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Porca puttena Lino Banfi: chi te l’ha fatto fare di mettere la faccia nello spot di Star Casinò? Il nonno d'Italia dice di giocare responsabilmente sì, ma da paraculo

  • di Andrea Spadoni Andrea Spadoni

24 aprile 2025

Porca puttena Lino Banfi: chi te l’ha fatto fare di mettere la faccia nello spot di Star Casinò? Il nonno d'Italia dice di giocare responsabilmente sì, ma da paraculo
Non bastano gli scandali del calcio e delle scommesse illegali. In Italia, mentre il Governo prova a togliere il divieto di pubblicità del gioco d’azzardo, la più importante società di Casinò Online sceglie l’attore più famoso d’Italia come ambassador. Tutto bene?

di Andrea Spadoni Andrea Spadoni

Pensavamo di averle viste tutte in questo paesone del paradosso, ma stavolta non ci saremmo arrivati nemmeno con l’immaginazione. Lino Banfi, genio della risata della commedia italiana anni ’80 e ’90 e rassicurante Nonno Libero di Un Medico in Famiglia, è il volto del nuovo spot di StarCasinò. 

Ma porca put*ena, ci avrebbe detto Oronzo Canà dell’allenatore del pallone, come si fa a 88 anni, dopo mezzo secolo di successi, ricchi guadagni e riconoscimenti ormai definitivi, a prestarsi a questo tipo di pubblicità. Onestamente si fa fatica a trovarne una ragione logica, però poi ci ricordiamo di essere in Italia, dove tutto è possibile. Anche l’impossibile. E accade nelle settimane in cui si raccontano i disagi che il gioco d’azzardo ha generato nelle vite di giovani e giovanissimi.

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Nonno Libero ci salverà? Neanche per sogno, anche se ce lo vendono molto bene. A quanto ci spiegano i dirigenti dell’azienda, sarebbe stato scelto per lanciare la campagna del gioco responsabile, anche se la questione, se la analizziamo a fondo, è molto più complessa ed equivoca. Lino Banfi, nel fiammante spot di StarCasinò che vedremo in tutte le tv italiane, ci dice: “Il gioco non deve essere un vizio, uno sfizio…understand?”. Poi viene fatto bloccare uno slide che ci lancia il messaggio del gioco responsabile e spiega come attivare la funzione dell’autolimitazione. 

I dirigenti di Betsson, parte del gruppo BML, proprietari del marchio Star Casinò, hanno dichiarato: “Lo spot TV ha un tono chiaro ed educativo. Abbiamo scelto Lino Banfi perché è un’icona del cinema e della televisione italiana, figura amata da generazioni di spettatori. Il suo volto ispira fiducia, simpatia e autorevolezza”. Così il nonno, mentre ti prepara il caffè e latte la mattina o ti accompagna a scuola, a un certo punto ti dovrebbe spiegare che se vuoi giocare d’azzardo puoi farlo, ma non ti rovinare. “Sono il calmiere che ti dice: se vuoi giocare gioca ma fallo con parsimonia - ha dichiarato Banfi nel corso della conferenza stampa in cui si è presentato il progetto -. Mi hanno scelto perché cercavano un personaggio che potesse rivolgersi a più generazioni, sono un vecchietto che piace ai ragazzi”.

Un po’ come se dicesse: le patatine fritte e le merendine mangiale, ma non tante perché fanno male. La differenza è che qui stiamo però parlando di gioco d’azzardo, tema centrale nel dibattito contemporaneo, che affonda la lama nella più densa ipocrisia del nostro paese. Un buco nero onestamente poco comprensibile, divenuto oggetto di dibattito pubblico perché ha visto coinvolti ragazzi che giocano a calcio, belli, ricchi, famosi e idoli di questo tempo. E’ il punto interrogativo della nuova società dove tutto diventa accessibile attraverso la tecnologia.

StarCasinò è uno dei brand del gruppo Betsson che opera nel mercato del gioco d’azzardo sulla rete. Casinò online, betting, poker, Bingo Skill Games ne fanno un’azienda leader nel settore da 50 anni. Un gruppo che muove miliardi di euro attraverso tutti i i tipi scommesse e giochi online in cui si deve mettere la fresca per partecipare.  

Ok il progetto educativo, ok far arrivare a tutte le generazioni il messaggio giusto, ma è l’obiettivo che rischia di sfuggire. Soprattutto quello di un nome della portata di Lino Banfi che, onestamente, questa scenetta se la poteva anche risparmiare. Gli ingaggi sono importanti nel lavoro, però quando abbiamo sistemato figli e nipoti, se ne può  anche fare a meno di pubblicizzare il gioco d’azzardo. Perché di quello si tratta. 

Casinò online, poker e tavoli di gioco promossi con il reverse marketing. Questo ci viene in mente. Metodo assai diffuso e non convenzionale della comunicazione che rende il cliente protagonista. La tattica è quella di inviare messaggi contrastanti che sembrano remare contro l’azienda che si sta promuovendo, comunicando proibizioni o esplicitando inviti a non comprare. Il reverse marketing si basa sulla psicologia inversa: offrire stimoli che generino una risposta opposta a quanto si afferma. È efficace e frutto di una strategia precisa. 

Uno dei tanti insoliti paradossi ai quali assistiamo in questo settore di cui oggi si parla tanto perché si è scoperto che a buttare i soldi in questa roba delle scommesse online non erano persone ai margini della società, ma ragazzi che rappresentano uno dei modelli maschili di maggiore successo: il calciatore. 

Siamo nel mondo del giudizio facile, dove poi apriamo gli occhi e ci troviamo di fronte ad agenzie di scommesse che sponsorizzano emittenti televisive, podcast, trasmissioni dedicate al calcio. E anche nel paese del Ministro dello Sport, Andrea Abodi che ai microfoni ci dice la sua soluzione: non convocare più in nazionale chi è coinvolto nel caso delle scommesse. Però ovviamente appoggia il governo che, in questi giorni, dibatte per valutare addirittura la revisione del Decreto Dignità istituito dal Movimento 5 Stelle nel 2018, una delle poche cose buone che ricordiamo, che rende illegale la pubblicità del gioco d’azzardo. Anzi, renderebbe, perché in questi anni ne abbiamo viste di tutti i colori: contenuti  spacciati come informazioni giornalistiche interamente concentrati su pronostici, quote, analisi tattiche e dati statistici, con le scommesse evocate, sullo sfondo. Ma che ci sono eccome, perché gira e rigira quelle si devono vendere. 

Ma fate attenzione perché altrimenti interviene lui, Nonno Libero. Understand?

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