Il torneo di Miami sta regalando grandi soddisfazioni agli italiani: dal ritorno di Lorenzo Musetti, che i più davano in crisi nera, a Jannik Sinner che sembra non avere rivali (a parte forse, come dimostrato di recente, Alcaraz). Ma è così? È veramente l'attuale o il prossimo numero uno al mondo come sostengono in molti tra cui anche Bottazzi? Abbiamo chiesto a Lorenzo Cazzaniga, giornalista esperto di tennis e commentatore di Eurosport, se non si stia dando un po’ troppo per scontato il rendimento di Sinner. È lui che ci ha abituato troppo bene? Poi ci ha parlato di Fabio Fognini, e del suo eventuale ritiro, nonché di quello di Nadal, che secondo Bottazzi è come se fosse già avvenuto. Cosa che non trova assolutamente d’accordo Cazzaniga. Poi gli abbiamo chiesto di Matteo Berrettini, e Cazzaniga ci ha parlato di Melissa Satta come una distrazione, ma “una bellissima distrazione. Lo abbiamo invidiato tutti”. E ci ha raccontato dei retroscena sui due campioni Adriano Panatta e Nicola Pietrangeli.
Lorenzo Cazzaniga, si sta dando per scontato il fatto che Sinner stia vincendo con così tanta continuità? E che cosa ci dobbiamo aspettare da lui?
A questi livelli non è scontato, non è possibile prevederlo. Che già da quest'anno avrebbe puntato a vincere Slam e avrebbe lottato per il titolo numero uno, si sapeva. Ma sta andando oltre ogni più rosea previsione, visto che in questo inizio dell'anno ha perso una sola partita. Quindi, tanto meglio non poteva fare. Ora è nella sua tabella di marcia, per il suo valore, di cui abbiamo avuto conferma soprattutto nel finale di stagione dell'anno scorso. La prestazione alle Atp Finals e poi la Coppa Davis con la vittoria contro Djokovic gli hanno dato quella convinzione in più per cominciare alla grande la stagione.
Questi sono i tornei migliori per lui?
Sì, sono i tornei che preferisce. Il cemento all'aperto rimane, insieme all'indoor, la superficie su cui si sente più a suo agio. Quindi non è scontato ma nemmeno così sorprendente. Questo va detto anche alla luce del fatto che in questo momento non ci sono tantissimi giocatori di quel livello. Uno di questi è Djokovic, e fin qui l'abbiamo visto solo in Australia, non è ancora in condizioni. Per cui quello che doveva essere il rivale principale è mancato in questo inizio di stagione.
Rispetto al tennis del passato sono cambiati i ritmi? E in che modo è cambiata la preparazione dei giocatori? Su questo Pietrangeli si è espresso a MOW
Nel tennis il numero di match che giocano in un anno è calato rispetto a prima o comunque non è cresciuto. I giocatori degli anni settanta fino ai novanta, giocavano sicuramente più di ventiquattro tornei l’anno e i giocatori attuali spesso non arrivano a quelle cifre. Quindi, non è aumentato il numero di match ma l’intensità del gioco. Perché tutti gli sport evolvono. Il caso di Pietrangeli è particolare perché spesso si arriva a un'età in cui tutti pensano che i loro tempi fossero migliori. Se mostro il tennis di una volta a mio nipote mi dice “stacca il ralenti perché non mi diverto”. Perché io gli faccio vedere McEnroe che per me è il massimo del talento, mentre per lui è noia. Ognuno ha i propri gusti, ma il tennis moderno è fatto soprattutto di velocità, intensità, potenza e il corpo umano viene messo più sotto pressione. Rispetto a una volta basta vedere le panchine dei giocatori: prima c'erano il coach e la fidanzata, adesso sono in quindici. C'è il preparatore atletico, il fisioterapista, l'osteopata, l'allenatore, l'assistente dell'allenatore, il guru, lo psicologo e quindi è chiaro che hanno una preparazione infinitamente migliore rispetto a quella dei giocatori degli anni novanta.
Ma secondo le figure che ruotano attorno ai giocatori sono utili o alcune sono superflue?
Nel tennis attuale ad altissimo livello sono fondamentali, perché ci si gioca tutto su minimi dettagli e anche l'aspetto economico aiuta.
Cioè?
All'inizio chi può disporre di soldi, finanziamenti o aiuti da parte della federazione o di enti privati è chiaramente favorito, perché poter svolgere un'attività giovanile di un certo tipo e seguiti in un certo modo può avere dei costi molto alti che non tutti possono affrontare. Quindi non sapremmo mai quanti talenti clamorosi abbiamo perso, perché il tennis nella fase di costruzione ha dei costi che gli sport di squadra non conoscono. Nel tennis c'è un costo iniziale importante e chi poi può permettersi di essere seguito in una certa maniera sicuramente ne trae un vantaggio. I giocatori professionisti, come le aziende, perché ormai loro sono aziende, hanno il loro budget da rispettare.
A proposito di aziende, Bottazzi a MOW ha detto che Nadal è come se si fosse già ritirato e che, se non lo fa subito è anche per una questione di sponsor e accordi commerciali. È così?
Non sono d'accordo che sia per quello. Immagino che la situazione “dell'azienda” Nadal sia molto florida, quindi credo che Nadal ci provi ancora perché, come tutti i fuori classe fanno fatica a ritirarsi. Perché vivono delle emozioni talmente forti che rinunciare a prescindere non è facile fin quando non pensano di non avere più alcuna chance di rimanere ad alto livello. Fanno fatica a rinunciare perché qualunque cosa faranno dopo, nel 99% dei casi sarà meno importante e meno elettrizzante di quello che hanno fatto fino a quel momento. Non è una questione sempre facile da affrontare, e vale anche a livello di altri giocatori.
Chi ti viene in mente?
Conosco molto bene Fabio Fognini. Non è che ora si alza ogni giorno con lo stimolo di allenarsi, competere, giocare, viaggiare. C'è la famiglia, ha già vinto e guadagnato tanto. Però alla fine si chiede, se ci sia qualcosa di meglio che possa fare, qualcosa che gli dia di più. E la risposta apparentemente è no. Quindi secondo me Nadal ci prova perché dentro di sé vuole avere la certezza assoluta di non poterci più riuscire.
Ma è arrivato quel momento?
È molto probabile che non ci riesca più, ma lo vuole scoprire fino in fondo. Non credo che lo faccia per soldi, non ne ha bisogno. Poi sicuramente avrà degli obblighi nei confronti sia degli sponsor, che, soprattutto, del suo entourage. Ma penso che, se volesse, si potrebbe ritirare domani senza problemi.
Hai nominato Fognini: come lo posizioni oggi nel panorama tennistico?
Fognini non è più un ragazzino, io lo conosco da quando giocava da junior, e ancora adesso lo incrocio visto che si allena a Milano. È in un momento in cui deve decidere quanto vuole andare avanti. Quando parliamo mi dice “vediamo come va”, vive un po' la giornata. È un giocatore che ha vinto tanto, che è stato di altissimo livello e adesso è costretto spesso a giocare tornei challenger. Ma non passerà tanto tempo a giocare solo questi tornei se riacquista una classifica sufficiente per entrare nei tabelloni dei tornei più importanti. A quel punto, se riesce di tanto in tanto a ottenere delle vittorie, lo stimolo può andare avanti perché è ciò che gli piace fare. Se tra qualche mese non avrà più lo stimolo, allenarsi gli costerà troppa fatica e i risultati non dovessero arrivare, a quel punto probabilmente si ritirerà e lo vorrà fare nel luogo al quale lui si sente più legato, perché anche come si lascia è importante.
Monte Carlo?
Sì, immagino che abbia piacere a lasciare a un torneo di Monte Carlo, perché è a due passi da casa sua ed è il torneo più importante che abbia mai vinto e al quale si sente particolarmente legato. Spero non sia quest'anno perché manca pochissimo ed è ancora competitivo, ma magari si darà questa stagione per verificare se può proseguire o se deve lasciare.
A proposito di chi lascia il tennis, Pietrangeli a MOW ha detto che due anni fa Berrettini gli aveva confessato di voler lasciare il tennis. Come valuti questa dichiarazione?
L'infortunio è l'avversario più difficile da affrontare per uno sportivo in generale, perché puoi anche perdere spesso in campo, ma competi, stai con gli altri giocatori e ti senti in primis un giocatore. Ma è difficile stare a casa e pensare ai mesi di fisioterapia e riabilitazione che devi affrontare vedendo gli altri che giocano e che vincono. Poi magari succede che hai un altro infortunio e lì diventa sempre più difficile, per cui magari l'idea di non poter tornare più a livello di prima ti può far avere pensieri come quello che ha avuto lui. Ora l'abbiamo visto molto felice in campo e con la voglia di tornare a competere.
Bottazzi ha definito Berrettini in evidente sovrappeso. È così?
Mi è parso, anche se ho visto evidenze maggiori in altri atleti. Non è nella migliore condizione atletiche e non era il solito Berrettini. Lui già è di stazza molto alta, si è sempre mosso bene per la sua statura, non potendo essere rapidissimo come lo è Sinner, ha un fisico diverso, molto più possente. Questa volta l'ho visto particolarmente lento. Diciamo che quando è stato fermo per un periodo, non si è dedicato così tanto magari al tennis, qualche distrazione sappiamo che c'è stata, anche bella e positiva.
Ti riferisci a Melissa Satta?
Esattamente. Ma beato lui, perché ha tutta la nostra invidia, una volta Goran Ivanisevic in un’intervista mi disse che il peggiore infortunio che può capitare a un tennista è una donna. L'idea che si ha, e questo me lo spiegava Andrea Gaudenzi, che è l'attuale presidente dell’Atp, è che un tennista dovrebbe vivere in quella che loro chiamano “the black box”, la scatoletta nera. Ci si infila lì e la vita è essenzialmente il tennis. È questo a cui ti obbliga a uno sport individuale: più tempo riesci a rimanersi dentro e meglio è. Poi, inevitabilmente, arriva il momento in cui esci, puoi avere delle distrazioni, che sono belle distrazioni, però dipende come riesci a gestirla all'interno di una carriera sportiva che non è come quella di un calciatore, che è più semplice.
Un'ultima cosa: Pietrangeli su MOW ha fatto un confronto tra sé e Panatta. Perché viene ricordato più Panatta rispetto a Pietrangeli?
Perché sono due epoche diverse e Panatta ha vinto dopo che è nata l'associazione professionistica, e soprattutto dopo che il tennis è diventato uno sport professionistico. Solo Pietrangeli tira l'acqua al suo mulino, perché a Panatta non gliene può fregare di meno. In un'intervista mi disse “ti prego scrivi che lui è più forte, che è stato più forte, così lui è contento, a me interessa nulla e non c'è più polemica, te lo chiedo per favore”. La realtà poi è che è difficile paragonare due epoche diverse.
Quindi la rivalità la avverte solo Pietrangeli e non Panatta?
Pietrangeli vuole avere un riconoscimento e gli piace l'idea di essere riconosciuto come il più forte della storia italiana. Detto che non si può dire, perché è difficile paragonare epoche diverse, la cosa bella che sta facendo Sinner è mettere tutti d'accordo, perché per un paio d'anni non ci sarà nessun dubbio che Sinner è stato più forte di tutti i tempi in Italia. Quindi non si parlerà più di chi è stato più forte da Panatta e Pietrangeli perché Sinner li passa tutti e due senza nessun problema e a un'età super giovane.
Ma Panatta che cosa dice?
A Panatta non interessano queste cose. Panatta è uno che non sa nemmeno dove sia la coppa del Roland Garros, non la trova più. Quando gli ho chiesto come non trovasse più la coppa mi ha risposto “Pensi che io abbia bisogno di guardarla per ricordarmi che ho vinto Parigi?”. Non si ricorda quasi nulla della sua carriera, di tornei ne ricorda pochi, perché non vive del passato. A differenza di Pietrangeli, che credo sia uno che voglia vivere ancora del suo passato glorioso, Panatta se lo gode intimamente. Non pensare di entrare nella casa di Panatta e di trovare in salotto tutte le coppe, tutt’altro.