Un gol decisivo, incredibilmente importante. Un pallone spinto in rete a due minuti dallo scadere del tempo, quando ci si preparava a prendere il pareggio come un buon risultato. Invece è finita 1-2 per l’Inter e Bayern Monaco sconfitto a casa sua. L’ha decisa Frattesi, sbucato all’improvviso come sa fare lui e l’ha messa dentro per la gioia nerazzurra.
Chiamatelo destino o semplicemente forza dell’amore. Perché nel suo urlo a torso nudo verso il cielo c’era tutto: gioia e dolore, qualcosa che andava oltre il calcio e il prestigioso palcoscenico della Champions League. C’erano la vita, la morte. E, appunto, l’amore. Quello più profondo e sincero, che connette l’anima con le nuvole. Lassù, dove puoi immaginare di ritrovare gli abbracci migliori, il profumo autentico della famiglia che sa di caffè la mattina e di quelle telefonate rassicuranti quando da bambino stavi diventando grande. E dove sai che un giorno ritroverai tua nonna orgogliosa di te.

“Ero troppo legato a mia nonna - ha dichiarato ai fine partita -, a tal punto che, nonostante nella mia vita abbia sempre pensato di avere la testa come qualità migliore e che niente e nessuno avesse mai scalfirmi, quando mi sono trovato davanti alla sua precaria condizione di salute fino alla sua morte non sono più riuscito ad andare avanti. Non ero abituato a vederla così, è stato pesante. Ma stasera sono sicuro che c’è stato il suo zampino e qualche strillo l'avrà tirato di sicuro". Il giorno prima su Instagram, Frattesi, aveva salutato la nonna con una storia assai emozionante: sopra le foto che li ritraevano insieme durante i festeggiamenti per la vittoria del campionato dell’Inter aveva scritto: “Ti rivedrò e balleremo all’infinito”.
Davide è un ragazzo di 25 anni, cresciuto con i nonni come tanti di noi. E quando ha messo tutta la forza che aveva per spingere in rete il pallone più importante della sua carriera sapeva di non essere solo. Una dimensione umana dello sportivo, al quale tifosi e commentatori chiedono solo gol, assist e performance ma mai “come stai”. Era stato proprio il centrocampista dell’Inter a scusarsi per un periodo sottotono in campo, spiegando il fardello che si portava dentro perché il tempo da condividere con l’amata nonna stava per scadere. Un dolore che non riusciva a sopportare. Un distacco che non si accetta.

I nonni sono il primo punto di riferimento per il bambino che cresce. E lo sono stati per generazioni intere nell’italia del boom economico. Sono dolcezza, certezza e il rifugio sicuro quando ci si scontra con le prime angosce della vita. Sono le fondamenta della struttura della famiglia italiana, quando i genitori lavorano entrambi. E oggi è sempre così. C’è da lavorare e i bambini, quando ci sono i nonni vicini, crescono con il loro calore. Secondo l’ISTAT, in Italia, quando entrambi i genitori lavorano, i nonni si prendono cura dei nipoti nel 60,4% dei casi per bambini fino a 2 anni; nel 61,3% per quelli dai 3 ai 5 anni; e nel 47,1% per i nipoti dai 6 anni in su. E, per questo, si crea un legame esclusivo, speciale. Fa bene pensare così anche in questa vittoria dell’Inter. Che la nonna di Frattesi abbia partecipato alla gioia del nipote e di chi i colori nerazzurri li indossa o nel cuore e sulla maglietta. Tutto questo può cambiare la stagione e i destini, può diventare il capitolo di una grande storia.
Del valore di questo successo fuori casa contro il Bayern Monaco, una delle favorite della competizione, ne è consapevole anche l’allenatore Simone Inzaghi che ha saputo gestire i momenti della gara e i giocatori a disposizione, nonostante le assenze. Come è stato capace di cogliere l’attimo giusto per mandare in campo Frattesi, di cui conosceva le ferite che si portava dentro. La reazione è stata quella che voleva, il risultato anche. Tutto perfetto, bellissimo. Ed emozionante. Come il successo, le lacrime di Davide, la gioia. E quello sguardo lassù, verso il cielo, per sentirsi meno soli.
