Non gli hanno dato una laurea come l’Università di Urbino ha fatto con Valentino Rossi, ma già partecipare “come docente” nel podcast dell’Università della Murcia (UCAM) potrebbe essere un inizio per Pedro Acosta che, manco a dirlo, studia da…Dottore. Solo che la laurea che gli interessa è una sola. “Sì – ha detto – ho vinto due titoli mondiali, ma se non vincerò anche in MotoGP sarà come non aver fatto praticamente niente”. Netto, deciso, determinato e, per usare una parola che lui stesso ha scomodato, “ossessionato”. Anche adesso che tutto sembra girargli storto e che, se le voci che arrivano da Jerez dovessero essere confermate, il suo futuro in MotoGP potrebbe essere messo seriamente a rischio. Pedro Acosta, però, sembra più che consapevole, nonostante l’atteggiamento guascone e l’aria sfacciata, che essere un atleta professionista è un po' come vivere su una montagne russe: ci sono salite vertiginose, discese mozzafiato e, a volte, curve pericolose. Decisamente pericolose.
"Molte volte gli sport professionistici non sono salutari, sia fisicamente che mentalmente - ha dichiarato come se stesse lanciando un avviso alle nuove generazioni - Ci sono molte persone che non ce la fanno e restano sul cammino. Devi capire la tua ossessione". Il riferimento non è solo velocità, all’adrenalina e al rischio di lasciarci le penne che si corre ogni volta che si sale in moto, qui si tratta di un'ossessione che può trasformarsi in un vero e proprio labirinto. Perché pensare che la MotoGP per un pilota sia solo una corsa verso il podio è il più grosso degli errori. Oggi Pedro Acosta rischia di rendersene conto ulteriormente e fin troppo bene, visto quello che sta succedendo in KTM e viste le prospettive non proprio “vincenti” per il marchio che lo ha cresciuto e a cui ammette di dovere tutto. "È molto bello vincere un Campionato del Mondo Moto3 e un Campionato del Mondo Moto2, ma se non vinci un Campionato del Mondo MotoGP è come se fossi rimasto a metà strada" – ha messo le mani avanti. Forse a giustificare un improvviso addio? La pressione c’è e ora c’è pure la preoccupazione e il giovane spagnolo non fa nulla per nasconderlo, anche se non fa esplicitamente cenno alla situazione di KTM.
Anzi, l’unico riferimento che fa è al passato. "Per me la pressione non è mai stata un gran problema – ha concluso - perché da quando sono entrato nel Motomondiale ho avuto la fortuna di stare nella stessa squadra, con le stesse persone. Ognuno prende la pressione come vuole, ma è molto importante trovare persone con cui uscire dall'argomento corse e motociclette". Le difficoltà, in fondo, sono qualcosa con cui ha fatto i conti da sempre, fin da quando, da piccolissimo, ha preso la prima grossa bastonata che avrebbe fatto cambiare sogni a chiunque. “Non ero bravo in moto, mi misero nel gruppo di quelli meno dotati – ha raccontato – Però volevo fare il pilota e l’ho fatto. Questa è la mia vita da quando avevo quattro o cinque anni. Essere un campione? La fama può dare alla testa, ma io ho sempre cercato di stare nel mio, anche perché non ho ancora dimostrato abbastanza. Di sicuro mi ha aiutato il restare dove sono cresciuto. La morte? Il rischio c’è sempre, ma forse quel rischio è anche ciò che ci spinge verso le corse e finisci per non pensarci: sapere che è vicina, ma pure che è lontana. E’ normale quando fai ciò che ami. Il motociclismo è uno stile di vita”.
Uno stile di vita, ma pure la strada che ha scelto. E Pedro Acosta non ha nessuna intenzione di fermarsi adesso, anche se questo dovesse significare arrivare a una scelta difficilissima o alla pretesa di capire con assoluta esattezza se e come KTM si muoverà nelle prossime settimane. Ha scelto, a meno di smentite, visto che comunque il test team sarà a Jerez fino a domani, di non presentarsi nel box del circuito spagnolo. Una scelta che, però, non ha fatto Maverick Vinales, che invece sembra aver preso un altro indirizzo: fingere che non c'è preoccupazione e che tutto vada come da programmi. L'ex Aprilia, infatti, s'è presentato a Jerez e non ha mancato di farlo sapere sui social, mandando un messaggio chiaro (probabilmente anche a Acosta e a tutti gli altri di KTM che hanno preferito stare a guardare da lontano). "Ho fatto una visita veloce a Jerez per vedere cosa sta combinando il nostro team di collaudatori - ha scritto Vinales per accompagnare un video girato a bordo pista - Mi stava venendo voglia di provarci, ma sarà fantastico quando salirò sulla mia nuova moto tra qualche mese. Sono emozionato per la direzione che stiamo prendendo, quindi buon lavoro a Pol Espargarò, Dani Pedrosa e a tutta la squadra".