Si è fatto molti estimatori, Flavio Briatore, nel corso della sua carriera in Fomula 1. Ma, di certo, una personalità come la sua non può non essersi lasciata dietro anche una scia di inimicizie consumatesi tra pista e paddock. Un tipo cinico, Flavio Briatore, quando si tratta di conquistare podi e mondiali. Ne sa qualcosa Martin Brundle, che in Formula 1 ha militato dal 1984 al 1996, tra Williams, McLaren, Jordan e tante altre scuderie. Tra queste anche la Benetton, che a quei tempi era gestita proprio dall’imprenditore piemontese. Ed è lì che è successo qualcosa. Qualcosa che è tornato a galla poco prima dell’ultimo Gran Premio andato in scena a Jeddah, in Arabia Saudita: “Martin Bundle, mi hai licenziato una volta”, ha detto l’ex pilota a Briatore incrociandolo attorno al circuito.

La “colpa” di Bundle è stata quella di finire in Benetton nella stagione 1992, proprio quella in cui la scuderia della dinastia di imprenditori veneti e Briatore avevano deciso di puntare su un giovane di ottime speranze: un certo Michael Schumacher. Il tedesco, allora 2 enne, era stato portato in Benetton dalla Jordan, diventando compagno di squadra di Bundle. Ma il piano era già scritto: Schumi sarebbe dovuto diventare la punta di diamante della scuderia, con Bundle a fargli da spalla. E, in effetti, così fu. Quell’anno Schumacher si classificò terzo, mentre l’inglese termino sesto. L’anno dopo, Briatore decise di puntare su Riccardo Pratese, piazzatosi secondo l’anno prima dietro al campione Ningel Mansell. Alla fine del 1993 l’italiano arrivo quinto, una posizione dietro al compagno di squadra Schumacher, nella loro unica stagione insieme alla Benetton. Brundle, passato nel frattempo alla Ligier, arrivò settimo. L’anno successivo, Pratese fece la stessa fine di Brundle, mentre Benetton bruciava piloti nel tentativo di lanciare Schumi. Ecco il perché di quel saluto stizzito a Briatore che, oltre a tanti attestati di stima, in Formula 1 ha fatto rodere il fegato a molti.
