Basteranno un inizio come se niente fosse per la MotoGP e la vittoria alla Dakar 2025, conquistata da Daniel Sanders, per nascondere le ombre che si allungano sempre più minacciose su KTM? Il nodo dei debiti è ormai noto a tutti, una zavorra che l’azienda difficilmente riuscirà a scrollarsi nel breve periodo, dovuto a una valanga di scelte assurde. E gli ingenti investimenti in ricerca e sviluppo, ben 200 milioni di euro all'anno, non sono il vero motivo del disastro. Il vero motivo, semmai, è che queste risorse sono state utilizzate male e con la benda negli occhi. Progetti iniziati e mai portati a termine, modelli sviluppati e poi accantonati: questo è stato il leitmotiv degli ultimi anni a Mattighofen, come spiegano i quotidiani austriaci.
Ma non è solo la cattiva gestione dei progetti a mettere in difficoltà KTM. La scommessa sulla mobilità elettrica, quella che si può chiamare "ecofollia", ha rappresentato un altro passo falso. L'idea di convertire interi stabilimenti per produrre biciclette elettriche ha generato costi enormi, mai realmente ammortizzati. Risultato? Una mole di invenduto che pesa sui concessionari come un macigno. E l'idea di lanciarsi nel mercato delle auto elettriche – si, Stefan Pierer voleva provare a farlo - appare oggi più un salto nel buio che una scelta strategica ponderata.
In questo scenario già complicato, si inserisce l’effetto domino di tantissime aziende più o meno piccole che stanno alzando bandiera bianca in Austria. Una su tutte? La chiusura della Vöcklabrucker Metallgießerei Dambauer GmbH (di cui avevamo già parlato qui), una fonderia austriaca storica che forniva componenti per KTM. Acquisita al 70% dalla Pierer Beteiligungs GmbH, legata al gruppo KTM, la fonderia è ora in bancarotta. Il fallimento non solo ha colpito oltre 100 dipendenti, ma ha anche messo in luce i rischi di una dipendenza eccessiva da grandi clienti. Promesse di supporto mai mantenute hanno segnato il destino di un'azienda che avrebbe dovuto festeggiare il suo 70° anniversario nel 2025.
Eppure, nonostante tutto, la Dakar 2025 ha regalato a KTM un momento di gloria. E la MotoGP potrebbe farlo a partire dalla fine del mese prossimo. Daniel Sanders nel deserto ha conquistato la vittoria con un margine importante, dimostrando che, sul campo, il marchio continua effettivamente a dire la sua. Ma c'è una questione morale che non si può ignorare: ha senso continuare a investire nel racing quando quasi mille persone hanno perso il lavoro e altre aziende sono in ginocchio? La visibilità guadagnata con le vittorie sportive può davvero compensare le difficoltà interne? Con la MotoGP alle porte, KTM si trova a dover affrontare una sfida decisiva.
La competizione è tutto, è vero, ma non può essere l'unica ancora di salvezza. Anzi, le corse rischiano d’essere il modo per affondare definitivamente. Servono scelte più sagge, strategie meno impulsive e una visione chiara di ciò che l'azienda vuole diventare. E l’impressione è che un piano di ristrutturazione da lacrime e sangue potrebbe non bastare a qualcosa in più della mera sopravvivenza.