Il 2024 di Enea Bastianini ricorda un po’ le sue gare: vinte in rimonta, contro il pronostico e senza possibilità di controbattere. Dopo un inizio di stagione difficile, le statistiche della Bestia sono migliorate un po’ alla volta, arrivando alla doppietta di Silverstone prima e a vincere in Emilia-Romagna poi. Delle ultime cinque gare, Enea ne ha vinte due finendo quattro volte sul podio. Ha ragione la sua fidanzata, Alice: “Da lui non sai mai cosa aspettarti”. Lo incontriamo nel paddock di Misano prima della sua partenza per il tour asiatico che inizia a Mandalika, in Indonesia, per finire dopo 40 giorni a Sepang. Quando, probabilmente, sapremo chi arriverà a Valencia con una possibilità di giocarsi il mondiale.
Allora Enea, mancano 6 GP e hai 59 punti da recuperare a Jorge Martín. Ci crediamo un po’?
“Sì, un po’ sì. È giusto crederci, anche in passato abbiamo visto che possono essere tanti punti ma anche pochi, vale la pena crederci. Anche se sono tanti punti”.
Ti manca solo la qualifica?
“Diciamo che nelle ultime sette, otto gare la qualifica mi ha un po’ compromesso la gara. Magari non ho avuto sempre la velocità per vincere gare, però la velocità per il podio c’è sempre stata. E questo mi fa sia piacere che arrabbiare”.
Potrebbe essere una delle più grandi rimonte nella storia del motociclismo. Se tu dovessi farcela a cosa lo dovresti? Al netto di talento, velocità e fortuna.
“L’arma in questo momento deve essere la velocità, bisogna essere velocissimi. Non conta più portare a casa punti, adesso bisogna portare a casa il risultato grosso. È il momento di rischiare di più”.
Ve lo giocate in quattro: quale sarebbe il tuo ordine d’arrivo perfetto? Il primo posto lo sappiamo…
“Eh sì, il primo te lo dico già, vado io volentieri. Secondo metterei Pecco, terzo Jorge. Poi Marquez”.
Arrivare alle trasferte asiatiche con una vittoria ti dà qualcosa in più per affrontare il finale di stagione?
“Sì, sicuramente. Mi piace come stiamo facendo funzionare le cose, sono contento del lavoro che sta facendo il team perché non sta sottovalutando niente e prova a darmi tutto per poter vincere, è una bella condizione. Adesso inizia questo tour asiatico e solitamente mi piace, posso fare bene”.
Il prossimo anno sarai nel team KTM Tech 3 con Alberto Giribuola al tuo fianco e Maverick Vinales dall’altro lato del box. Cosa pensi sarà più difficile nell’adattamento?
“Sono abbastanza sicuro che mi troverò bene e la KTM è una moto che sta crescendo, anche se penso che avrò un bel lavoro da fare. Sicuramente all’inizio sarà più difficile, ma credo di avere un po’ di esperienza alle spalle da poter riportare. Parto abbastanza tranquillo ma ancora non ci sto pensando tropo, ho la testa sul presente”.
Da dentro: qual è il più grande difetto della tua Ducati?
Lungo silenzio.
“Adesso trovarle dei difetti è difficile. Se me lo avessi chiesto quando ero in Avintia te ne avrei detti tanti, ora è una moto veramente molto bilanciata e credo che l’unica cosa che ancora manca un pochino è che a volte alcuni movimenti sul posteriore mi limitano un po’. Il fatto di sentirmi un po’ scomodo ai primi giri, ecco”.
Invece il più grande pregio delle KTM visto da fuori?
“Il fatto che siano così difficili da passare è sicuramente un gran pregio, riescono a frenare molto forte. Anche se si fermano un po’ a centro curva”.
Vai in KTM, un marchio che ha fatto del fuoristrada il proprio capolavoro, u sei appassionato di motocross, per altro correrai nello stesso team in cui è stato anche Danilo Petrucci. Ci pensi mai all’idea di correre una Dakar?
“No, perché sarei veramente troppo scarso! Non è il mio mondo, anche se mi piace. Mi piace un sacco ma non sarebbe il mio, non ho quella roba dell’offroad”.
In questi anni in Ducati cosa ti ha lasciato Gigi Dall’Igna?
“Tante cose: Ducati ha un approccio molto particolare che si è anche evoluto negli anni, all’inizio per me è stato un lavoro grande. Mi porterò i suoi insegnamenti con me, poi è chiaro che in questo periodo mi sono interfacciato sopratutto con il mio capo tecnico”.
Invece da Davide Tardozzi cosa ti porti via?
Enea Bastianini ridacchia.
“Mah, sicuramente i suoi up and down: a volte è contentissimo, altre incazzato… Davide non è mai uguale, è sempre diverso! E non sai mai come prenderlo, dipende sempre da come si è svegliato la mattina”.
Pecco Bagnaia invece cosa ti ha lasciato in questi due anni di convivenza?
“Lui è sempre andato fortissimo, è sempre stato competitivo e sicuramente il fatto di avere a fianco il migliore, il campione del mondo, ti è utile, perché impari alcune cose che… diciamo che non ti capita con chiunque. Molte volteguardare dall’altra parte del box non mi sarebbe servito, invece con lui è sempre importante capire cosa fa di diverso rispetto a me. Pecco è uno molto deciso che sa quello che vuole”.
L’anno prossimo si troverà Marc Marquez nel box. Come lo vedi quel Team? Sarà una guerra?
“Sicuramente può andare a finire in diversi modi, sono tante le cose che possono succedere. Credo che Marc abbia ancora qualcosa da dire nel nostro mondo e si troverà in un posto dove, fra virgolette, la pappa è pronta: la moto è veloce, il team sta lavorando bene… dipende poi se si guasterà o meno l’armonia, ecco”.
Invece tu come vivi il tema dei fischi sul podio? Se ne è parlato molto dopo Misano 1.
“Come ha detto Nadia (Padovani, ndr.) vista anche la situazione (con le morti di Fausto Gresini, Daijiro Kato e Marco Simoncelli, ndr) non è una cosa bella da vedere, a me più che il tifo da stadio piace quello vero. Il rispetto non deve mai mancare e il fatto di vederne poco non fa piacere. Però certo, non è la prima volta”.
Da quest’anno tuo padre Emilio ti fa da assistente. È la prima volta che ti segue così. Com’è il vostro rapporto?
“È strano, è particolare! Poi ovviamente è mio babbo, mi trovo bene e sa quello che voglio e che non voglio, mi conosce. Alla fine anche c’è voluto un po’ per fargli imparare alcune cose e alcune dinamiche, perché sembra facile ma non è così banale. Però devo dire che alla fine si comporta bene (ride, ndr)”.
L'anno scorso ci hai raccontato del tuo Zip con Malossi 100, tutto bancato, tutto incasinato. Com’è adesso il tuo garage?
“Diciamo che mi sono tolto diversi sfizi: c’ho lo Zip, il go-kart, un 250 due tempi da cross… due o tre moto da strada che mi piacciono, tra cui la Diavel. La V4 è veramente bella, più nuova e divertente, ma il V2”.
C’è stato un momento, magari l’anno scorso, in cui hai avuto paura di svegliarti senza talento, come se te lo avessero portato via alla Space Jam?
“Quello solitamente mi succede a inizio anno, quando bisogna andare a fare i test. Ogni volta mi chiedevo se fossi ancora capace, c’è sempre un po’ il punto interrogativo. Dentro di te però lo sai che vai, non ti viene paura”.
Di cosa hai paura?
“Mah, non ho paura che possa capitarmi qualcosa. Ma è un mondo particolare, possono cambiare tante cose. Io cerco di godermi il momento, ovvio che sono ambizioso e voglio che le cose vadano come dico io”.
Sabato scorso è morto Luca Salvadori: c’è chi dice che bisognerebbe vietare le corse su strada e chi, invece, pensa che i piloti non dovrebbero fare anche dei video. Se te la senti, sarebbe bello avere un tuo punto di vista.
“Diciamo che quando corri su strada lo sa che non c’è sicurezza, è chiaro. Ne parlavamo anche l’altro giorno, su strada il rischio lo metti molto più in preventivo rispetto a quando vai a correre. Noi pensiamo a scendere in pista e a divertirci, poi guardiamo alla sicurezza e se c’è qualcosa che non va parliamo del problema e le piste cambiano. Quando corri su strada invece non puoi lamentarti di una casa e farla buttare giù, è così. Ho sentito un’intervista in cui Luca dice che questa cosa la sapeva, ma che nessun altra cosa al mondo gli dava questa soddisfazione. È da rispettare. E non dico che è scomparso facendo quello che gli piaceva e quindi va bene, perché se si potesse tornare indietro probabilmente non lo farebbe, però queste cose, purtroppo, vanno anche così”.
Hai vinto a Misano col 23, il numero con cui correva anche lui. La senti un po' come una dedica.
“Certo. Questa vittoria è per due persone: in primis per lui, per lui e per la sua famiglia. Non lo conoscevo benissimo ma ci siamo parlati molte volte, la cosa bella era snasare la sua passione per le moto, che era una roba incredibile. Era uno di noi, parlava come noi, raccontava com’era alla gente che è una cosa che a noi solitamente riesce un po’ difficile mentre lui ce la faceva in maniera strepitosa. E poi è dedicato anche alla bambina di un mio amico, nata oggi (domenica, ndr): l’ha chiamata Vittoria”.