Che i ragazzi della VR46 Riders Academy si sfidino pure nel fare le scale è cosa nota. L’ha raccontato anche Alessio Salucci, Uccio, spiegando che se qualcuno guardasse da fuori il modo di rapportarsi che hanno i pilotini di Valentino Rossi potrebbe finire per preoccuparsi, visto che danno l’impressione di odiarsi tra di loro. Invece non si odiano neanche un po’ e, anzi, il tenersi continuamente in sfida è diventato il modo per migliorare sempre. Tutti. E su tutto. Poi è chiaro che, nell’enfasi del giocarsela su qualunque cosa, finisca per partire pure qualche parola di troppo. Ma nessuno si offende e fa parte del gioco.
Recentemente anche Franco Morbidelli ha raccontato, ad esempio, che Pecco Bagnaia e Marco Bezzecchi si punzecchiano in continuazione, con il Bez che, a quanto pare, è un po’ la vittima di tutti. Compreso, appunto, Franco Morbidelli. “Lo insulto sempre” – ha scherzato con Paolo Ianieri nell’intervista per la Gazzetta dello Sport. Con il Morbido che, però, ha pure ammesso il perché delle sue reazioni: “Ci sfidiamo a basket, ma perdo sempre. Però sto migliorando”. E’ un aneddoto, un semplice racconto di quotidiano, ma che però la dice veramente lunga su ciò che probabilmente è mancato per far decollare il rapporto tra il vicecampione del mondo del 2020 e la Yamaha: il rapporto umano. “Non so che faccia abbia il capo di Yamaha” – ha raccontato ancora Morbidelli. La sua non è una polemica, anzi dice di essersi sentito amato e che tutti i problemi sono stati, in verità, figli di questioni tecniche. Poi, però, è ancora di rapporti umani che finisce per parlare.
“Spero di fare bene in Pramac – ha aggiunto - So che le dinamiche all’interno della mia prossima squadra cambieranno. In Yamaha è tutto molto più grande e c’è una struttura in cui la punta della piramide è talmente lontana da risultare quasi invisibile. La mia nuova moto, la Ducati, si adatta a tanti stili e quindi da questo punto di vista sono tranquillo per il futuro. Non conosco molte persone della mia futura squadra, ma conosco Paolo Campinoti fin da quando ero bambino. E’ sempre stato fantastico con me e c’è un bel rapporto tra di noi”. Rapporti umani, quindi, come primo tassello verso la svolta di una carriera che ha preso una piega sfortunata negli ultimi anni.
“In Yamaha mi avevano proposto la Superbike, ma non ci ho neanche pensato – ha poi concluso Morbidelli – L’essere stato così lontano da Quartararo l’anno scorso è stata colpa mia, per le difficoltà di adattamento al nuovo pacchetto. Era diverso e complicato. Così come la squadra, con persone che non conoscevo. Stavamo, tra virgolette, imparando e avevamo poco tempo a disposizione. Yamaha mi ha insegnato tanto, ho imparato molto dalla mia storia e non mi sento di dare consigli al gran capo di Yamaha. Tra l’altro non so neanche chi sia“. L’italobrasiliano preferisce non mettere la luce su tutti quegli aspetti in cui a mancare è stata Yamaha, nonostante i risultati del 2020 e nonostante gli evidenti problemi della M1, e si assume le responsabilità per un legame professionale che non è mai decollato davvero dal punto di vista dei risultati. Sceglie, quindi, di passare da gran signore con il marchio di Iwata. Tanto poi, per sfogarsi, al limite e quando ce ne è bisogno, c’è pur sempre Marco Bezzecchi…