere, bensì di svago. Per cui, se qualcuno al comando nella stanza dei bottoni ha per caso intenzione di rimediare a questa grottesca situazione, occorre attivare un ribaltamento delle competenze, quindi del pensiero. È l’unica via d’uscita per superare questa diffusione, che definire basica è un complimento. Altrimenti, continuare a blaterare qua e là di cultura sportiva al consumo, si dimostra oltre che un’azione ipocrita totalmente fuori luogo.
C’è chi, anche in seguito alle Olimpiadi, sostiene che Alcaraz sia più forte di Sinner.
Da ottobre ad aprile Sinner è stato più forte di Alcaraz, ha totalizzato più punti, tanto da mantenerlo ancora in vetta alla classifica, malgrado Alcaraz sia stato più forte di Sinner da maggio ad oggi. Probabilmente lo potrà essere fino alla fine degli Us Open che determinano a grandi linee la fine della stagione all’aperto. Ottobre e novembre sono invece due mesi cruciali per affermarsi numero uno mondiale, e si gioca indoor, dove Sinner è sulla carta più attrezzato dello spagnolo. Sarà una sfida appassionante e Jannik ha il compito di respingere l’attacco di Alcaraz sul cemento americano. Se riuscirà nell’intento avrà posto tutte le condizioni per prevalere e quindi sollevare il trofeo di Number One dopo le Atp Finals di Torino. Questo è il piano. Ovviamente Alcaraz & Co faranno di tutto per farlo saltare. Ma tutto questo fa da sempre parte del gioco e bisogna saperlo accettare con serena sportività.
Alle Olimpiadi siamo rimasti appesi a Musetti. Che cosa vuol dire questo per il tennis italiano?
Aspettarsi la raccolta, novella vendemmia delle medaglie olimpiche nel tennis, poteva essere forse un auspicio. Se invece si trattava di una valutazione tecnica vera e propria allora, mi spiace dirlo, il fatto riflette in modo oggettivo quanto impietoso sia il livello generale di competenze dell’ambiente. Circa la questione Musetti, non credo arrivi ad una medaglia, anche dopo aver superato l’amico Fritz. Il singolare maschile è tra le cinque gare in programma, quella nettamente più complicata. Musetti per prendere una medaglia deve vincere almeno due partite. Dunque, superare contendenti come Zverev nei quarti, Djokovic o Tsitsipas in semifinale, Medvedev e Alcaraz in finale per l’oro, oppure per il bronzo, in caso di spareggio. Restiamo appesi alla speranza medaglia nel doppio femminile, che oramai da anni è una specialità, anche tra gli uomini, non più frequentata dai grandi campioni del singolare. Una sorta di pianeta disabitato, nella ricca e luminosa galassia del tennis.
La Paolini ha perso, però dopo che è scesa in campo giocando una partita dietro l’altra. Quanto ci sta penalizzando l’organizzazione francese?
La Paolini gioca un tennis completo e divertente, quello che personalmente preferisco. Per esprimersi al meglio ha però bisogno di freschezza mentale. Fattore ahimè latitante alle Olimpiadi, dove è apparsa sulle ginocchia, sensibilmente affaticata. Difatti, ha espresso un tennis confuso e incostante. Circa l’organizzazione del torneo è evidente come sia terribile, sotto gli occhi di tutti, e rende più comprensibile a chiunque la scelta di Sinner di evitare una scelta del genere. È bene ricordare, come Jannik e il suo team siano autentici professionisti nella programmazione, come già dimostrato più volte in passato a suon di risultati. Un aspetto, questo, fondamentale nello sport moderno e forse ancor più in una disciplina individuale, nella quale ogni atleta possiede singolari caratteristiche e quindi presenta differenti necessità, per riuscire a mantenersi competitivo ai massimi livelli. Quindi se Alcaraz programma di andare alle Olimpiadi ciò non significa che Sinner debba obbligatoriamente seguire la programmazione dello spagnolo. Possibilmente Jannik non si sente al meglio della forma e deve tentare di recuperare. Lui è il numero uno del mondo, non può certo presentarsi sul palcoscenico a mezzo servizio. Mi sembra una cosa semplice da capire, anche per coloro i quali ignorano cosa sia il tennis. E ve ne dico un’altra.
Cioè?
Penso che Jannik, dopo gli Us Open, non risponderà alla convocazione di capitan Volandri, saltando la Coppa Davis a Bologna. In tal maniera, potrà preparare l’assalto finale per concludere al meglio la stagione alle Atl Finals di Torino. Le ragioni di quanto ho appena detto ve le spiegherò poi, anche se a quanto pare, non serve a nulla.
Dicono che manchi Berrettini. Avrebbe inciso così tanto?
A seguito della vittoria di Berrettini a Kitzbuhel, sono entrati i punti in classifica questo lunedì, a torneo Olimpico già in corso. Prima del lunedì, il redivivo Matteo, si trovava dietro a Cobolli, ultimo giocatore azzurro tagliato fuori dai Giochi, per la gara di singolare. Dunque, anche se per ipotesi la data di iscrizione ai Giochi fosse stata più a ridosso dell’evento, Matteo non poteva prevaricare Cobolli. A tutti gli effetti, quest’altra suggestione sull’opportunità di partecipazione di Berrettini alle Olimpiadi era priva di fondamento. Trovo sconcertante come un ambiente discuta in modo concitato sul sesso degli angeli, sul nulla. Un altro fatto desolante, che si commenta tristemente da solo.
Oltre a Musetti ci resta, appunto, il doppio femminile.
Credo abbia più del 50% di possibilità di vincere e quindi arrivare poi in semifinale, in zona medaglie. Credo sia proprio questa la specialità in cui l’Italia ha maggiori possibilità di arrivare a medaglia, ma non credo, ahimè, sia quella d’oro. Come già detto, il doppio femminile ha le maggiori possibilità di medaglia. Se perdessero dalle inglesi resterebbe Lorenzo Musetti, quale ultimo baluardo con la racchetta in mano. Per il toscano occorre comunque qualcosa in più di un miracolo. Traduco: se mai Lorenzo arrivasse a medaglia realizzerebbe un’impresa colossale. Chi conosce minimamente lo sport percepisce come le medaglie non abbiano proprio tutte lo stesso peso, pur avendo lo stesso metallo. Lo dico con tutto il rispetto, ma c’è medaglia e medaglia. Per intenderci l’oro nel tiro a segno equivale a quello sui 100 metri piani? Ecco perché, a mio parere, la medaglia di Musetti ne varrebbe almeno tre.
Ti piace la divisa italiana di Armani?
La squadra azzurra sponsorizzata da Armani mi piace moltissimo. La cosa che invece non mi piace per niente è il commercio attorno alla sacra “divisa azzurra”.
Che vuoi dire?
Chiunque oggigiorno può acquistare la maglia della nazionale. Personalmente ho sognato per anni la maglia della nazionale e poi ho avuto l’onore di indossarla, cercando di onorarla. Attualmente è ripiegata con cura in un cassetto e rappresenta la memoria di attimi indimenticabili, quando la riprendo tra le mani. Un tempo, questa maglia non si poteva di certo comprare. Ora, invece, si vedono sedute tra il pubblico migliaia di persone con la maglia dell’Italia. Ma che roba è mai questa? Ma dove siamo arrivati? Conoscendo la mentalità di buona parte dell’audience consumatrice, più d’uno avrebbe l’ardire di giustificare questa palese volgarità obbiettando come per lo sponsor non basti assorbire l’aura e la visibilità olimpica, perché conta ancor più rientrare dell’investimento. Stesso discorso vale per i diritti televisivi, gli accrediti delle testate giornalistiche, e tutto il circo che circonda e sfrutta lo sport. Sport che poi ovviamente trae benefici economici. E ci mancherebbe altro, visto che sono gli atleti gli attori principali di codesto teatro nel quale il profitto risulta l’ombelico del mondo. Per cui, se questi sono i termini di riferimento dello sport attuale, lo sport di oggi pare abbia assunto le sembianze di ogni altro ambito produttivo. Se questi sono i termini del mondo dello sport, è così devono essere accettati, allora mi chiedo il perché di queste feroci polemiche contro Sinner. Credo sia arrivato il momento di dire basta a queste ipocrisie! Giù le mani da Jannik Sinner.