Andy Roddick non le manda a dire a chi, in queste settimane, ha messo in discussione Juan Carlos Ferrero, coach di Carlos Alcaraz, suggerendo un clamoroso cambio alla guida tecnica del talento spagnolo. L’ex numero uno del mondo americano, oggi voce fissa su Tennis Channel, ha risposto che “chiunque chieda un cambio di allenatore non sa nulla di allenatori”. E non si è fermato lì. Per Roddick, il problema non è Ferrero, semmai sono le aspettative irrealistiche alimentate da due decenni di dominio targato Federer-Nadal-Djokovic. “Vi ricordate i tempi prima dei Big Three, quando i giocatori non arrivavano in finale ogni settimana?”, ha detto con sarcasmo. “Pete Sampras, che ha vinto 14 Slam e chiuso sei anni da numero uno del mondo, a volte perdeva al terzo turno. E succedeva. Eppure, nessuno ne faceva un dramma cosmico”.

L’analisi è chiara: Carlos Alcaraz ha 21 anni, è già stato numero uno del mondo, ha vinto due Slam (gli Us Open nel 2022 e Wimbledon nel 2023) ed è seguito fin dal 2018 da Ferrero, che lo ha preso sotto la sua ala nella sua accademia a 16 anni. “Ha già più Slam di Andy Murray”, ha ricordato Roddick. “E ha percorso metà della strada verso icone come Connors e Agassi. È semplicemente assurdo quello che ha fatto”. Certo, il 2025 non è iniziato nel migliore dei modi per Carlitos: dopo il titolo a Rotterdam, è arrivato un rendimento più discontinuo, con la semifinale a Indian Wells, l’uscita al secondo turno a Miami e le critiche per la partita persa con Djokovic a Melbourne, dove in molti hanno messo in dubbio proprio le scelte tattiche adottate. Ma per Roddick si tratta di analisi miopi: “Dobbiamo ridefinire le aspettative. Non è pensabile che ogni campione debba vincere tutto, sempre”. Alcaraz è impegnato a Montecarlo. La pressione cresce, ma Ferrero resta lì, al suo angolo. E Roddick lo difende: “È stato fondamentale nella crescita di Carlos, lo ha guidato fin da quando era un ragazzo, ha contribuito alla sua maturità tecnica, mentale e umana. Cambiarlo ora? Una follia”.
