Eh ma gli italiani! Ok, spesso è vero che siamo un popolo alla “vada come vada”, ma quando c’è da vantarsi finiamo per non farlo mai. Invece andrebbe fatto. Cominciando, appunto, dalle notizie sulla tremenda crisi di KTM che sta travolgendo aziende che lavoravano per il marchio austriaco e, inevitabilmente, quelle case che al Gruppo Pierer erano collegate. Uno tsunami da cui la “piccola” realtà italiana di MV Agusta s’è letteralmente salvata, agendo d’anticipo e mettendo al tavolo tutte le forze coinvolte e coinvolgibili, senza aspettare gli eventi. E facendo appello a una storia che non è solo rappresentata dal glorioso passato, ma anche da numeri ben più recenti, come il “+116%” fatto registrare nel 2024 in termini di vendite delle prestigiose moto italiane.
L’autonomia mantenuta e la capacità di stare in piedi da soli hanno fatto la differenza, insieme alla velocità di reazione con MV Agusta che, come si legge in un recente comunicato stampa diffuso proprio dalla sede di Varese, ha parlato chiaro: “Nel 2024 abbiamo presentato 9 modelli e il lavoro di sviluppo della nuova generazione di moto sta procedendo come pianificato. Si tratterà di una gamma completamente nuova, innovativa e progettata per essere ai vertici dei segmenti di riferimento. Qualcosa che nessuno al di fuori dell’azienda ha ancora visto. Tutte le moto prodotte a Varese e i loro ricambi vengono immagazzinati in poli logistici situati in Austria per il mercato europeo, negli Stati Uniti per le Americhe, Giappone, Australia per l’Asia da cui vengono poi distribuiti alla rete vendita di tutto il mondo". MV Agusta, quindi, è completamente indipendente e il legame con l’Austria e KTM, al momento, è solo – eventualmente – quello di recuperare alcune moto messe a terra nei depositi austriaci. Ci sarà da lavorare, come hanno raccontato i sindacati proprio a MOW, ma la sfida è già raccolta e l’entusiasmo non manca.
Manca l’entusiasmo e anzi sembra prendere piede un sempre maggiore sconforto, invece, in Austria, con le notizie delle ultime ore che sono sempre più preoccupanti. Il debito, stimato in quasi tre miliardi, sembra destinato a crescere e al momento le uniche rassicurazioni hanno riguardato l’attività nel racing di KTM, che sarà in pista (ma senza possibilità di sviluppare le moto) in MotoGP e sarà al via della prossima Dakar. C’è, e è inutile negarlo, chi comincia seriamente a chiedersi se da un punto di vista morale sia davvero accettabile l’andare avanti con le corse, soprattutto all’indomani della scadenza non rispettata per gli stipendi da versare agli operai. Altre promesse non mantenute. Come se non bastasse è di ieri la notizia che una azienda importante, che aveva in KTM proprio il primo cliente, sta per chiudere i battenti a causa degli insoluti e delle commesse che sono venute a mancare. “La fonderia Vöcklabrucker Metallgießerei GmbH – si legge sui principali quotidiani d’Austria - ha avviato una procedura di insolvenza, mettendo a rischio 134 posti di lavoro. La fonderia sperava in un'iniezione di liquidità da parte di KTM AG, soprattutto dopo essere stata acquisita da KTM Components GmbH lo scorso settembre. Tuttavia, queste aspettative non sono state soddisfatte, facendo precipitare la richiesta di insolvenza. I numeri sono schiaccianti: debito di 3,5 milioni di euro e incapacità di pagare gli stipendi prima della scadenza legale del 15 dicembre. Tra i posti di lavoro a rischio ci sono 103 operai, 23 impiegati e 8 tirocinanti”.
Il disastro del Gruppo Pierer, quindi, non riguarda solo il colosso della mobilità, ma anche l’intera economia di una nazione che vedeva in KTM la sua principale industria, con tantissime aziende, più o meno grandi, che ora rischiano di implodere. Il prossimo 20 dicembre, in attesa della data fatidica del 25 febbraio, ci sarà in proposito un nuovo confronto che dovrebbe coinvolgere anche rappresentanti del Governo, visto che a questo punto è inevitabile un intervento diretto dello Stato per scongiurare un effetto domino che risulterebbe devastante. Prima, però si pretenderà da Stefan Pierer di “riparare il riparabile” aggredendo il patrimonio personale, come ha dichiarato alla stampa locale Andreas Stangl, presidente della Camera del Lavoro dell'Alta Austria. “Sarebbe ragionevole se il signor Pierer – ha tuonato - spiegasse perché le promesse fatte dalla sua azienda ai dipendenti non sono state mantenute. Non è accettabile che sparisca e che ci lasci fare il lavoro. Per noi non è sufficiente. Il signor Pierer ha incassato i dividendi e i milioni. Ora la gente è costretta a sforare i conti e non può permettersi nulla. Se avesse un minimo di decenza, dovrebbe dare alla gente e ai lavoratori i propri soldi in modo che possano arrivare a Natale”.